Il 24 giugno in Turchia si svolgeranno anticipatamente le elezioni politiche e presidenziali. Tra i candidati alla presidenza, forse quello più interessante è un ex insegnante. Si chiama Muharrem Ince, è il candidato del Partito Popolare della Repubblica (CHP) e pare abbia tutte le carte in regola per mettere in serie difficoltà l’attuale Presidente.

Chi è Muharrem Ince?

Ince è nato il 4 maggio 1964 a Yalova – a due passi da Istanbul –  da una madre di Rize, città della regione del Mar Nero e da un padre di Salonicco, in Grecia proprio il 4 maggio il suo partito l’ha presentato pubblicamente con l’auspicio che possa diventare il tredicesimo Presidente della Repubblica di Turchia. E’ in Parlamento da sedici anni ed è iscritto al CHP da più di trentacinque anni.

Ex insegnante di fisica, ha lavorato in diverse scuole pubbliche sparse nel paese.

Ince è noto per il tono della voce molto alto e per le sue particolari capacità oratorie, messe alla prova da lunghi, appassionanti ed articolati discorsi. Come parlamentare ha sempre tenuto una posizione coerente e critica verso i dirigenti del suo partito. Ha fatto parte della Commissione Istruzione del Parlamento ed ha sostenuto fortemente l’istruzione pubblica ed il diritto all’istruzione per le studentesse velate. Ince ha anche lavorato tre anni come insegnante presso le scuole pubbliche coraniche.

Un oppositore interno

Ince ha portato avanti una sua politica dentro il CHP fino al punto di opporsi all’attuale leader, Kemal Kiliçdaroglu e nonostante abbia perso per ben due volte contro quest’ultimo, non ha mai abbandonato l’idea di un CHP di “sinistra”.  Ha duramente criticato la posizione del suo partito e ha pubblicamente dichiarato di aver votato contro la rimozione dell’immunità a numerosi parlamentari, in primis a quelli del Partito Democratico dei Popoli (HDP). La mozione è stata tuttavia approvata e oggi undici parlamentari dell’HDP sono in carcere. Nonostante la sua posizione critica all’interno del partito, dopo numerose e lunghe consultazioni, il CHP ha deciso di candidarlo alla presidenza.

“Sarò il Presidente della Repubblica di tutti gli ottanta milioni di cittadini”. Questa è stata la premessa di Ince nel suo primo discorso da candidato, una frase accompagnata da un gesto simbolico, quello di sostituire la spilla del proprio partito con la bandiera nazionale. In quell’occasione ha voluto leggere le poesie di due grandi poeti della sinistra turca, Nazim Hikmet e Ahmet Arif; uno turco e l’altro curdo, hanno vissuto entrambi il carcere e la censura. Una scelta, questa di Ince, che manifesta due caratteristiche: uomo di sinistra e solidale con la “causa curda”.

Ince contadino, tradizionalista, rivoluzionario, insegnante

Il primo discorso pubblico di Muharrem Ince è stato organizzato davanti al Parlamento il 5 maggio ad Ankara. Un messaggio molto netto dove il candidato ha enfatizzato la propria fedeltà ai principi fondatori della Turchia, alle tradizioni e alla fede. Ince si reca il venerdì in moschea e trascorre ogni primo giorno delle festività religiose con i genitori. È cresciuto in un villaggio nei pressi di Yalova, in una famiglia contadina e povera e ha sempre rivendicato le sue origini.

Comizi in piazza

Ha tenuto così tanti comizi elettorali che al decimo giorno ha perso la voce e ha dovuto cancellarne due.

Nelle piazze, le tematiche affrontate dal candidato del CHP sono nuove per gli elettori. Ince parla di tecnologia, fisica, informatica, di miniere nello spazio, di turismo sulla luna, di 3D e di smartphone. Promette una Turchia produttiva con propri marchi e annuncia nuove fabbriche. Si distingue per l’opposizione alla cultura economica basata sull’edilizia. Ince parla di tessile e agricoltura, di noci, tabacco e olive. Denuncia quelle aziende straniere che comprano a prezzi irrisori i prodotti dalla Turchia attraverso lo sfruttamento della mano d’opera locale, per poi metterci sopra il proprio marchio. Un fenomeno diffuso, tanto che un paese che produce il 70% circa del fabbisogno mondiale di noci ed è tra i principali produttori di tabacco e té ha perso competitività a causa delle privatizzazioni e dei cambiamenti legislativi degli ultimi quindici anni.

“Io vi prometto, cari genitori, che farò sognare i vostri figli. Lo dico da insegnante”. I giovani sono un pezzo fondamentale del suo programma e Ince usa nei loro riguardi parole dolci, poetiche e pacifiche. Denuncia in piazza la situazione di circa un milione di studenti diplomati presso le scuole coraniche in cerca di lavoro e promette loro occupazione, sottolineando come il sistema scolastico vada ripristinato. Tra le premesse ai giovani c’è anche la trasformazione del palazzo dove risiede l’attuale Presidente della Repubblica, molto discusso per gli sproporzionati costi di realizzazione e gestione. Ince ripete a ogni comizio che quella residenza diventerà un centro di ricerca scientifica per i dottorandi del paese.

Temi delicati

Nel suo secondo comizio elettorale, svoltosi nella città di Hakkari, al confine con l’Iraq, con migliaia di persone in piazza a tenere le bandiere della Repubblica, ha pronunciato queste parole: “Io non sono uno di quelli che parlano nel sud est del paese in un certo modo e nel nord in un altro. Vi prometto la pace, lo sviluppo economico e le pari opportunità. Domani sarò a Rize e pronuncerò le stesse parole anche lì”. Ince si riferiva alla questione curda e quei politici che per il voto curdo assumono toni pacati e distesi quando parlano nella regione, per poi rifugiarsi in slogan nazionalisti quando visitano le città conservatrici del resto del paese.

La posizione di Ince sulla questione curda è stata coerente e costante in ogni suo comizio. L’11 giugno, a Diyarbakir, ha parlato davanti centinaia di migliaia di persone, in una piazza mai così gremita per un comizio del CHP. Cnn Turk, Bbc Turkce e Dw hanno realizzato delle interviste durante il comizio e la reazione dei presenti ha confermato il clima di fiducia e di ammirazione verso Ince da parte dell’elettorato curdo.

In quell’occasione Ince ha citato a memoria i versi scritti dal carcere del poeta curdo Ahmed Arif:

“Hai sentito, muro di pietra,

porta di ferro, finestra cieca?

mio cuscino, mia cuccetta, mia catena

la triste immagine nel mio segreto

per la quale sono quasi morto

ne hai sentito parlare?

Il mio visitatore mi ha mandato la cipolla verde

la mia sigaretta sa di garofano

La primavera è arrivata sulle montagne del mio paese”.

Questi versi che mostrano il desiderio di un grande cambiamento non sono stati citati da Ince per fini elettorali, ma per un amore per la poesia che, secondo le sue stesse dichiarazioni, grazie ad Ahmet Arif lo ha fatto diventare un uomo di sinistra.

Sull’educazione religiosa obbligatoria si è pronunciato senza peli sulla lingua. A Giresun, città fortemente conservatrice, ha annunciato per la prima volta la sua proposta:

“Chi non vuole imparare la religione resterà assente e chi vuole saperne di più potrà scegliere diversi corsi facoltativi. Sarà la famiglia a occuparsi dell’educazione religiosa dei figli. Non voglio che i figli diventino vendicativi”. Queste sue parole si riferivano a un discorso storico dell’attuale Presidente della Repubblica, in cui si augurava che nel paese crescessero nuove generazioni religiose e vendicative. Ince ha colpito così il suo avversario in un punto in cui il partito al governo nelle elezioni politiche del 2015 ha preso il 60% dei voti.

Il candidato del CHP ha distrutto altri due tabù, in primis visitando in carcere il suo avversario Selahattin Demirtas (accusato di attività terroristica dalla maggior parte dei media e dal governo) e dichiarando guerra ai numerosi dormitori universitari e scolastici gestiti dalle comunità religiose in tutto il paese.

Un nuovo respiro

Nella città di Dersim (Tunceli), a Diyarbakir, in diversi quartieri di Istanbul, ad Antalya, Hatay e Ankara, le piazze non si riempivano così tanto da tempo. Spesso Ince, dal palco, esprime il suo stupore per questa folla.

Durante i suoi discorsi scherza, racconta barzellette, legge poesie, sorride, sottolinea che non vuole essere un Presidente della Repubblica che litiga con il paese, auspica incontri televisivi con gli universitari, si oppone al sistema giuridico che ha paura del sistema amministrativo, critica gli alti ufficiali dell’esercito che applaudono i discorsi politici del governo, annuncia notevoli aumenti degli stipendi per gli insegnanti, promette una Turchia più giusta e funzionante nel suo sistema giuridico, critica i giudici che si mettono al servizio del potere politico, promette un sistema basato sulla meritocrazia nel sistema pubblico, sostiene la libertà di culto e quella di istruzione nella propria lingua madre e critica l’attuale Presidente della Repubblica per  i video con dichiarazioni false e contraddittorie che proietta durante i comizi.

Ballottaggio

Ormai si parla sempre di più di un possibile ballottaggio tra Ince e l’attuale Presidente della Repubblica. I partiti che compongono la coalizione dell’opposizione hanno già espresso il loro appoggio in un eventuale secondo turno. Tra questi c’è anche il Partito Democratico dei Popoli (HDP) e quello di centro destra Iyi Parti (il Partito Buono).

Un candidato straordinario

Muharrem Ince è una figura nuova, onesta, giovane e simpatica e ha grandi possibilità di diventare il tredicesimo Presidente della Repubblica turca; per la prima volta dopo anni, il PHP potrebbe ottenere un consenso di ampie dimensioni. Anche in caso di sconfitta, il paese avrà comunque sognato per un attimo un cambiamento cavalcato da una campagna elettorale straordinaria, riflessa nella poesia di Nazim Hikmet che Muhammer Ince ha letto in diverse occasioni:

Pensare a te è una cosa bella e speranzosa,

È come ascoltare la canzone più bella del mondo,

cantata dalla voce più bella del mondo…

Però ormai non mi basta più la speranza,

Io, ormai, non voglio ascoltare la canzone;

la voglio cantare.

Dopo questi versi Ince è solito gridare: “Adesso vogliamo governare!”.