Il ‘clima politico’ italiano si sta surriscaldando. Giovani e studenti che protestano contro il genocidio dei palestinesi, il riarmo europeo e il governo in carica vengono aggrediti da squadre di neofascisti.
Inoltre, mentre in parlamento si parla di abrogazione degli articoli 613- bis e 613-ter del codice penale, cioè delle norme concernenti i reati di tortura e istigazione alla tortura, e delibera in merito al disegno di legge n° 1627, detto ‘Gasparri’, ovvero alla repressione del dissenso politico conseguente all’equiparazione dell’anti-sionismo all’anti-semitismo (così a una nuova forma di ‘legge razziale’), anziché proteggere le vittime dalle violenze verbali e fisiche dei ‘maranza’ *, le forze dell’ordine impediscono oppure ostacolano lo svolgimento di manifestazioni dei cittadini pacifisti e non-violenti.
Eppure il 3 ottobre scorso a Milano era accaduto un fatto che tutto il mondo ha ammirato, perché emblematico dello ‘spirito che si aggira…’ nel presente, cioà dell’ideale pacifista espresso e messo in pratica nelle proteste dei giovani, e non solo, contro il genocidio dei palestinesi, contro il riarmo, contro la militarizzazione delle scuole,… e contro la repressione delle loro contestazioni.
Le forze dell’ordine erano intervenute per disperdere un gruppo di manifestanti che aveva bloccato la tangenziale Est. Contro i giovani, che avevano reagito lanciando sassi e bottiglie, erano stati sparati i fumogeni e, in un momento di ‘quiete dopo la tempesta’, una ragazza si è rivolta agli agenti di polizia schierati in assetto antisommossa dicendo:
Siete esseri umani esattamente come noi. Volete davvero questa cosa? Avete scelto questo lavoro per questo? Per combattere le ‘zecche’? Ci manganellate se noi attacchiamo? Se vogliamo passare?
Sorprendentemente, la squadra di poliziotti ha abbassato gli scudi…
Questa vicenda è stata documentata da FANPAGE nel video-reportage che la mostra insieme all’intervista alla protagonista, da allora soprannominata zecca.
E, con la rapidità in cui accadono nel villaggio globale, immediatamente sono stati appellati zecche tutti i coetanei e consimili dell’adolescente milanese, i giovani ribelli della Gen Z – ovvero Generazione Z – e, dai figli dei fiori della Generazione silenziosa ai Boomers in gioventù antagonisti e Millenials della Generazione Y, tutti i contestatori oggi ‘attempati’.
Nel 1997 accadeva che Internet è diventato il www, un sistema di comunicazione e interazione telematiche globale. Prima era un sistema di interconnessione tra computer della NASA elaborato da un pool di ricercatori delle facoltà di informatica delle università americane, che fornirono le proprie ‘scoperte’ alle forze armate della propria nazione senza rinunciare al diritto di fruirne e impiegarlo per usi civili.
Curiosamente… in Italia questo fatto così emblematico, tanto che ha avuto l’effetto di introdurre un neologismo nel vocabolario comune, in titoli e testi delle notizie e nei post sui social-media, invece è passato inosservato.
Quel che a Milano ha detto, e con le proprie parole fatto, la prima ‘zecca’ purtroppo non è stato saputo o capito proprio dagli italiani, persino da molti che in questo periodo così caotico e frenetico sono tanto vigili e reattivi ai fatti che accadono nel proprio paese e nella proprie città e anche in ogni paese e città del mondo.
In quei giorni di settembre e ottobre le cronache italiane ponevano all’attenzione dell’opinione pubblica gli scontri che avvenivano ad alcune – non tutte, anzi a solo poche delle tante – iniziative organizzate e promosse da molteplici associazioni e a cui partecipava una ‘marea’ di persone.
Nelle giornate tra il 22 settembre e il 3 ottobre e anche successivamente hanno fatto enorme clamore, e scalpore, i ‘tafferugli’ provocati da pochi facinorosi che, come testimoniato dai presenti, non erano aggregati alle formazioni dei manifestanti.
Inoltre, anziché su finalità e dimensioni delle contestazioni contro il genocidio dei palestinesi, contro il riarmo europeo e contro il governo italiano in quei giorni in cui si preparava lo sciopero nazionale del 3 ottobre i mass-media e i social-media si sono concentrati su un dettaglio del commento di Giorgia Meloni alle proteste: durante un comizio a Lamezia Terme a sostegno del candidato di Forza Italia alle elezioni regionali, il 30 settembre la leader di Fratelli d’Italia e premier della nazione aveva dichiarato: «Le forze dell’ordine devono perdere tempo con i figli di papà dei centri sociali che stanno creando problemi alla Sapienza dove hanno sostituito la bandiera dell’Europa con quella della Palestina».
E, facendo esplicito riferimento alle iniziative degli studenti universitari che occupavano gli atenei chiedendo alle autorità accademiche di intervenire in soccorso degli assediati a Gaza interrompendo le collaborazioni scientifico-culturali con le istituzioni, le forze armate e il governo di Israele, Giorgia Meloni concluse: “E qui a sinistra ci sarà un cortocircuito”.
I fatti hanno smentito la ‘lettura’ della realtà e, così, anche la previsione della premier.
Anziché andare in tilt lo schieramento ‘pro-pal’ si è rafforzato e mentre i giovani, e non solo, che contestano gli interventi del governo Meloni nelle scuole, e non solo, e che manifestano pacificamente nelle piazze italiane, a infervorasi e a “far perder tempo” e a imbarazzare le forze dell’ordine sono stati, anziché le ‘zecche’ da lei vituperate, i ‘maranza’ che la sostengono.
Ad agire con spavalda, arrogante e violenta veemenza infatti sono i baldanzosi militanti nell’area politica ‘di destra’, la stessa della leader dei neo-conservatori, quindi non i pacifisti, non-violenti e anti-militaristi che ambiscono a debellare la guerra e si proclamano obiettori di coscienza e disertori, bensì gli arditi nostalgici del Ventennio – cioè neofascisti e neonazisti – che si dichiarano patrioti e a parole onorano le forze armate… e che sono gli avversari degli oppositori al governo della premier.
Lo dimostrano le recenti aggressioni di neo-fascisti agli studenti ‘di sinistra’ che volantinano e manifestano davanti alle scuole (al Liceo Einstein di Torino, al Liceo Curie di Pinerolo – anche imbrattato con la scritta “Zecche rosse per voi le fosse”) e nelle scuole occupate (il Liceo Leonardo da Vinci di Genova, a Roma il Liceo Bramante e il Liceo Righi), inoltre le intimidazioni di neo-nazisti al reporter che a Novara documentava un’iniziativa organizzata dai gruppi aderenti al Comitato Remigrazione e Riconquista,… e il licenziamento del giornalista che ha domandato alla portavoce della Commissione Europea di riferire in merito alla ricostruizione di Gaza come dell’Ucraina.
Curiosamente… il 3 gennaio 1925 all’interrogazione parlamentare sul delitto Matteotti, cioè l’assassinio del socialista che stava pubblicando il secondo ‘bilancio’ del primo anno del governo fascista e una decina di giorni prima alla Camera aveva contestato i risultati delle elezioni appena svolte e denunciato illegalità, abusi e violenze commessi dai fascisti, Benito Mussolini proclamò:
dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto… Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi
Memori di questi fatti accaduti cent’anni fa, in questi giorni alcuni deputati hanno posto la questione all’attenzione dei propri colleghi parlamentari e degli attuali governanti con i seguenti interventi:
- Grimaldi, AVS : “Giorni a parlare delle vetrine rotte a Milano, non una parola sulle nefandezze fasciste”
* MARANZA – Definizione ed etimologia data dalla Enciclopedia della lingua, storia e cultura italiana ‘Treccani’, Vocabolario – neologismi / 2025 : Giovane che fa parte di comitive o gruppi di strada chiassosi, caratterizzati da atteggiamenti smargiassi e sguaiati e con la tendenza ad attaccar briga, riconoscibili anche dal modo di vestire appariscente (con capi e accessori griffati, spesso contraffatti) e dal linguaggio volgare. | Negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, abitante perlopiù delle periferie urbane, non per forza giovane, zotico, rozzo, vestito in modo vistoso, che cerca di mettersi in mostra; tamarro; talvolta anche in funzione agg.le, sempre posposto. ◆ È la Torino “maranza”, quella che mal sopporta limitazioni, blocchi del traffico e che non è disposta a rinunciare alla propria auto. (Fabio Marzano, Repubblica, 15 febbraio 2004) • «Ci siamo conosciuti a Radio Deejay, Cecchetto mi disse che mi affiancava a un maranza, un coatto…». (Fiorello intervistato da R.[enato] Fra.[nco], Corriere della sera, 9 febbraio 2020) • Negli Anni Ottanta Milano, e non solo, era popolata dai maranza: chi erano? Questo termine gergale della lingua italiana indicava i classici tamarri o coatti: individui rozzi e zoticoni, che amavano esibire look e comportamenti esibizionisti, ostentati e di cattivo gusto. Poi, per qualche decennio la parola è passata di moda, ma quest’estate è tornata in voga in una versione aggiornata, anche grazie al potere virale di TikTok. (True-news.it, 19 settembre 2022) • Importunare passanti, turisti e coetanei per le strade delle città. Questo lo scopo dei “maranza”, gruppi di ragazzi, sempre più diffusi in tutta Italia, che consumano estorsioni, minacce e aggressioni. Si tratta di un fenomeno sociale nato dai social media, in particolare dalla piattaforma TikTok, che ha iniziato a farsi conoscere all’inizio della scorsa estate. (Tg24.Sky.it, 26 ottobre 2022) • I maranza di oggi rappresentano però una versione aggiornata, capaci di tornare alla moda grazie a un look più definito rispetto al passato. Infatti un Maranza è riconoscibile grazie al proprio stile: tuta, acetata, maglie ufficiali delle squadre di calcio, giacca smanicata, cappellino o bandana. L’accessorio più iconico è però la tracolla, che è il vero protagonista di una serie di altri accessori come collane e orologi. Ad amalgamare tutti gli ingredienti della ricetta c’è il marchio. Infatti gli abiti e gli accessori indossati dai maranza sono molto spesso, se non nella totalità dei casi, griffati, ovvero di marca. (Giorgia Bonamoneta, Money.it, 1° giugno 2023) • Certamente gli autori degli scontri hanno avuto l’apporto significativo di soggetti che gravitano attorno alla stazione, delinquenti comuni che magari non vedevano l’ora di sfogare il loro rancore verso le forze di polizia, altrimenti non si spiegherebbe un passaggio così repentino dal corteo alla guerriglia urbana. Però non è una novità: a Milano i «maranza» si erano già visti durante il corteo del 25 aprile, in piazza Duomo, così come è nota la loro rapidità nell’entrare in azione, picchiare e sparire, lasciando ad altri il conto da pagare. (Simone Marcer, Avvenire.it, 23 settembre 2025).










