Un tema che non potevamo non toccare in Donne che costruiscono il futuro, verso una cultura nonviolenta è la richiesta di un reddito di base per tutta la popolazione. Per questo, abbiamo parlato con Mayte Quintanilla, umanista e presidente di Humanistas por la Renta Basica Universal.

Negli ultimi anni, specialmente da quando la pandemia di Covid-19 è entrata nelle nostre vite, il movimento per assicurare la sussistenza a tutta l’umanità è cresciuto significativamente. E questo, attraverso la richiesta di un reddito di base universale e incondizionato.

Attualmente si sta sviluppando un’iniziativa dei cittadini europei per la richiesta di un reddito di base incondizionato per tutti i cittadini dell’Unione europea. “Questo è un meccanismo che esiste nell’Unione per chiedere la realizzazione di un progetto. Per fare questo, è necessario raccogliere un totale di un milione di firme, da almeno 7 paesi a seconda della popolazione di ogni paese. Se si raccolgono, allora la Commissione Europea e il Parlamento devono ascoltare la proposta e devono pronunciarsi. In caso di esito positivo, devono spiegare cosa faranno per trasformare la proposta in realtà”.

Per firmare questa iniziativa, ecco il codice QR

 oppure clikkate su questo LINK:

https://eci.ec.europa.eu/014/public/#/screen/home

E riguardo al futuro a cui aspira, Mayte propone un rimodellamento sociale ed economico: “Dovremmo quantificare le risorse [che abbiamo] e la loro gestione efficiente. Questo cambiamento sociale deve essere accompagnato da nuovi valori, per creare un nuovo essere umano, in cui la compassione è sentirsi parte dell’altro e l’altro parte di te”.

Se eliminiamo quella grande menzogna che è ‘la sensazione della scarsità’ nell’ambiente”, conclude Quintanilla, “cioè che non c’è abbastanza per tutti, quindi bisogna accumulare, risparmiare e diventare egoisti rispetto agli altri per sopravvivere, se eliminiamo quel senso della scarsità nell’ambiente, cosa succederà dentro le persone? Penso che faremo un salto evolutivo e ci troveremo di fronte a una realtà totalmente diversa”.

Vi lasciamo qui l’intervista, godetevela!

Trascrizione dell’intervista

Juana Peres, Pressenza

Buongiorno, siamo qui con Mayte Quintanilla. Benvenuta in Pressenza, è benvenuta a “Donne che costruiscono il futuro”, benvenuta a casa.

MQ: Grazie mille, Juana, e grazie per avermi invitata.

JP: Parliamo di Mayte Quintanilla. Oltre ad essere umanista e membro della rete per il Reddito di Base, come ti presenteresti?

MQ: Sono nata in Spagna negli anni Sessanta, ero giovane negli anni 80, figlia di una bambina del dopoguerra. Sempre mi sono sentita a disagio nel mondo in cui sono nata e mi sono ritrovata senza volerlo. Alla fine della mia adolescenza ho avuto la fortuna di incontrare anche altri che si sentivano abbastanza a disagio, erano gli umanisti che proclamavano che l’essere umano ha un grande potenziale e che ha il diritto di superare la sua sofferenza e lottare per cambiare questo mondo scomodo. Quindi c’era la speranza di poter cambiare questo mondo ingiusto e di superare la sofferenza nel nostro interiore, questo ha illuminato il mio percorso. Questo mi da la forza di affrontare la vita ogni giorno e di trovare il senso nel fatto che qualcuno ha avuto il coraggio di mettermi al mondo. Sono un’umanista impenitente. E sono a favore della nonviolenza che mi sembra molto più efficiente anche se quelli che narrano la storia parlano di una concatenazione di guerre. Al contrario credo che la storia si sia costruita in altri momenti, in cui le persone non cercavano di accaparrarsi le risorse, le vite e la felicità degli altri. Sono una semplice attivista umanista.

JP: È da un po’ di anni che sei attivista della rete per il Reddito di Base Universale e Incondizionato e di fatto sei la Presidente del Collettivo, dell’associazione Umanisti per il Reddito di Base Universale. Puoi raccontarci cos’è il Reddito di Base, come se non ne sapessimo niente?

MQ: Mi sono messa dentro questo tema del Reddito di Base per puro caso. Mi sono arrivate molte mail da questi collettivi, sono andata a una riunione informativa, ma non ci ho sentito nulla, perché c’erano due ragazze chiacchierone che parlavano davanti a me e c’era una pessima acustica. Sono rimasta un po’ e poi ho parlato con un ragazzo che e lì e gli ho chiesto se poteva venire a spiegare di cosa si trattava e l’ho invitato a un nostro locale umanista. Lui è venuto e ce l’ha spiegato e ci è sembrato fantastico, perché era un modo per rendere tangibili i principi che noi umanisti avevamo sempre sostenuto. É un modo di portare alla pratica e nei fatti i diritti che tutti noi esseri umani abbiamo. Perché non serve a niente se i diritti sono sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nelle costituzioni e nei codici civili dei paesi, ma poi nella realtà non sono messi in pratica perché tantissime persone sono senza le risorse per poter accedere ai loro diritti. Quindi il Reddito di Base cos’è? E’ una assegnazione monetaria che viene data a tutti gli esseri umani per il semplice fatto di essere nati. A che titolo? Nel quadro della ridistribuzione della ricchezza. Perché il reddito che viene prodotto in questo mondo è l’eredità e la conseguenza delle conoscenze e del progresso tecnologico che è stato raggiunto da tutta l’umanità. Siamo quindi in un momento storico in cui ci sono pochissime persone che hanno accumulato tutta la ricchezza del pianeta. Ci sembra che sia giunta l’ora di modificare questo modo di relazionarsi con il mondo e riconoscere che tutti hanno il diritto di vivere. E per il momento, finché la moneta servirà a qualcosa, il modo pratico per farlo è atraverso la moneta. Tutti gli esseri umani del pianeta dovrebbero ricevere un’assegnazione monetaria per poter procurarsi tutto ciò di cui hanno bisogno. Dev’essere individuale, da dare a ogni essere umano, non per famiglia o per gruppo, no, a ogni persona, dal momento che nasce fino al momento che muore. E dev’essere incondizionato, cioè non devi giustificare nulla, la ricevi perché ti spetta. Dev’essere sufficiente per coprire le necessità di base, almeno sopra la soglia di povertà. Questa soglia si calcola in base al costo della vita, che qui in Europa viene calcolato dall’Eurostat (istituto statistico europeo), e dev’essere dato mensilmente, per poter stare al di sopra della soglia di povertà. Questo è il Reddito di Base Universale, ne più ne meno, e non ci sono gradualismi. Ci pare una causa meravigliosa e insieme a molti altri amici siamo sempre più impegnati a convincere le persone che hanno il diritto di vivere. Questa è una cosa grandiosa perché vuol dire mettere i principi e i valori umanisti al servizio di una grande causa. Noi diciamo alle persone: tu sei degno, tu vali perché sei un essere umano, che è un potente creatore e trasformatore del mondo. Tu hai il diritto di vivere.

JP: Cosa stai facendo in questo momento nella rete per il Reddito di Base Universale, in Spagna, in Europa?

MQ: È un ottimo momento, bellissimo. Abbiamo preso contatto nella rete del Reddito di Base tra attivisti di tutta l’Europa e ci è sembrato interessante tornare a proporre un’Iniziativa dei cittadini per potenziare questa idea a livello europeo. Quindi ci siamo organizzati, c’eravamo noi Umanisti per il Reddito di Base ed eravamo ogni volta di più in tutte le riunioni, ci siamo messi d’accordo con questi altri amici di 27 paesi e abbiamo creato il testo e la proposta per rivolgerci all’Unione Europea. In cosa consiste un’Iniziativa dei cittadini europei? È un meccanismo che esiste per poter chiedere alle istituzioni UE di mettere in marcia un progetto. Quindi cosa bisogna fare? Va presentato e se viene ammesso alla procedura bisogna raccogliere un milione di firme di almeno 7 paesi dell’Unione Europea, con un minimo per paese che è in relazione alla popolazione. Quindi se si riesce a raggiungere un milione di firme, la Commissione Europea e il Parlamento devono ascoltare la nostra proposta, devono concedere un’udienza e non solo questo. Dopo averci ascoltato devono pronunciarsi sulla proposta, e se si pronunciano positivamente devono spiegarci in modo molto chiaro cosa andranno a fare per realizzarla. Si tratta quindi di un meccanismo molto interessante e che, inoltre, ci permette nel corso di questo anno che avremo a disposizione per raccogliere un milione di firme, di portare in strada, tra la gente, non solo tra i volontari, un sacco di attività per spiegare di cosa si tratta, per far capire che è un diritto e far sì che la base sociale lo rivendichi. Quindi tutte le attività, i dibattiti, qualsiasi cosa che sia originale senza frenare l’immaginazione, tutto questo serve anche per articolare l’attivismo intorno al Reddito di Base Universale. Abbiamo creato una piattaforma di cui già fanno parte più di 30 collettivi a livello della Spagna e stiamo lavorando insieme. È estremamente gratificante perché ci sono gruppi di progettazione, di stampa, di relazione con le istituzioni, di coordinamento, di rete, ci sono persone che creano cose molto divertenti per TikTok, per Instagram, insomma è fenomenale. In mezzo a tutto questo, a parte l’obiettivo delle firme, tutto quello che stiamo facendo lungo il cammino non solo dà grande soddisfazione, ma anche un senso di coerenza. Quest’anno, nonostante le cose tristi che stanno accadendo con la pandemia, dal punto di vista dell’attivismo per il Reddito di Base Universale è stato un momento molto brillante.

JP: Parlavi di firme, questa iniziativa dei cittadini europei richiede la raccolta di un milione di firme, distribuite su almeno 7 paesi. Come procede la campagna?

MQ: Abbiamo già superato la settimana scorsa le centomila firme di tutti i paesi europei, avevamo iniziato a settembre. Ancora non siamo riusciti a trovare la chiave per accendere il turbo e raggiungere rapidamente centomila firme, e stiamo continuando a fare prove. Nel frattempo stiamo imparando strada facendo. Ci hanno prorogato il periodo di raccolta firme fino a dicembre di quest’anno e poi hanno concesso ulteriori 3 mesi per via del Covid. È molto più difficile raccogliere firme in un momento come questo, perché non le si possono raccogliere fisicamente. La gente non vuole toccare i fogli di carta e le penne, tutto si fa per via digitale e hanno capito che dovevano concederci altri tre mesi. È molto facile firmare, entri nella pagina web, si tratta di un’applicazione informatica dell’Unione Europea, metti i tuoi dati e il programma già accerta se ci sono dei doppioni, quindi le firme sono già autenticate nel momento che firmi. Se hai il dubbio di aver già firmato o no, tu prova, il sito ti dirà se hai già firmato precedentemente. Quindi bisogna entrare nel sito “rentabasicaincondicional.eu”, cliccare su “firma” e inserire tutti i tuoi dati. È molto semplice. I dati sono il tuo nome, cognome e n. di documento di identità.

JP: C’è un codice QR che possiamo far vedere a tutte le persone che guardano questa intervista. Chi può firmare? I cittadini dell’Unione Europea? Possono firmare altre persone che non hanno la cittadinanza, che sono di altri paesi?

MQ: Può firmare qualsiasi persona che abbia una cittadinanza europea. Quindi anche se abiti in un altro paese, se hai la cittadinanza di un paese dell’Unione Europea puoi firmare, e devi essere maggiorenne. In Spagna si diventa maggiorenni a 18 anni, quindi gli spagnoli possono firmare a partire dai 18 anni. Ci sono altri paesi che hanno la maggiore età a 16 anni, quindi i cittadini di questi paesi potranno firmare già a 16 anni. Non importa dove si vive, bisogna essere cittadino europeo e maggiorenne.

JP: Siamo qui nello spazio di “Donne che costruiscono il futuro”. Secondo te, quali elementi dovrebbe avere questo futuro a cui aspiriamo, elementi da riscattare dal passato, dal momento attuale o che dovremmo generare? Come ti immagini che possa essere questo futuro, come ti piacerebbe che fosse questo futuro?

MQ: Beh vediamo, mi piace questo tema! Il futuro a cui aspiro dovrebbe, oltre a rimodellare tutta la costruzione, la struttura sociale ed economica, basandosi, a mio avviso, nella quantificazione delle risorse e nella gestione efficiente di queste risorse dell’ambiente, dovrebbe permettere il libero accesso di tutte le persone del pianeta a tutte le loro necessità. Quando parliamo di necessità parliamo delle necessità di base: sanità, educazione, un tetto, l’alimentazione, vestiti, una casa, comunicazioni, energia, formazione, tecnologia. Tutto questo dovrebbe essere a portata di mano di tutti gli abitanti del pianeta. E il lavoro da fare con queste risorse dovrebbe contemplare in modo efficiente il criterio per cui l’uso di queste risorse non distrugga il pianeta. Ossia, utilizzando le conoscenze e la tecnologia per dare un equilibrio a questo lavoro e questa creazione di risorse, in modo che non ci sia materia di scarto, che si ricicli assolutamente tutto. E questo già esiste, esiste tutta la tecnologia e il sapere.

Non lo si sta facendo perché viviamo in un mondo portato avanti per decerebrati. Abbiamo passato altri momenti storici come quando vigeva la legge del più forte, che era più capace di distruggere il villaggio vicino, prendersi tutte le risorse e impalare gli abitanti all’ingresso per far molta paura a quelli che venivano dopo, queste sono le cosiddette gesta gloriose, questi ‘machos’ che hanno creato la storia. Siamo passati da questa legge del più forte alla legge del più idiota. Nel futuro a cui aspiro, passando dalla legge del più idiota e del più forte e poi alla legge del più furbo, c’è anche quella, “io che sono il più intelligente e ottengo tutto”, bisognerebbe arrivare alla legge di tutti, dei diritti di tutti. Questo dal punto di vista dell’ambito sociale.

Ma bisognerebbe produrre anche un cambiamento all’interno dell’essere umano, cioè bisognerebbe modificare non solo la struttura materiale delle cose, ma i valori su cui basiamo le nostre azioni. Quindi anche questi valori hanno bisogno di essere rinnovati. Si tratta di creare un essere umano che prenda contatto con la sua profondità e che con onestà si renda conto o senta che la cosa più importante è l’altro essere umano. Un essere umano che viva in armonia con il mondo in cui vive, dove la compassione non sia pietà, ma sia come sentirsi parte dell’altro e sentire l’altro come parte di sé. Questa mutua solidarietà abita nel cuore dell’essere umano da molto tempo, da sempre. Ma risulta che l’ambiente sociale, il modo in cui abbiamo strutturato la società ha spesso impedito, con il ricatto della sopravvivenza, che questo si possa esprimere. Quindi se riuscissimo ad eliminare quella grande menzogna che è la ‘sensazione di scarsità’, per cui senti che non c’è abbastanza per tutti e bisogna accumulare, risparmiare e diventare egoisti rispetto agli altri per sopravvivere, se eliminiamo quel senso di scarsità nel mondo, cosa succederà dentro le persone? Forse sentiamo un po’ di vertigini a connetterci con noi stessi, perché non abbiamo l’abitudine di farlo, ma se riuscissimo a farlo, cosa succederebbe? Penso che faremmo un salto in avanti, un passo evolutivo verso una realtà totalmente diversa.

Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid. Revisione: Silvia Nocera