Signor sindaco,

in questi giorni nella nostra città una comunità di Rom rumeni, da qualche mese insediata in capannoni abbandonati tra via Dione Cassio e viale Ungheria, è stata umiliata, offesa, aggredita da un gruppo di neofascisti. Sotto gli occhi delle forze dell’ordine due persone sono state ferite a sassate, sotto gli occhi delle forze dell’ordine è stato impedito alle donne di fare la spesa per i propri figli, uomini donne e bambini sequestrati per una settimana

Per una settimana la comunità  di una periferia da anni abbandonata a se stessa, senza servizi sociali e culturali, è stata ostaggio di chi gridava “Via i Rom dal quartiere”, “Boia chi molla”, “Pisapia assassino”, esibiva saluti romani e magliette mussoliniane, bloccava le strade trascinando con sé cittadini per bene, insofferenti per una presenza che non sanno capire, così diversa, così estranea, sofferenti per una crisi più grande, sociale, culturale nella quale non hanno che se stessi.

Non importa che tutto si regga su menzogne: lo spostamento dei Rom in un centro di accoglienza era previsto da tempo, nessuno dà 30.000 euro ai Rom, i 5,6 milioni di fondi arrivati non sono nuove tasse ma il residuo dei 13 stanziati da Maroni e spesi inutilmente dalla Moratti, ai quali si aggiungono i 5,3 milioni di danaro dei milanesi spesi da De Corato in 540 sgomberi che non hanno risolto un problema che sia uno, ma sono serviti a usare la sofferenza per la propria propaganda.

Non importa, perché il male che affligge la nostra comunità è così profondo che non basta dire la verità. Questo male lo troviamo nel pregiudizio profondo nella coscienza collettiva, frutto dell’ignoranza e della volontà di non vedere, di non capire, ma soprattutto lo troviamo nei bambini di 5 anni che al parco giocano alla “caccia allo zingaro” sotto gli occhi compiaciuti dei padri e delle madri, lo troviamo nelle signore che dicono a nostro figlio che corre per strada e sembra “normale”  “Stai attento, ci sono gli zingari”, lo troviamo quando i nostri figli  vedono il loro amico che saltella e fa il coro contro quelli come lui, lo troviamo nelle ragazzine per bene che cercano di affacciarsi nel varco presidiato dalla polizia per “vedere gli zingari”.

Questo male non lo si affronta con i toni sommessi, non lo si affronta evitando il confronto con chi sfoga sul “mostro” il suo malessere, la sua insoddisfazione, il suo disagio, non lo si affronta nascondendo lo sporco sotto il tappeto. Soprattutto non lo si affronta con il silenzio imbarazzato che lascia lo spazio alla discriminazione, oggi in viale Dione Cassio, domani in tutti gli altri campi regolari e no regolari di Milano, con tutti i loro problemi ancora da risolvere. In questi giorni ci siamo chiesti: dov’è la Milano democratica e antifascista, la Milano che si appresta a celebrare il 25 Aprile, la festa della liberazione che ha liberato i tanti Sinti e Rom dai campi di concentramento italiani a loro dedicati, una pagina bianca nella nostra storia. Nei campi di Milano ci sono i figli e i nipoti di quei deportati. Ci chiediamo: con quale spirito oggi dovrebbero celebrare questa giornata se si sentono esclusi dalla loro comunità?

Ci sono dei gesti che valgono più di tanti ragionamenti, di tante precisazioni. Noi, Consulta Rom e Sinti di Milano, per tutte le comunità Rom e Sinti di Milano chiediamo a lei un gesto, signor sindaco, un gesto che ci faccia sentire quello che siamo, cittadini come gli altri, un gesto che apra la stagione della riconciliazione tra chi vive con la propria storia, la propria cultura e non si deve sentire in un ghetto psicologico, morale e sociale, un gesto che dia ai nostri figli il futuro a cui hanno diritto.

 Consulta Rom e Sinti di Milano