Sabato 13 e domenica 14 dicembre a Sesto Fiorentino si è svolta la riunione italiana del Global Movement to Gaza. Si dovevano definire alcuni punti essenziali, come un manifesto condiviso e il lancio della prossima missione umanitaria nonviolenta della Flotilla in primavera. Il programma dei due giorni partiva dalla formazione alla comunicazione nonviolenta, per arrivare alla definizione della struttura e dell’organizzazione, ma si è trovato il modo di esprimere anche i sentimenti che ci animano, per capire cosa ha funzionato e cosa si deve cambiare.

Per due giorni abbiamo cercato di costruire un senso comune da Gaza alla Flotilla e dal movimentismo nonviolento alla Palestina.

La comunicazione nonviolenta serve a riconoscersi nelle diversità. Ogni persona porta con il suo corpo e i sentimenti che la contraddistinguono un carico di speranza, rabbia, indignazione e in ultima analisi la propria irriducibile umanità, fragile e forte, spaventata e coraggiosa, egoista e generosa. Mille sfumature di arcobaleno e di tempesta trovano nell’impegno per la Palestina un significato ideale, troppo umano per essere inquadrato in un manifesto.

Scusate le mie opinabili digressioni.

La volontà politica rischia di trasformarsi in una diga di contenimento della marea di umanità che ha invaso le piazze del mondo per fermare l’inaudito orrore di violenza disumana scatenata contro la popolazione civile dall’esercito israeliano.

Emergency ha aggiornato al 12 dicembre la situazione drammatica e sconvolgente di Gaza: “L’ingresso di beni essenziali nella Striscia è ancora totalmente insufficiente. La tempesta Byron sta colpendo duramente un milione e mezzo di persone già stremate. Nelle scorse ore, le condizioni di vita già estreme, aggravate dal gelo invernale e dalle intemperie che hanno provocato anche il crollo di alcuni edifici, hanno portato alla morte di 14 persone – tra cui tre bambini, una dei quali di appena 8 mesi.”

Mancano dunque aiuti umanitari, perché vengono bloccati da Israele. La finta tregua è servita a disinnescare le rivolte e a oscurare il genocidio. La risoluzione 2803 del Consiglio di Sicurezza ONU sgrava la coscienza dei governi e dei mass media, nominando una pace che non esiste.

Il GMTG, movimento globale per Gaza, si sta preparando ad affrontare questa sfida, dopo la mobilitazione dal basso di milioni di persone sull’onda della Global Sumud Flotilla.

Consentitemi una breve riflessione storica per capire come siamo arrivati ai suprematismi.

Cos’è il terrorismo?

Talebano significa studente e facevano comodo i talebani afgani quando combattevano contro l’Unione Sovietica.

Il terrorismo creato nelle madrase arabe e finanziato dai petrodollari diventò in seguito un boomerang per l’Occidente; il punto di svolta non è stato l’attacco alle Torri Gemelle del 2001, ma il cambiamento della dottrina unipolare americana dopo la fine della guerra fredda.

La tattica terroristica “Shock and awe” fu illustrata nell’omonimo libro, scritto da Harlan K. Ullman e James P. Wade nel 1996, un prodotto dell’Università di Difesa Nazionale degli Stati Uniti (National Defense University of the United States). Sconvolgere per annichilire, terrorizzare per paralizzare. Dal dominio dell’informazione al dominio delle menti, sul campo di battaglia il dominio rapido si realizza con l’impiego  di tutte le armi possibili e coordinate per avere un impatto sconvolgente e mostruoso sul nemico. Gli USA hanno creato il terrorismo di Stato e Israele lo ha applicato ai palestinesi.

Il 90% degli italiani è contro il genocidio a Gaza. Questo rifiuto non è una posizione politica, ma è una reazione umana contro la disumanizzazione dei palestinesi. La Convenzione per la prevenzione del genocidio serviva nel dopoguerra a evitare un altro olocausto. Nella definizione giuridica di genocidio non si deve arrivare a uccidere tutti per definirlo tale. Israele accusa di antisemitismo chiunque osi criticarlo. Questo metodo fa parte della propaganda utile a nascondere i crimini contro i palestinesi. La disinformazione, le falsità, il dominio dell’informazione fanno parte integrante della dottrina militare di Shock and awe. Israele considera l’uccisione dei palestinesi alla stregua di un’operazione di derattizzazione e lo dicono apertamente.

I nostri sentimenti umani ci impediscono di aderire a questo delirio collettivo di suprematismo messianico. Noi vediamo i bambini sommersi dalle macerie e dal fango e non possiamo accettarlo. Anche uccidere un solo civile è un crimine di guerra, figuriamoci un programma di sterminio consapevole. Si chiama genocidio.

E quando le istituzioni chiudono gli occhi, non rimane altro che il cuore generoso dell’umanità in cammino per protestare.