Il Comune di Roma intende chiudere il campo di Tor de’ Cenci e reinsediarne i residenti nel nuovo campo della Barbuta entro il 10 luglio, senza aver chiarito le ragioni di questa decisione ne’ aver rispettato le garanzie previste a livello internazionale.

‘Il grave deterioramento delle condizioni di vita nel campo, insieme al messaggio ripetuto tanto ai residenti quanto agli organi d’informazione che Tor de’ Cenci sara’ comunque chiuso, hanno svuotato di significato la consultazione dei residenti, cui l’unica opzione offerta dalle autorita’ e’ stata quella di trasferirsi in un altro campo’ – ha dichiarato Jezerca Tigani, vicedirettrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International. ‘Le autorita’ dovrebbero evitare di sgomberare le persone che non vogliono essere trasferite e agire in consultazione coi residenti per ripristinare adeguate condizioni abitative e le infrastrutture del campo di Tor de’ Cenci’.

‘Non e’ possibile metterci prima in un campo, poi dopo tre anni in un altro, poi dopo 10 anni in un altro ancora. Giocano con noi come fossimo un pallone da calcio’ – ha dichiarato ad Amnesty International uno dei portavoce della comunita’ di Tor de’ Cenci.

Nel campo di Tor de’ Cenci risiedono, in alcuni casi da 16 anni, oltre 350 persone di etnia rom (per lo piu’ di nazionalita’ bosniaca e macedone). Il campo e’ stato aperto dalle autorita’ locali nel dicembre 1995 ed e’ stato dotato di servizi di base, comprese le scuole per l’infanzia. Negli ultimi due anni, tuttavia, le autorita’ hanno cominciato a riferirsi a Tor de’ Cenci come a un campo ‘tollerato’, minacciando di chiuderlo. Nel frattempo, le condizioni di vita sono progressivamente peggiorate poiche’ il campo e’ stato di fatto lasciato a se’ stesso dalle autorita’.

Le autorita’ intendono trasferire i residenti del campo di Tor de’ Cenci nel nuovo campo della Barbuta, un esempio di edilizia basata sulla segregazione etnica.

La programmata chiusura di Tor de’ Cenci e la costruzione della Barbuta fanno parte del ‘Piano nomadi’, entrato in vigore a Roma nel luglio 2009 sulla base dello stato d’emergenza dichiarato dal governo italiano nel 2008.

Sulla base dei poteri d’emergenza conferiti, le autorita’ hanno potuto ignorare importanti garanzie di legge, tra cui quelle rilevanti in campo abitativo e ambientale.

La ‘Emergenza nomadi’ ha autorizzato le autorita’ italiane ad adottare impunemente misure discriminatorie nei confronti delle comunita’ rom. E’ stata dichiarata illegittima nel novembre 2011 dal Consiglio di stato, il massimo organo di giustizia amministrativa italiana sul cui provvedimento, tuttavia, il governo italiano ha presentato ricorso.

Alcune famiglie del campo di Tor de’ Cenci hanno accettato di trasferirsi alla Barbuta, ma molte sono contrarie all’idea. Amnesty International si oppone al trasferimento forzato delle famiglie di Tor de’ Cenci che non hanno espressamente accettato il trasferimento.

La maggior parte degli abitanti di Tor de’ Cenci ha detto che vorrebbe vivere nelle case popolari o altrimenti rimanere dove si trova, se il campo venisse rinnovato. Ne’ l’una ne’ l’altra opzione sono state prese in considerazione dalle autorita’, che hanno addotto la mancanza di fondi a disposizione. Fondi che tuttavia, nella misura di quasi 10 milioni di euro, sono stati reperiti per costruire La Barbuta.

Il nuovo campo della Barbuta si trova in una zona isolata adiacente all’aeroporto di Ciampino ed e’ circondato da recinzioni e videocamere di sorveglianza. Le autorita’ municipali intendono usare La Barbuta esclusivamente per trasferirvi famiglie rom, creando in questo modo un nuovo campo basato sulla segregazione etnica, vietata dal diritto internazionale e incoerente con l’impegno a favorire la fine della segregazione, recentemente assunto dall’Italia di fronte alla Commissione europea.

‘Le autorita’ locali devono migliorare le condizioni abitative di Tor de’ Cenci e assicurare che La Barbuta sia riportato in linea con gli standard nazionali e internazionali sui diritti umani e non sia un campo basato sulla segregazione etnica. Devono garantire che qualsiasi attuale o futuro reinsediamento di persone che vivono nei campi sia realizzato nell’ambito di una reale consultazione con tutti i residenti e con l’offerta di opzioni abitative non limitate ai campi’ – ha affermato Tigani.

‘Le autorita’ italiane devono lasciarsi alle spalle la ‘Emergenza nomadi’, fornire un rimedio alle violazioni dei diritti umani causate dallo stato d’emergenza e adottare misure per garantire, a Roma e in ogni altra parte d’Italia, il diritto dei rom a un alloggio adeguato’ – ha concluso Tigani.

L’azione urgente e’ disponibile all’indirizzo:
http://www.amnesty.it/rischio-sgombero-forzato-rom-Roma