In occasione della Giornata Mondiale di Solidarietà con i Diritti del Popolo Palestinese, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un rapporto su Gaza che valuta l’accesso alle cure mediche nel corso di due anni, denunciando come il sistema israeliano dei permessi e le barriere fisiche imposte dallo stesso sistema impediscano di fatto a pazienti, infermieri, medici e ambulanze di raggiungere i luoghi di cura.

Lo studio, intitolato “Il diritto alla salute: il superamento delle barriere per accedere alle cure nei Territori Palestinesi Occupati, 2014-2015”, si basa su dati forniti dall’Autorità Palestinese e da organizzazioni non-profit, ma anche su interviste con pazienti e ricerche sul campo.

Oltre alla questione dell’accesso alla salute, il rapporto affronta quella degli attacchi israeliani ad ospedali, pazienti e personale medico in Cisgiordania, con particolare riferimento all’Area C, sotto il totale controllo di Israele.
Stando alle informazioni dell’OMS, il numero di pazienti in cerca di permessi per transitare dal checkpoint di Erez, a Nord della Striscia di Gaza, in cerca di cure mediche soprattutto in Cisgiordania, è più che raddoppiato dal 2012 al 2015, mentre i permessi accordati sono calati drasticamente, passando dal 92% al 77,5% di quelli richiesti.

Nel 2016, poi, secondo la stessa Organizzazione la situazione a Gaza è ulteriormente peggiorata, con una percentuale di permessi rilasciati lo scorso mese di ottobre pari al 44% delle richiese, che ha segnato il minimo storico degli ultimi sette anni.

Robert Piper, Coordinatore delle Nazioni Unite per l’Aiuto Umanitario e le Attività di Sviluppo, ha così commentato: “Stiamo parlando della libertà di movimento al suo livello essenziale – il diritto di accedere, letteralmente, a servizi che possono salvare la tua vita, quella di un tuo anziano genitore, o di un tuo giovanissimo figlio”. Aggiungendo: “La sola idea che un recinto, un muro, una guardia di sicurezza o un burocrate possano frapporsi tra te e questi servizi salva-vita dovrebbe riempire tutti noi con un comune senso di paura”.

Per tutti questi motivi, il Rapporto si conclude con delle raccomandazioni ad Israele, in qualità di forza occupante e principale responsabile legale, affinché rimuova tutti gli ostacoli alla salute dei pazienti, facilitando il loro accesso alle cure.