ASGI e FIRDAUS : centinaia le riammissioni di minori stranieri non accompagnati. Manca l’informazione sul diritto d’asilo.

In una conferenza stampa svoltasi il 31 agosto 2016 a Chiasso (Svizzera), l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e l’Associazione svizzera FIRDAUS hanno denunciato le numerose violazioni della normativa vigente riscontrabili nell’ambito dei respingimenti di cittadini stranieri effettuati negli ultimi mesi alla frontiera di Chiasso.

Rapporto dell’ASGI  – Le riammissioni di cittadini stranieri alla frontiera di Chiasso – Illegittimità e strumenti di contrasto

Il comunicato stampa di Amnesty International Svizzera

Fondamentali norme internazionali (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo), europee (Codice Frontiere Schengen, Regolamento Dublino III, Regolamento Eurodac ecc.) e nazionali, affermano le associazioni, risultano essere state violate sia dalle autorità svizzere che da quelle italiane.

Tra luglio e agosto, le autorità svizzere hanno effettuato quasi 7.000 riammissioni in Italia di cittadini stranieri, delle quali almeno 600 hanno riguardato minori non accompagnati.
In base alle informazioni raccolte dalle associazioni, risulta che molte delle persone respinte avrebbero diritto, una volta presentata domanda di asilo, ad essere ricongiunte ai familiari che si trovano in Svizzera o in altri Stati europei, ai sensi del Regolamento Dublino III, o di chiedere la relocation.

“Quasi tutti i migranti che abbiamo ascoltato riferiscono di non aver mai ricevuto adeguate informazioni riguardo a tali diritti e più in generale sulla protezione internazionale, né all’arrivo in Italia né successivamente” afferma Anna Brambilla dell’ASGI. “Sia alle frontiere italiane che a quelle svizzere si riscontra una grave carenza di servizi di informazione e orientamento legale, oltre che di interpreti delle lingue maggiormente diffuse tra questi migranti.”

Le autorità svizzere affermano di respingere in Italia solo coloro che non intendono chiedere asilo nel loro paese. Al contrario, molti dei migranti respinti hanno dichiarato di aver tentato di presentare richiesta di protezione internazionale in Svizzera, sia oralmente che consegnando una dichiarazione scritta, ma di non aver potuto formalizzare la domanda.

“Dal nostro punto di vista, il diritto di chiedere asilo non è stato e non sarà garantito se ciascuna delle persone respinte dal confine svizzero non potrà nuovamente esprimersi sulla propria volontà di chiedere protezione internazionale alla Svizzera, “ha dichiarato Lisa Bosia Mirra, presidente dell’associazione Firdaus. “Oggi è impossibile determinare chi tra loro avrebbe voluto chiedere asilo al nostro paese e chi invece voleva semplicemente attraversarlo per raggiungere altre destinazioni.”

Diverse le violazioni riscontrate attraverso le testimonianze raccolte dalle organizzazioni: si va dai controlli sistematici alla frontiera sulle persone di pelle nera, in violazione delle norme che li vietano alle frontiere interne dell’Area Schengen e della normativa antidiscriminazione, alle possibili “espulsioni collettive”, come i respingimenti di gruppi di migranti, tra cui anche minori non accompagnati e persone con disabilità, senza che risulti esservi stata una valutazione su base individuale.

Le persone respinte, inoltre, non hanno ricevuto alcun provvedimento scritto e dunque non hanno avuto alcuna possibilità di presentare ricorso, in violazione del diritto a un ricorso effettivo previsto dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla legge.

Particolarmente gravi le violazioni dei diritti dei minori non accompagnati, riconosciuti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e dalle norme europee e nazionali. Il superiore interesse del minore, infatti, non è evidentemente stato tenuto in alcuna considerazione dalle autorità svizzere nel disporre i respingimenti di questi minori. La maggior parte dei minori non accompagnati riammessi in Italia, inoltre, non sono stati collocati in strutture di accoglienza per minori, né per essi risulta esser stato nominato un tutore, secondo quanto previsto dalla legge.

 

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