Rete No War sotto Montecitorio: «Stop sanzioni alla Siria, stop export di armi ai sauditi che bombardano lo Yemen». Italiani, statunitensi, yemeniti, siriani e monsignor Capucci.

 

Italiani, statunitensi, famiglie yemenite e siriane, e monsignor Hilarion Capucci, in un presidio di due giorni (15 e 16 ottobre) organizzato da Rete No War Roma sotto il Parlamento hanno chiesto all’Italia

1) la dissociazione dalle sanzioni europee e occidentali che contribuiscono alla tragedia vissuta dal popolo siriano;

2) la sospensione delle forniture militari all’Arabia saudita, regno che è fra i primi importatori di armi dall’Italia e che sta bombardando lo Yemen. La legge 185 vieta di esportare armi a paesi in conflitto.

 

Buona parte degli scenari di crisi e di guerra che investono il Medio Oriente sono state le corde su cui hanno suonato la loro protesta gli attivisti della Rete No War di Roma.  Guerre che stanno entrando ormai dentro casa con le colonne di rifugiati in fuga dal terrore e giunti nel cuore dell’Europa.

 

Gli yemeniti hanno denunciato la guerra punitiva e devastante scatenata dall’Arabia Saudita nel completo silenzio della comunità internazionale (la distruzione di Sanaa, patrimonio dell’Unesco, ha scandalizzato meno delle distruzioni di Palmira da parte dell’Isis). Le donne siriane si sono dette stupite di come non sia ancora stata compresa l’aggressione contro la Siria, con una guerra devastante fomentata da paesi membri della Nato e dalle petromonarchie, che hanno aiutato la crescita del califfato.

 

Monsignor Capucci il 15 pomeriggio ha detto: «dobbiamo lavorare per la pace, per la vita, non per la morte». E ha ringraziato pubblicamente «chi aiuta a creare la pace in Siria, Iraq e Yemen», nominando Iran ed Hezbollah.