Nel pomeriggio del 26 agosto mezzo milione di persone hanno partecipato a Barcellona a una manifestazione con lo slogan “No tinc por” (Non ho paura). La testa del corteo portava uno striscione con la scritta “No tinc por” ed era formata dai rappresentanti delle forze di sicurezza e di emergenza e dai gruppi di quartiere e cittadini che hanno svolto un ruolo importante dopo gli attentati del 17 agosto a Barcellona e a Cambrils (Tarragona), che hanno provocato 15 morti e oltre 120 feriti.

Subito dopo seguiva un gruppo di varie centinaia di persone, membri di diverse comunità religiose, gruppi che lavorano per la pace, i diritti umani, contro il razzismo, per i diritti degli immigrati e i diritti sociali, oltre ad associazioni della Città Vecchia (la zona dove è avvenuto l’attentato), gruppi di quartiere e cittadini e una rappresentanza di operatori economici.

In seconda fila sfilavano le autorità: il re di Spagna Felipe VI, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e il presidente catalano Carles Puigdemont, la sindaca di Barcellona Ada Colau e diversi presidenti delle regioni autonome.

Quando la testa della manifestazione è arrivata al palco in Plaza Cataluña, si è tenuto un discorso che iniziava con il seguente saluto:

Bona tarda a tothom, buenas tardes, salam aleykom
Siamo qui per gridare forte e tutti insieme:

NO TENIM POR!
NO TENEMOS MIEDO
WE ARE NOT AFRAID
MA KAN KHAFUSH

Dopo il discorso, l’attrice Rosa Maria Sardà e Míriam Hatibi, portavoce della Fondazione Ibn Battuta e membro attivo della comunità musulmana catalana, hanno letto testi di Federico García Lorca e Josep Maria de Sagarra. Due donne nate a Barcellona, ​​che vivono a Barcellona e ​​che amano Barcellona.

Si è poi ascoltata la “Canzone degli uccelli”, antico canto popolare che il violoncellista Pau Casals ha trasformato in un simbolo di pace e libertà. La manifestazione si è conclusa con la gente che gridava “Non ho paura.” Decine di volontari hanno distribuito migliaia di fiori rossi, gialli e bianchi, i colori della città di Barcellona.

Durante il corteo molti gruppi hanno denunciato la vendita di armi da parte del governo spagnolo all’Arabia Saudita, principale promotore del wahabismo e del salafismo, correnti islamiche fondamentaliste che fomentano l’odio e la violenza, a cui potrebbero essere legate gli autori dell’attentato. Il re e i membri del governo spagnolo sono stati accolti da fischi e grida di “Fuori, fuori!”, che si sono ripetuti per tutto il corteo. I cartelli e gli striscioni più visibili dicevano: “Le vostre politiche, i nostri morti”, “Felipe VI e il governo complici dei trafficanti di armi” “Mariano, vogliamo la pace, non la vendita di armi”, “Felipe, chi vuole la pace non vende armi”, “Le vostre guerre, i nostri morti”, “Immagina un paese che non vende armi”, “No all’islamofobia”, “Non abbiamo paura”, “La miglior risposta è la pace”, “Pace senza frontiere”, “Non vogliamo vittime, né qui né là” eccetera.

Erano presenti membri di diversi gruppi: attivisti in difesa dei diritti dei migranti con una maglietta azzurra, simbolo dell’accoglienza ai rifugiati, islamici con cartelli in arabo, indipendentisti catalani con la loro bandiera, bandiere con la mezzaluna e la stella del Pakistan, comunità sudamericane, bandiere spagnole. Va sottolineata l’atmosfera fraterna che regnava tra tutti i partecipanti di ogni credenza religiosa, provenienza e cultura.

Questa manifestazione ha permesso di superare il timore, il risentimento, l’odio e il dolore prodotti dal terribile attentato del 17 agosto, scegliendo la via della riconciliazione al posto di quella della vendetta. Donne europee abbracciavano donne islamiche, la gente riempiva di fiori le camionette delle forze di sicurezza, abbracciava la polizia e applaudiva gli operatori delle ambulanze. E’ stato un evento commovente, pieno di lacrime, applausi e abbracci.

Alla fine del corteo molti partecipanti hanno seguito il percorso fatto dal furgone che il 17 agosto ha investito centinaia di passanti sulle Ramblas. In diversi punti si sono creati altari pieni di fiori, giocattoli di peluche, cartoline e cartelli con dediche. Sono luoghi che suscitano una forte commozione, caricati da tutte le preghiere e le richieste di quelli che si sono avvicinati, luoghi che permettono una connessione con qualcosa di profondo, al di là dei singoli individui, con un nuovo sentire universale, con un clamore che esige la fine della violenza in qualunque punto del pianeta.

Si sta risvegliando una nuova sensibilità, che sceglie di risolvere i soprusi con la riconciliazione invece della vendetta, una nuova sensibilità che denuncia la violenza qui e in qualsiasi parte del pianeta, che sente l’altro come un fratello e si commuove davanti al suo dolore. Una sensibilità che assegna un nuovo ruolo alle forze di sicurezza, quello di protettori della società civile, una sensibilità che denuncia l’ipocrisia e la crudeltà dei nostri governi e cerca altri modelli.

Oggi  i cittadini di Barcellona hanno dato un esempio morale sul modo di rispondere a una situazione terribile e dolorosa.