Siccome votare non dovrebbe essere una decisione personale, ma priorizzare ciò che è collettivo, io ho votato per la continuità di campagne che considero indispensabili come la sovranità, l’inclusione, la democrazia, l’essere umano posto prima del sistema finanziario. Io ho votato in modo che si sostenga la ricerca scientifica in Argentina e si continui a cercare e a creare soluzioni per sopperire alle necessità di tutti gli argentini. Io ho votato affinché la giustizia non sia più un covo di corrotti e di giudici e pubblici ministri che lavorano per le corporazioni, compresi la Chiesa e il complesso militare industriale internazionale. Ho votato perché i ministri e il resto dei funzionari non vengano imposti dalle ambasciate straniere. Ho votato perché le popolazioni indigene, che ora dispongono dei documenti delle loro terre, possano continuare a conquistare sempre più diritti. Perché coloro che si spidocchiavano con tazze di mate e un tozzo di pane possano andare a scuola e diventare i primi professionisti delle loro famiglie. Io ho votato perché le radio possano continuare a spuntare e la Legge sugli organi d’informazione democratizzi una volta per tutte la libertà di parola. Perché si freni il disboscamento e si potenzi l’agricoltura familiare, che si dimostra più salutare per tutti. Io ho votato perché i crimini contro l’umanità siano puniti, come avviene in gran parte del pianeta e si indaghi sulla complicità ecclesiastica e civile con la dittatura genocida. Ho votato per tutti coloro che vedono la politica come una via per canalizzare i loro sogni, per lottare per un mondo migliore e pensano che non tutte le strade conducono a Ezeiza [Areoporto di Buenos Aires dove nel 1973 si verificò una strage organizzata da gruppi di estrema destra peronista che ruppe gli equilibri tra destra e sinistra in Argentina. Peron perse il sostegno della sinistra e si crearono i presupposti per la futura dittatura, N.d.t]. Io ho votato perché la Banca Centrale continui ad essere uno strumento della democrazia e della politica e non una succursale della Federal Reserve americana o di JP Morgan. Ho messo il mio voto nell’urna perché il processo di costruzione della NostraAmerica continui e si consolidi, in modo da non essere più il cortile di casa di nessuno. Ho votato perché i diritti delle persone con diverse tendenze sessuali e i diritti degli individui diversamente abili continuino a progredire. Ho dato il mio voto perché l’alta tensione giunta in molte provincie ha permesso la creazione di mille nuove piccole e medie imprese, decentralizzate e federali e perché per la prima volta in assoluto un ministero si è preoccupato di non far mancare i medicinali ai malati. Ho votato perché l’orientamento dello Stato non cambi, perché la parola democrazia continui ad avere senso, per poter continuare a nutrire speranza.

E questo non è di minor importanza, poiché in questo tranello in cui noi tutti siamo caduti si sta giocando con il sentimento della speranza. Ci sono stati 3 governi, 12 anni ininterrotti di recupero della speranza, per ricostruirla pezzo dopo pezzo, per ricucirla e per ridonarle, infine, un rinnovato splendore. E ora se la vogliono riprendere. Vogliono distribuire caramelle colorate e coprire il sole con un globo, vogliono che mascheriamo tutta questa abbondanza spirituale dietro ad un sorriso brillante e a occhietti lucenti.

No, amici miei, questo no. Io non ho votato per Scioli, ho votato per tutti noi, per poter continuare a essere orgogliosi della terra che abitiamo e delle aspirazioni profonde che mobilitano le nostre genti. Per questo ho dato il voto a Scioli e tornerò a votarlo per il grande futuro che ci abbraccia.

Traduzione dallo spagnolo di Paola Mola