L’APM chiede commissione di indagine per presunti crimini di guerra della Turchia

In seguito alle gravi accuse di presunti crimini di guerra commessi dall’esercito turco in Siria del Nord, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto la veloce composizione di una commissione di indagine. La comunità internazionale, commenta l’APM, non può ignorare le allarmanti testimonianze di medici e testimoni oculari che riportano l’uso di gas tossici da parte dell’esercito turco nella regione di Afrin nel nord della Siria. Si susseguono inoltre le accuse di esecuzioni di Kurdi catturati da parte dell’esercito turco e da parte delle milizie islamiche alleate della Turchia. La comunità internazionale deve verificare la fondatezza delle accuse di crimini di guerra commessi da un partner della NATO per i quali non ci si può accontentare delle generiche smentite fornite dalla Turchia.

Secondo l’APM, ci sono preoccupanti indizi secondo cui le accuse di esecuzione dei prigionieri di guerra kurdi siano reali. Così ad esempio, la Turchia non pubblica più il numero dei Kurdi fatti prigionieri ma parla ormai solo di membri kurdi delle unità di auto-difesa YPG “neutralizzati”, “distrutti” o “eliminati”. Le unità di auto-difesa YPG proteggono la popolazione della Siria del Nord dalle milizie dell’IS e di altri gruppi radical-islamici.

Molte delle affermazioni ufficiali turche sono semplicemente false come la ripetuta assicurazione che non vi sono attacchi a obiettivi civili in Afrin. Secondo quanto raccontato telefonicamente da testimoni oculari direttamente al referente per il Medio Oriente dell’APM Kamal Sido, solamente lo scorso 18 febbraio l’esercito turco avrebbe bombardato dieci villaggi nelle regione. Tra gli obiettivi risulterebbe anche il campo profughi di Robar che dista solo 18 km dalla frontiera turco-siriana. Il campo ospita decine di migliaia di profughi provenienti da tutta la Siria. Nel sud della regione dei razzi turchi sarebbero caduti sul villaggio di Basuta uccidendo la tredicenne Haifa Kallahu e ferendo gravemente altri otto membri della famiglia Kallahu. A Basuta vivono molti appartenenti alla comunità religiosa degli Yezidi. Dall’inizio della guerra di aggressione turca contro Afrin sono stati uccisi almeno 183 civili, altri 431 sono stati feriti e circa 70.000 persone sono state costrette a fuggire dagli attacchi.

Kamal Sido, anch’egli nativo di Afrin, è quotidianamente in contatto telefonico con chi vive nella regione. Molti testimoni affermano di continui bombardamenti indistinti anche nella città di Afrin. Visto che gli USA e altri paesi membri della NATO hanno ripetutamente accusato la Russia e l’Iran di aver coperto le atrocità commesse dal regime di Assad in Siria, non possono ora fare lo stesso e tacere sulle molte accuse di crimini di guerra commesse dall’esercito di un paese membro della NATO.