Coloro che mi conoscono da molto tempo sanno bene che non sono né fazioso, né sedizioso e nemmeno un cospiratore estremista, né qualsiasi cosa risulti da queste parole usate per giocare a nascondino con una vera riflessione. Sono semplicemente un cittadino che desidera continuare a vivere in un paese libero e informare liberamente.

Per varie settimane ho girato nelle strade di Parigi perché volevo vedere di persona, senza bende e senza idee preconcette, cosa succedeva durante le mobilitazioni dei gilet gialli.

Devo esprimervi oggi la mia costernazione, sia per quanto percepito sul campo, sia per la documentazione dei fatti da parte dei media “convenzionali” e delle autorità. Siamo in pieno “story telling”.  Poi ci sono le persone che appaiono alla televisione (“editorialisti”, ex politici riciclati professionalmente come filosofi) e parlano, parlano e parlano sulla base di materiale che c’entra poco con la realtà. E lo chiamano “dibattito”. A dir la verità, queste persone non fanno altro che parlare di se stesse.

In realtà, ci troviamo in una sillogistica ben definita, dove le false premesse – maggiori e minori – possono portare solo a conclusioni errate. Lo sappiamo da Aristotele: quando le proposizioni sono presentate e assunte come vere, il sillogismo permette di confermare la validità formale della conclusione, il che è necessariamente vero se le premesse sono vere. Il cerchio si chiude e questo è infernale dal punto di vista generale.

  1. I manifestanti vengono messi alle strette davanti a luoghi strategici e simbolici – per esempio, davanti all’Assemblea Nazionale – in modo che la situazione sia tesa o sfugga al controllo per ottenere immagini scioccanti destinate a screditare il movimento? Oggi posso dirlo: la risposta è sì.
  2. Persone che non hanno nulla a che fare con il movimento, vestite di nero dalla testa ai piedi, che a volte indossano un gilet giallo per mescolarsi alla folla sono impunemente coinvolte in atti di estrema violenza? Oggi posso dirlo: la risposta è sì.
  3. Il Ministero dell’Interno sta manipolando le cifre per minimizzare l’entità delle manifestazioni, presentate solo come azioni di alcuni invasati che vogliono rovesciare la Repubblica? Oggi posso dirlo: la risposta è sì.
  4. La maggior parte dei media audiovisivi sta raccontando una storia “piena di rumore e furia” per riprendere il riferimento di Faulkner a Macbeth, aderendo perfettamente alle versioni ufficiali fornite dal potere esecutivo? Oggi posso dirlo: la risposta è sì.
  5. E’ legittimo porsi la domanda sull’origine di questi individui vestiti di nero perfettamente addestrati e organizzati? Black Block? Poliziotti infiltrati? Mercenari utilizzati per corrompere il movimento e mostrare solo la parte violenta? Oggi posso dirlo: la risposta è sì.
  6. Gli agenti di polizia della Brigata Anti-Criminale (BAC) sono presenti durante le manifestazioni per mantenere l’ordine in modo pacifico, prendendo la distanza necessaria a gestire la situazione? Oggi posso dirlo: la risposta è no.
  7. Le misure prese dai centri di comando (c’è molto da dire sull’argomento, ma lo farò in un altro post) mirano a proteggere i manifestanti e a mantenere l’ordine? Oggi posso dirlo: la risposta è no.
  8. C’erano infiltrati provenienti dall’islamismo radicale in alcuni movimenti dei gilet gialli? Oggi posso dirlo: la risposta è sì, soprattutto il 1° dicembre all’Arco di Trionfo con più di 70 persone identificate nelle stazioni della Rer (treni regionali, N.d.T.)  In metropolitana e sulle strade tutti potevano circolare. La prefettura di polizia di Parigi e il Ministero dell’Interno sapranno immediatamente di cosa sto parlando.

Per concludere: non avrei mai potuto scriverlo se mi fossi accontentato, come molti, di raccontare la storia “dell’uomo che ha visto l’uomo che ha visto l’orso”. (N.d.T. Espressione che si riferisce a come la distorsione di una testimonianza ricevuta da un testimone diretto aumenti quando passa attraverso una o più persone. Vedere l’orso significa avere informazioni dirette senza passare attraverso intermediari. Toccare l’orso significa andare a cercare informazioni dirette e non deformate da ciò che gli altri dicono, giacché i media tradizionali non sono affidabili).

Il movimento dei gilet gialli si sta esaurendo e dividendo a causa di infiltrazioni perfettamente orchestrate, rappresentate e drammatizzate da un governo che continua a muoversi in base allo slogan “progressisti contro populisti”. I media offrono le immagini giuste e organizzano i dibattiti.

Si tratta di una macchina perfettamente oliata e non è esattamente una cospirazione. E’ un fenomeno che va avanti da decenni ed è cresciuto da quando la politica è diventata “una professione” e da quando i media dipendono fortemente da azionisti che fanno affari con lo Stato a livello strategico. Aggiungiamo i giornalisti che cercano di compiacere il Principe e una bella dose di autocensura ed ecco questo scisma tra realtà e fantasia. Anzi, non è uno scisma, ma una penisola. (N.d.T. Quello che dovrebbe essere uno scisma,  una rottura, una divisione tra realtà e fantasia è diventata una penisola geografica, cioè un passaggio di terra che unisce due masse continentali, un passaggio tra realtà e fantasia, senza più separazione).

Unico, piccolo problema: i social media, le trasmissioni in diretta su Facebook, la circolazione delle informazioni, “i Galli refrattari”. Sarà molto difficile incarcerare o imprigionare centinaia di migliaia di francesi semplicemente perché non ingoiano la “verità ufficiale”. Cosa ne pensano Alexandre Benalla e Iskander Makhmudov? [N.d.T. Iskander Makhmudov è un oligarca russo con cui A. Benalla ha firmato un contratto di sicurezza e sul quale è in corso un’indagine per corruzione, perché in quel momento A. Benalla lavorava nel servizio di sicurezza del presidente francese E. Macron.]

L’autore: Didier Maisto, presidente di Sud-radio.

Fonte: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=61950262638385050666637&id=1000