C’era tanto tempo fa, una principessa chiamata Librosia, partita dalla sua terra a lungo, per vedere le meraviglie del mondo, quando vi fece ritorno, decise che avrebbe con se portato, un po’ di quel che aveva visto e imparato, storie di terre lontane e vicine, storie d’altri tempi e dei nostri, più recenti, di pirati, di scrittori, di liberi pensatori, di mamme, bambini, e viaggiatori, alcune lette, altre raccontate e altre ancora soltanto sognate ma tutte quante in molti bei libri per bambini, narrate.

Fu così che nacque la Biblioteca dei Piccoli, proprio là…. dove Guarda la Valle.

E anche questa appena narrata è una storia da cui un giorno potrebbe nascere un bel libro, parla d’una  vicenda reale, come altrettanto veri lo sono i bambini, Genny Pasquino, (la principessa Librosia) e la Biblioteca dei Piccoli, nata a Guardavalle Marina, un piccolo Comune della Calabria.

Una storia, quella di Genny e della Biblioteca dei piccoli, che ci racconta come sia stato possibile mettere insieme, l’amore per i bambini, con la passione per la conoscenza e la cultura, la lettura, le molteplici storie delle persone e del mondo, l’insegnamento dei diritti umani e civili, tutti insieme all’interno di un unico progetto di formazione, rivolto ai più giovanissimi che un giorno saranno donne e uomini e che magari andranno per il mondo, proprio come fece la principessa Librosia, oppure resteranno nella propria terra natale per cercare di renderla più bella e più vivibile per tutti.

E’ una storia, quella della Biblioteca dei Piccoli, che ci racconta come Genny, dopo 10 anni vissuti in Toscana, a Pergine Valdarno, di ritorno nel suo paese natale a Guardavalle, con due grosse scatole colme di libri per bambini, senza un posto dove sistemarli, senza di fatto soldi né risorse, sia riuscita con quasi niente a far nascere un importante e interessantissimo progetto, praticamente a costo zero.

Una biblioteca per bambini, nata in una stanza, deposito dell’ex asilo di Genny, in Piazza Dante, un locale a misura dei più piccoli che successivamente diventa molto di più, trasformandosi poco a poco, in uno spazio aperto, culturale e multietnico, in un luogo dove si organizzano convegni scientifici a misura di bambino, tavole rotonde sul tema della gastronomia multietnica, interviste realizzate dai piccoli lettori ad autori e talenti professionali del territorio, che ci narra anche di progetti teatrali che diffondono la cultura della generosità e della solidarietà, di visite guidate alla scoperta del ricchissimo patrimonio storico-culturale della Regione e di molto altro.

La Biblioteca nel tempo, diventa un punto di riferimento del territorio per molte persone, un luogo dove s’incontrano le famiglie, senza distinzioni, dove si valorizzano le differenze e si mettono in comune, conoscenze ed esperienze, genitori e bambini accomunati da un unico desiderio, quello di stare bene insieme.

Si parte dall’obbiettivo che dovrebbe essere da riferimento per tutte le istituzioni che si occupano di bambini, scuola ed educazione, ovvero sostenere i diritti civili dei minori, che cittadini lo sono già sin dalla nascita, non per concessione e forma illuminata di pensiero caduta dall’alto, bensì, perché è la stessa nostra Costituzione che garantisce tale diritto anche ai bambini.

Il progetto della Biblioteca dei Piccoli in seguito è cresciuto, sono state messe in moto iniziative di promozione per le pari opportunità, per spiegare cosa significhi la democrazia paritaria, per trasmettere la cultura della “prevenzione”, dell’inclusione sociale, rendendo fruibili proposte e modelli socio-culturali “sostenibili”.

Nella pratica, tutto ciò che può essere utile ed efficace per la formazione e la crescita dei bambini, accompagnata dalla consapevolezza che questi giovanissimi cittadini, un giorno saranno futuri donne e uomini e che a loro volta potranno trasmettere ciò che è stato loro insegnato.

Per farla breve, stiamo parlando di un progetto rivoluzionario, sì perché oggi più che mai, si comprende che la vera rivoluzione ed il progresso sociale non si portano con le armi, bensì diffondendo cultura, conoscenze, consapevolezza dei propri diritti e doveri, mettendo insieme idee e persone, facendo diventare le diversità etniche e culturali, una preziosa ricchezza, fornendo strumenti e chiavi di lettura sulle opere degli uomini, sul mondo e sulla vita in generale, senza dover magari dipendere da altri che ci dicano necessariamente cosa e come bisogna pensare.

Ebbene sì, diciamolo chiaro, la principessa Librosia è una “pericolosissima” rivoluzionaria, promotrice d’una rivoluzione silenziosa partita dal proprio paese. Quale atto si può considerare più rivoluzionario, se non quello di andare incontro ai bisogni delle famiglie, insegnare loro la convivenza pacifica, valorizzare le diversità, portare cultura, donare strumenti affinché le persone trovino metodi per pensare con la propria testa, fare formazione e trasmettere preziose conoscenze alle cittadine e ai cittadini futuri, che un giorno, certamente, doneranno ad altri ciò che è stato loro dato.

Ma come ben si sa, in tutte le storie di libri, principesse e rivoluzioni, ci sono sempre molti ostacoli da superare.  Primo fra tutti “l’ordine costituito”, che a volte più che costituito pare irrigidito, per non dire spaventato da tutte quelle forme di vera rivoluzione culturale mosse nelle menti e nelle coscienze delle persone.

Un “ordine” rappresentato in questo caso dalle istituzioni locali e territoriali, Comune di Guardavalle, Provincia di Catanzaro e Regione Calabria che ad oggi, non solo hanno manifestato per lungo tempo totale indifferenza, ma che ultimante cominciano a mostrare anche una certa insofferenza per non dire intolleranza, verso questo progetto, nato come Biblioteca dei Piccoli, ma che di fatto adesso sta creando cultura e soprattutto “peggio ancora”, sta creando un “pericoloso” modello di riferimento che altri potrebbero seguire e riproporre.

Così, dall’indifferenza totale, si fa presto ad arrivare a forme di ostruzionismo che in qualche caso sono scivolate nella provocazione, per non dire di peggio, come ad esempio, successo ultimante, tramite certi commenti pubblici che fanno intravedere, seppur velatamente, forme d’intimidazione, con l’invito rivolto a Genny, di fare le valigie e ritornarsene da dov’era venuta, solo perché “rea” di non apprezzare abbastanza la propria terra.

Ebbene, il finto orgoglio territoriale non ha nulla a che vedere con la cittadinanza, con il fare cultura, con la formazione, con la condivisione, con la compartecipazione, né con l’impegno quotidiano in prima persona volto a rendere il proprio paese un posto più vivibile e migliore per tutti.  Essere critici verso le cose che non funzionano, o che comunque potrebbero essere migliorate, non significa non apprezzare il proprio paese, anzi al contrario, significa amare la propria terra mettendo avanti dedizione e passione, coi fatti e con le opere, ancor più che con le parole.

La Costituzione ci tutela tutti nei diritti, ciò sin dalla nascita, ma cittadini consapevoli lo si diventa e perché no, lo si conquista. L’indifferenza e l’ostruzionismo delle Istituzioni nei confronti di questo straordinario e utile progetto, porta ad un’unica considerazione, ovvero che forse la principessa Librosia e le istituzioni non abbiano gli stessi obbiettivi.

Ma non importerebbe essere rivoluzionari per capire che questo progetto è una vera e propria risorsa, un vantaggio per il territorio e per le persone che vi abitano, basterebbe un po’ di comune buon senso, del quale purtroppo, come raccontato da Genny Pasquino “se ne vede sempre di meno, in tutte le persone, non solo in politica”.

“Alle istituzioni non ho mai chiesto nulla per me, ho solo cercato di portare l’attenzione sui diritti dei bambini e delle bambine” e aggiungiamo noi, sugli straordinari risultati che si riescono a ottenere con poco, trasmettendo conoscenze, cultura e metodi di lavoro in gruppo, affinché le persone imparino ad usare la propria testa, che crediamo sia quanto più possa spaventare un certo tipo di “ordine costituito”.

Librosia, come tutte le principesse ribelli che si rispettino, non la manda a dire dietro, “non ho intenzione di mollare”.  L’ incapacità, la non volontà, di cogliere le potenzialità di questo progetto, la dicono lunga, l’ostruzionismo manifestato ci racconta inoltre, di una forma di vera e propria paura oltre che di non interesse.

Il progetto di Genny, con i bambini, con le famiglie e tutti i suoi contenuti, ad ogni buon conto va avanti, ci immaginiamo un giorno in cui qualcuno leggerà questa sorprendente storia, magari narrata all’interno di un altro bel libro, che sarà letto ai futuri bambini, proprio da coloro che un tempo a loro volta, furono bambini felici nella Biblioteca dei Piccoli, là….dove Guarda la Valle.