Si sono aperti oggi i seggi in Giappone, in occasione delle elezioni anticipate per il rinnovo della camera bassa del Parlamento. Shinzo Abe vuole il consenso dei cittadini per continuare il suo piano di risanamento economico del paese che è di nuovo in recessione. Il premier uscente si aspetta una vittoria ampia, ma secondo i primi dati Reuters l’affluenza è molto bassa. Alle 14, ora locale, aveva votato il 22,7 degli aventi diritto. Un calo del 5% rispetto alle consultazioni del 2012, dice l’Agenzia.

Le elezioni di oggi sono state provocate proprio da Shinzo Abe scogliendo la Camera bassa, con lo scopo di dare uno scossone all’economia del paese. In corsa per accaparrarsi le 475 poltrone da deputati sono 11 partiti, con i Liberaldemocratici (Ldp) del premier conservatore che oscillano tra il 28 e il 37% e il Partito democratico (Dpj), del leader dell’opposizione Banri Kaieda, che i sondaggi collocano tra il 9 e il 13% dei voti. Abe è convinto di vincere con un consenso netto e vuole farlo per ottenere la fiducia necessaria per attuare le riforme che, a suo avviso, servono al paese.

Le elezioni sono una sorta di referendum sulla cosiddetta “Abenomics”, la politica economica ultra espansiva messa in atto dal premier in questi anni. Il paese del Sol Levante spera di uscire dalla recessione in cui è recentemente entrato per la quarta volta in sei anni. Con il pil sceso dell’1,9% nel secondo trimestre e dello 0,4% nel secondo, con l’aumento dell’Iva all’8% (dal 5%), e lo yen che ha toccato il suo minimo in sette anni la terza economia mondiale vede vacillare un progetto che aveva suscitato molte speranze e che desiderava lasciarsi alle spalle decenni di stallo economico.

Ma perché le elezioni sono state indette proprio adesso? Il motivo dello scioglimento della camera bassa e della volontà di tornare in fretta alle urne non è chiaro, ma ciò che è sicuro è che i temi al vaglio sono molti e importanti: non solo l’economia, ma anche il nucleare, la politica estera e la sicurezza, nonché il debito pubblico accumulato (un milione di miliardi di yen, circa 6.800 miliardi di euro). In particolare, per quanto riguarda l’energia nucleare, Abe sta cercando di far ripartire i reattori della centrale di Sendai per promuovere l’esportazione di tecnologie ed impianti nucleari in linea con i governi che promuovono l’aumento della produzione di energia nucleare nell’infondata convinzione che questa sia sicura. Per quanto riguarda le politiche di sicurezza invece il governo ha apportato importanti modifiche tra cui quella che permetterà al Giappone di esercitare il diritto all’autodifesa che evidenzia una propensione del governo ad allentare i vincoli sulle operazioni militari stabiliti alla fine della seconda guerra mondiale. La procedura per modificare la costituzione in questo senso è stata già avviata. Il futuro del Giappone sarà anche condizionato dai rapporti con la Cina con la quale negli ultimi anni ci sono state non poche tensioni diplomatiche.

Tuttavia le questioni chiave del futuro del paese non sono state molto discusse in campagna elettorale e in Giappone prevale ormai una diffusa apatia degli elettori che potrebbe tradursi in astensioni e questo andrebbe a favore del partito del premier perché in molti si sentono delusi dalla politica dei precedenti governanti del Partito Democratico.

Fonte: Internazionale/Agenzie