Davanti alla repressione difendiamo i diritti umani.

Il referendum per l’autodeterminazione della Catalogna previsto per il 1° ottobre e richiesto dalla grande maggioranza dei catalani punta a determinare la relazione della Catalogna con lo Stato spagnolo ed è un meccanismo per dare visibilità e trasformare il conflitto politico esistente. La risposta repressiva dello Stato spagnolo per impedirlo con misure giudiziarie e poliziesche contro le istituzioni catalane democraticamente elette rappresenta un grave passo indietro in materia di garanzia dei diritti umani e delle libertà individuali e collettive in Catalogna e un deterioramento della democrazia e dello stato di diritto nel suo insieme. Queste misure risultano inaccettabili all’interno di stati democratici. Per questo dalla società civile chiediamo solidarietà e appoggio nazionale e internazionale attraverso l’adesione a questo comunicato.

Come organizzazioni che difendono da tempo i diritti umani denunciamo che le misure adottate dallo Stato spagnolo in risposta alla convocazione del referendum del 1° ottobre, sospeso ma non ancora dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, hanno finalità fondamentalmente intimidatorie, in molti casi sono state realizzate senza copertura giudiziaria e infrangono trattati internazionali ratificati dallo Stato spagnolo, come il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e la Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, la stessa Costituzione spagnola e le disposizioni dello Statuto di Autonomia.

Queste misure sono inutili e chiaramente sproporzionate e violano quattro diritti umani fondamentali: il diritto a un processo equo e a un’effettiva tutela legale; il diritto all’intimità, all’inviolabilità del domicilio e  alla riservatezza delle comunicazioni; il diritto alla libertà d’espressione e d’informazione e il diritto alla libertà di riunione e manifestazione.

Per quanto riguarda il diritto a un processo equo e a un’effettiva tutela legale e davanti all’ordine della Procura Generale sulle cariche pubbliche, DENUNCIAMO che si tratta di un provvedimento abusivo, che  viola tra l’altro il principio di proporzionalità e di intervento penale minimo. Ci troviamo davanti a una criminalizzazione prematura – i fatti da perseguire non avverranno in ogni caso fino al 1° ottobre – e inutile, giacché dallo stesso ordine della Procura si desume che sono già stati presentati ricorsi su questi fatti.

Per quanto riguarda il diritto all’intimità, all’inviolabilità del domicilio e alla riservatezza delle comunicazioni e di fronte alle azioni intraprese nei confronti di imprese pubbliche e private di servizi postali, DENUNCIAMO il fatto che l’intimità nel domicilio privato e sociale e la riservatezza delle comunicazioni sono diritti fondamentali in uno Stato di diritto e si possono limitare attraverso un ordine della magistratura, solo per fini legittimi e in modo proporzionato. Queste azioni sono inutili perché non puntano a proteggere un interesse superiore e sono state decise in modo arbitrario.

Per quanto riguarda il diritto alla libertà d’espressione e d’informazione e di fronte alle varie azioni intraprese per evitare la diffusione di determinati messaggi e campagne, ricordiamo che le restrizioni alla libertà d’espressione, un diritto che fa parte del nucleo essenziale dei principi democratici e del pluralismo politico, sono giustificate solo quando le idee in questione costituiscono una violazione diretta e grave di altri diritti o beni protetti dalla Costituzione, o potrebbero costituire un danno o un rischio serio e reale. Rispetto ai mezzi di comunicazione, i possibili limiti al diritto di informare dovrebbero basarsi sulla protezione di altri diritti fondamentali. DENUNCIAMO il fatto che le informazioni che si è tentato di proibire o di limitare nella loro diffusione non comportano alcun grave danno e che le misure adottate contro i mezzi di comunicazione sono interferenze esagerate e ingiustificate.

Per quanto riguarda le limitazioni al diritto alla libertà di riunione e manifestazione e davanti alla proibizione di iniziative, DENUNCIAMO l’assoluta mancanza di giustificazione di tali limitazioni, dato il chiaro carattere pacifico di queste azioni, espressione di un pluralismo politico che secondo l’articolo 1.1 della Costituzione rappresenta uno dei valori superiori. Sono decisioni che cercano di ricorrere alle vie legali e di criminalizzare la legittima mobilitazione dei cittadini, mentre si rifiutano le normali modalità del dialogo e del negoziato in un conflitto politico espresso in modo pacifico.

Per questi motivi e ragionamenti giuridici consideriamo fondamentale fermare con urgenza l’escalation repressiva in materia di diritti umani e di libertà fondamentali che si sta producendo in Catalogna. E perché questo avvenga esigiamo che i rappresentanti politici svolgano il loro compito di risolvere i problemi in modo politico e non con azioni repressive nei confronti di quelli che rappresentano.

Esortiamo la cittadinanza a continuare a difendere i suoi diritti con la mobilitazione, con raduni, manifestazioni e azioni popolari di disubbidienza civile, secondo i principi della nonviolenza e della pace.

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le persone che sono state colpite dalla repressione.

Di fronte a qualsiasi altra violazione dei diritti fondamentali annunciamo la creazione di una Rete di Osservatori dei diritti, per seguire ciò che avverrà il 1° ottobre, oltre a svolgere azioni di accompagnamento legale e psico-sociale e l’attivazione di meccanismi di denuncia, consulenza e protezione per far fronte a misure poliziesche o giuridiche da ora fino al giorno del referendum. Se sarà necessario, le manterremo anche in seguito.

 

Adesione al manifesto

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