Baltasar Garzón, avvocato coordinatore della difesa di Julian Assange, a Madrid, alle ore 18:00 ha dato risposta ai mezzi di comunicazione, per chiarire i dubbi sorti il giorno 13 aprile 2019 dopo la detenzione di Julian Assange all’interno dell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra.

In primo luogo, Baltasar Garzón ha mostrato la sua grande preoccupazione perché il governo dell’Ecuador, e nello specifico il suo presidente, non ha detto la verità nel comunicato emesso in relazione agli argomenti dati per l’espulsione di Julian Assange e per porre fine al suo asilo:

“La minaccia contro Julian Assange per ragioni politiche, la persecuzione dagli Stati Uniti, è più attuale che mai. Recentemente WikiLeaks è stata definita un’organizzazione terroristica. Non si è valutato il rischio. Non si è stato messo in contraddittorio la validità della necessità di asilo, infrangendo così la normativa che regola questo diritto. Allo stesso modo non sono state tenute in considerazione le risoluzioni della Commissione Interamericana dei Diritti Umani, di fronte alla quale avevamo presentato una richiesta di petizione di misure cautelari; pur non accettando tali misure la Commissione ha chiarito che l’Ecuador non poteva smettere di garantire la non restituzione senza una nuova valutazione contraddittoria della sparizione del rischio fondato per il quale è stata concessa”.

A causa di questa violazione, oggi si è presentata nuovamente una denuncia davanti alla Commissione Interamericana, le cui risoluzioni sono vincolanti per l’Ecuador che alla fine è obbligato a compierle. Inoltre”, ha aggiunto Baltasar Garzón, “L’opinione consultiva risolta dalla Corte Interamericana a petizione dell’Ecuador lo spiega chiaramente, ovvero, l’interpretazione che il presidente Lenin Moreno ha fatto riguardo al diritto d’asilo è arbitraria e non ha consistenza, cessando di proteggere il nostro cliente, come era suo obbligo”.

Baltasar Garzón ha affermato che non è neanche certa la violazione da parte di Julian Assange delle misure del protocollo di convivenza, e che, in ogni caso, in nessuna norma internazionale è previsto che si possa espellere e considerare terminato unilateralmente l’asilo per una violazione di un protocollo di convivenza.

“Due risoluzioni del Gruppo di Lavoro di Detenzioni Arbitrarie del 2015 e 2018 insistevano sulla necessità di protezione di Julian Assange. Il 25 di questo mese il relatore dell’Onu della Privacy doveva visitare Julian Assange all’ambasciata e non abbiamo dubbi che questa misura precipitata aveva anche lo scopo di evitare che questa riunione avesse luogo”.

La situazione è molto grave perché, come è ha sottolineato WikiLeaks ieri in conferenza stampa, Julian Assange, i suoi difensori, i suoi avvocati e altri hanno subito un attacco informatico con fuga di notizie, furto di dati delle riunioni che si sono tenute dentro l’Ambasciata, documenti, video e audio di riunioni e questioni riguardanti la vita all’interno della legazione. Per tutto ciò, si eserciteranno immediatamente azioni legali. Sono già informate le istanze corrispondenti. C’è stato addirittura un tentativo di estorsione di cui sono stati identificati i colpevoli.

Per ciò che si riferisce alla situazione personale di Julian Assange, un anno e due mesi fa si presentò davanti al giudice a Webminster la possibilità di rendere conto della rottura della misura cautelare di libertà vigilata con braccialetto elettronico, che aveva dal 2010 quando entrò nell’Ambasciata dell’Ecuador nel giugno del 2012. Pertanto, niente da dire rispetto alla decisione giudiziale in questo caso concreto. La impugneremo per la via processuale corrispondente.

Faremo tutto il necessario a livello nazionale e internazionale per difendere i diritti di Julian Assange perché capiamo che è una chiara persecuzione politica che parte dalla pubblicazione massiva da parte di WikiLeaks nel 2010 di informazioni molto gravi, lesive dei Diritti Umani, chiaramente definite come processi di corruzione e di gravi delitti nella Guerra in Iraq. Questo è dovuto al fatto che il governo dell’Ecuador, con il presidente Rafael Correa inizialmente, ha acconsentito all’asilo che si è mantenuto fino a quando per mano del presidente Moreno è finito.”

Rispetto alla sospensione della nazionalità ecuadoriana che era stata concessa a Julian Assange da più di un anno, Baltasar Garzón afferma che si tratta di un fatto gravissimo e realizzato senza rispetto a nessun tipo di procedimento. Di modo che si metteranno agli atti davanti alla giustizia ecuadoriana tutte queste circostanze e “in ultima analisi, crediamo che è stata messa a rischio una persona a cui era stato concesso asilo politico e che ha dimostrato di avere tutti requisiti, nonostante quello che si sta dicendo unilateralmente dal governo, e in forma straordinaria oggi dal Cancelliere davanti all’Assemblea Nazionale con imputazioni così gravi e false contro Julian. Quello che non si può fare è sequestrare l’opinione a un giornalista.”

Infine, Baltasar Garzón afferma che l’accusa che Julian Assange stia dietro la fuga di notizie dei INApapers e di altri documenti è totalmente falsa, dato che in quel momento Julian Assange non era più editore di WikiLeaks e questa piattaforma lo ha negato radicalmente.

Tradotto dallo spagnolo da Claudia Calderaro