Il 25 e 26 agosto torna al Boschetto di Germignaga, affacciato sul Lago Maggiore nei pressi di Luino (VA) EQUALAFESTA, SI PUO’ FARE!, la festa di GIM Terre di Lago e del mondo solidale. Due giorni di incontri gestiti da volontari di ogni età, con musica, divertimento, cultura e prodotti del commercio equo, artigianali e locali. Tutto all’insegna dell’impegno sociale e ambientale. Ne parliamo con Maria Vittoria Lanella e Gabriella Colli di GIM.

Da quanti anni organizzate EQUALAFESTA? Che impressione vi hanno lasciato le scorse edizioni?

Abbiamo cominciato nel 2011, in occasione del trentesimo anniversario di GIM con un buffet multietnico a base di piatti portati da persone di diverse culture. Non eravamo molto organizzati, si è formata una fila tremenda e gli ultimi arrivati non hanno più trovato molto da mangiare, eppure nessuno si è lamentato. Questo spirito di apertura e attenzione agli altri ha sempre caratterizzato le nostre feste.

Nelle edizioni successive ci siamo organizzati meglio, non ci sono più state code e c’era cibo per tutti. Ogni volta circolavano almeno un migliaio di persone, dagli habituè ad altri che via via si sono aggiunti. La festa è sempre un momento di sintesi delle attività dell’anno e di rilancio, un’occasione per “fare rete” e creare legami che poi durano nel tempo. Ogni volta ne usciamo con entusiasmo e la voglia di cominciare a organizzarci per l’anno seguente.

Quest’anno la festa si preannuncia più ricca di contenuti, a cominciare dal titolo SI PUO’ FARE. Cosa vi ha spinto a questa scelta?

Siamo partiti dalla situazione attuale, dalla crescita dell’ignoranza, del qualunquismo e del razzismo e dal rischio di arrendersi all’impotenza e alla rassegnazione e abbiamo sentito il bisogno di reagire, di dare spazio e valore al positivo che già esiste, anche se non ha visibilità. Abbiamo cominciato a cercare le realtà più vicine, a partire dai produttori locali, i nostri primi interlocutori, per poi coinvolgere associazioni e persone che in diversi campi lavorano con coraggio per opporsi a questa preoccupante deriva.

Molti che prima erano indifferenti sono diventati aggressivi e questo ci ha motivato ancora di più a mostrare che esistono invece tante realtà positive e solidali.

Potete descrivere brevemente il programma e l’obiettivo dei laboratori e degli incontri di quello che avete chiamato “Villaggio Utopia”?

Sarà tutto all’insegna del SI PUO’ FARE. Cominceremo sabato pomeriggio con un incontro in cui si parlerà dell’esperienza di Marco Fazio, Francesca Tagliati e un gruppo di giovani studenti reduci da un recente viaggio in Uganda, seguito alla sera dalla cena e da un concerto di musica africana con Valentin Mufila e i Mapendo Africa Sound. Domenica il programma sarà molto intenso, con laboratori esperienziali su permacultura, comunicazione non verbale, legalità e informazione. Ci saranno anche una mostra sul disarmo nucleare e un’attività per bambini e genitori.

L’obiettivo degli incontri e dei laboratori di sabato e domenica mattina è quello di dare spazio ai giovani e alla loro sensibilità. Domenica pomeriggio, con il tema dell’informazione, vogliamo toccare una delle questioni centrali di questo momento, un punto di crisi, ma anche di forza che può aiutarci a uscire da questa crisi. Lo faremo dando spazio a chi sta lavorando in questo campo in modo sano, serio e nonviolento.

La festa serve anche a finanziare i vari progetti di GIM. Potete raccontarceli brevemente?

Ci appoggiamo a missionari e associazioni laiche per progetti in Uganda, Sudan, Sud Sudan, Congo, Togo, Burundi, Niger, Ciad, Haiti e Brasile. Siamo partiti molti anni fa con progetti “tecnici”, come gli impianti fotovoltaici per fornire luce agli ospedali, ma poi il tema dell’educazione e del sostegno a bambini e insegnanti è diventato prevalente. Ci occupiamo di sostegno ai bambini sieropositivi o malati di AIDS, spesso rimasti orfani, di adozioni a distanza per il sostegno scolastico e anche di formazione degli insegnanti, che spesso si trovano davanti alunni che hanno visto o subito violenze terribili e non hanno gli strumenti per aiutarli. In Brasile lavoriamo con un’associazione che si occupa dell’educazione e del reinserimento dei ragazzi di strada. In Burundi, dopo un genocidio terribile, anche se meno conosciuto di quello del Rwanda, ci siamo appoggiati a un’associazione di donne che dava in affido bambini orfani a famiglie di un’etnia diversa e seguiva tutto il loro percorso. Non si tratta di un sostegno da lontano: tutti noi abbiamo viaggiato in questi paesi e conosciuto culture diverse e questo ci ha aiutato a cambiare priorità e visione.

Inoltre abbiamo dei progetti anche in Italia: Equostop, l’autostop solidale, il ripristino di una centrale idroelettrica in disuso a Rancio Valcuvia, per immettere energia pulita e interventi nelle scuole con alunni dai 10 ai 18 anni su temi come il riciclo, la sostenibilità del cibo, l’energia e le nuove economie.

Insomma, SI PUO’ FARE. Un messaggio semplice, chiaro e più che mai necessario per illuminare questi tempi oscuri.