di Evelyn Rottengatter

Con “Amnesty International Sezione Italiana 40“ sulla maglietta indossata da Piero Pelù sul palco dell’Alcatraz a Milano si è aperto il Tour dei Litfiba Tetralogia degli Elementi Live martedì 13 gennaio 2015. Da sempre i Litfiba, ormai un’istituzione della musica rock italiana, si sono schierati con i più deboli, con le vittime, con chi non ha diritti e contro ogni forma di violenza. Vale la pena quindi di dare un’occhiata alla loro storia di successo che è anche un successo per l’umanità perché se testi come i loro risuonano in tanta gente per un periodo cosi lungo, vuol dire che lo spirito umano è molto vivo.

Più di 30 anni di resistenza in note sono alle spalle di Ghigo Renzulli e Piero Pelù e non hanno per niente indebolito la loro energia e voglia di mettere il dito sulla piaga. Quando iniziarono a suonare negli anni 80 in una piccola cantina di Via De’ Bardi dietro al Ponte Vecchio sicuramente non avrebbero creduto, come nessuno di noi, che quello che li spingeva al tempo a scrivere testi critici di politica, società e altri aspetti umani, fosse rimasto una spina nella razza umana, o anzi “non è uguale, è peggio” come affermano in una delle interviste all’occasione del concerto apertura che darà via ad almeno quattro altri date in Aprile. Suoneranno anche brani meno conosciuti, ma per niente meno forti, dei quattro album El Diablo (1990), Terremoto (1993), Spirito (1995) e “Mondi sommersi (1997) che costituiscono la cosiddetta Tetralogia degli Elementi.

Già con la precedente Trilogia del Potere (1985-1989) avevano messo in chiaro senza ogni dubbio che fare musica rock per loro significa anche usare questo mezzo per denunciare ingiustizie a livello mondiale e cercare di spingere tematiche inumane nella coscienza della società. Aprite i vostri occhi fu chiamato il loro secondo album live tratto dal mitico concerto a Firenze tenutosi il 12 Maggio1987 quando urlarono al mondo brani come “Guerra”, pezzo fortissimo a livello pinkfloydiano che non potrebbe esprimere in modo più impressionante gli orrori di guerra, o “Apapaia” che rivendica il rispetto alle idee di ogni individuo e dell’essere umano in generale.

Primo album della Trilogia del Potere, è Desaparecido con un pezzo di stesso nome che non ha bisogno di spiegazioni e che è sempre attualissimo visto quello che sta succedendo in Messico oggi. Il taglio cosmopolita è dato dalle canzoni “Istanbul” che descrive la città al Bosforo come “baluardo sacro per l’incrocio delle razze degli uomini” o “Tziganata” che trasporta nel mondo affascinante degli zingari, popolo fino ad oggi rigorosamente discriminato.

Il secondo album 17 Re è un viaggio poetico-drammatico all’interno del microcosmo umano e tra l’altro un raro momento nel quale i Litfiba sfiorano anche il tema della religione col brano “Come un Dio”, rendendo chiarissimo che si può credere senza fare parte di una chiesa. Ma oltre alle canzoni più liriche come “Univers”, “Ballata” o “Pierrot e la Luna” per citarne solo alcune e che parlano di bramosia, vendetta, solitudine, energia e confusione giovanile, contiene anche pezzi come “Tango”, protesta contro il servizio militare obbligatorio, “Resta” che ricorda il disastro di Chernobyl, “Oro nero” che visualizza la pazzia ed il soffrire che viene col business del petrolio o “Ferito”, di nuovo anti-war e contro l’uso dell’umano come “carne da cannone”, ma sempre da un punto di vista dell’individuo, dell’umano.

Litfiba 3 completa la Trilogia del Potere con “Louisiana”, lamento melodico da brividi contro la pena di morte e il razzismo, “Santiago de Chile” che accusa la collaborazione tra dittature e chiesa e la mitica “Tex” che si mette nei moccasini del popolo indiano con lo spirito ribelle cosi tipico dei Litfiba. Non da dimenticare la bellissima “Il vento”, apparsa anche in quel periodo sul terzo live Pirata, in omaggio alle vittime delle proteste in Piazza Tienanmen a Pechino nel 1989 (bel gioco di parole “Tieni a mente Tienanmen”) e che fa sperare che un giorno la dittatura delle dittature di questo mondo sarà finita e l’essere umano libero.

Con un cambio di stile musicale inizia poi il periodo della Tetralogia degli Elementi (1990-1999), soggetto anche di questo tour, e il successo degli anni 90 , ma senza perdere la voglia di ribellarsi contro le ingiustizie e la violenza in ogni sua forma, anzi qui si trova un nuova grinta molto energetica e col passare degli anni i Litfiba diventano più sicuri di loro stessi e di quello che hanno da dire. Con pezzi come “Wooda Wooda” (fame, povertà, corruzione in Africa), “Ragazzo” (abuso di potere), “Resisti” (nomen est omen), “Linea d’ombra” (appello contro la rassegnazione), “Prima Guardia” (anti-militare, pacifista) con la attualissima frase “Trasforma il tuo fucile in un gesto più civile”, “Soldi” (avidità, regno del denaro), “Tammuria” (contro le dittature), “Ora d’aria” (militarismo, consumismo) e “Sparami” (contro il sistema del capitalismo e la disuguaglianza) si sono definitivamente disposti come faro di umanità nel mare impetuoso del mondo moderno. Per chi ancora non conosce queste canzoni, tutte quante cibo per l’anima libera, è uscito un doppio CD Best of, comunque si consiglia di andare a vederli live perché l’energia e l’atmosfera dei concerti sono spettacolari e un esperienza meravigliosa per caricare le proprie batterie.

Infine, ma non per questo meno importante, si potrebbe anche dire che il lavoro litfibiano dopo la riunificazione del 2009 continua la buona tradizione ed arriva ad un livello di saggezza che riflette sullo stato della razza umana in generale. “Barcollo”, uno dei due nuovi pezzi dell’album Stato Libero di Litfiba descrive in immagini espressive il Darwinismo predatore, dottrina che, a proposito, come appare oggi era solo una parte dei risultati dello scienziato inglese. “Anarcoide”, pezzo fortissimo che usa il potente mezzo dell’autoironia, è stato nominato per il premio per la miglior canzone sui diritti umani da Amnesty International e ricorda che per fermare l’abolizione strisciante delle nostre democrazie ci vuole uno sforzo personale di ognuno di informarsi fuori dai media main frame e di formarsi una propria opinione, mentre da “Brado” (“essere libero non è mai gratis”) si può dedurre la valuta del futuro: l’energia umana (cuore, mente, spirito). Entrambi le canzoni sono apparse sull’ultimo album in studio Grande Nazione. I due nuovi album fanno parte della Trilogia degli Stati (2010 fin ad oggi), la terza parte sarà da aspettare con curiosità. Il fatto che al concerto di Milano si vedevano anche tante facce giovani fa molto piacere e indica che questo cambiamento essenziale sarà portato avanti anche da almeno una parte delle prossime generazioni.

I Litfiba non sarebbero i Litfiba se non avessero commentato anche l’ultimo attacco alla libertà di opinione e alla nonviolenza, la strage di Charlie Hebdo a Parigi. Durante il concerto di gennaio Piero e Ghigo hanno dedicato il brano “Siamo umani” alle vittime dichiarando “siamo prima di tutto esseri umani e poi, caso mai, caporali. Individui, tutti allo stesso livello, senza differenza di credo religioso, politico o anche musicale“… Chi comanda, non dà spazio, ok?

Da quanto affermano nelle interviste, almeno i prossimi due anni saranno “pieni di progetti”, fatto che dà speranza ad ancora tanta musica di bella resistenza e forza per affrontare con energia le sfide ai quali l’umanità si vede sempre di faccia. Speriamo quindi che “Lo spettacolo” continui, concludendo con una frase di questa canzone stessa che è testimonianza di un’ umanesimo molto rock: “Siamo qui, distruggiamo la violenza”. Auguriamo ai Litfiba un buon tour 2015 ed a noi ancora tanto rock molto umano da loro.