TRATTA. IDOS: BASTA PAROLE, ITALIA FACCIA DI PIÙ CONTRO SCHIAVITÙ
CENTRO STUDI: 50 MLN VITTIME, DA NOI PRESE IN CARICO 762 NEL 2023
(DIRE) Roma, 7 feb. –
Sono almeno 50 milioni le persone vittime di schiavitù nel mondo, soggette a lavoro forzato, sfruttamento sessuale e lavorativo, attività illecite, accattonaggio, un fenomeno che si sovrappone alle migrazioni alimentate da gruppi criminali, eppure nel 2023 il Sitema italiano anti-tratta ha preso in carico solo 762 persone, anche meno rispetto al 2022, quando furono 861.
A lanciare l’appello all’Italia affinché si faccia di più per affrontare il fenomeno è in una nota il Centro studi e Ricerche Idos.
Idos cita i dati dell’ultimo Report del Numero Verde Nazionale Antitratta, secondo cui nel 2023 le nuove prese in carico realizzate dal Sistema italiano sono state 762 (a fronte delle 861 del 2022).
La Nigeria si conferma il primo Paese di origine delle persone assistite dai progetti, insieme a Marocco, Pakistan, Costa d’Avorio, Brasile, Bangladesh, Tunisia, Senegal, Mali.
Secondo Idos, stupisce il numero limitatissimo di stranieri titolari di permessi di soggiorno “per casi speciali” rilasciati a immigrati vittime rispettivamente di: grave sfruttamento lavorativo, con 71 titolari a fine 2023, il che, considerando anche i 69 dell’anno precedente, ha dell’incredibile in un Paese in cui le forme di grave sfruttamento occupazionale degli stranieri, anche sotto caporalato, sono divenute pervasive, evidenziando la debolissima capacità di intercettare le vittime; tratta e sfruttamento, anche connessi a riduzione in schiavitù, a fini di commercio di manodopera, prostituzione o prelievo d’organi, con solo 175 casi, contro i 202 del 2022; violenza domestica, sia essa fisica, sessuale, psicologica o economica, perpetrata anche da ex partner non necessariamente co-residenti, con 169 casi, a fronte dei 131 del 2022.
Luca Di Sciullo, presidente Idos, avverte: “Nella Giornata mondiale contro la tratta commozione o parole di circostanza non bastano: servono urgentemente azioni concrete di giustizia, decisioni e politiche che tutelino i diritti di chi migra, senza prolungarne inutilmente viaggio e sofferenze, pur di tenerle lontane”.
“Muri e fili spinati”, conclude, devono lasciare spazio a “una liberazione da schiavitù e sfruttamento”.
Il Centro Studi invoca politiche migratorie che mettano al centro le persone e i diritti umani fondamentali in occasione dell’11° Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra oggi, 8 febbraio.
La Giornata è stata istituita nel 2015 da Papa Francesco in ricordo di santa Giuseppina Bakhita, suora sudanese vittima di tratta, e Idos aderisce in qualità di ‘Ambasciatore di speranza. Insieme contro la tratta di persone’.
A livello mondiale, secondo stime delle Nazioni Unite, sono almeno 50 milioni le persone vittime di schiavitù nel mondo.
Il fenomeno colpisce in particolare donne, bambini, migranti e rifugiati: 1 vittima su 3 è un minore e, nello sfruttamento sessuale, quasi 8 su 10 sono donne.
Guerre, povertà, disuguaglianze, crisi climatiche, persecuzioni hanno portato le persone costrette alla migrazione forzata a quasi 120 milioni;
parallelamente, il proibizionismo migratorio e l’esternalizzazione delle politiche di contrasto – affidate a Stati terzi quasi mai rispettosi dei diritti umani – rendono le rotte migratorie verso l’Ue sempre più pericolose e letali, favorendo la caduta nelle reti del traffico e dello sfruttamento di esseri umani.
Idos avverte che la tratta transnazionale, diretta in gran parte verso l’Europa, è un mercato che alimenta potenti organizzazioni criminali, al pari del traffico di armi o di stupefacenti, spesso grazie all’interconnessione tra questi fenomeni.
L’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) stima che ogni anno nel mondo ci siano circa 2,5 milioni di nuove vittime e che queste siano in totale 25 milioni.
Eppure, osserva Idos, i Paesi europei destinatari dei flussi migratori si rappresentano come vittime dei movimenti di persone e si organizzano per aggirare e rendere ineffettivo il diritto internazionale, faticosamente costruito nel Novecento sulle ceneri delle atrocità della Seconda guerra mondiale.
Idos continua segnalando che sul complesso fenomeno della tratta, i dati scarseggiano.
Tuttavia, nel quinquennio 2017-2021 il database del Counter Trafficking Data Collaborative ha registrato circa 29mila vittime a livello europeo, nel 53% dei casi a scopo di sfruttamento lavorativo e nel 43% per sfruttamento sessuale.
L’84% sono adulti, per il 66% donne, ma vi è anche un 16% di minori.
Altri dati della Commissione Europea (Data collection on trafficking in human beings in the Eu) evidenziano che le donne sono la quasi totalità (92%) delle vittime per sfruttamento sessuale, mentre gli uomini costituiscono oltre i due terzi (68%) di quelle per sfruttamento lavorativo.
Nell’ultimo decennio i canali di ingresso delle vittime di tratta si sono intrecciati con le rotte delle migrazioni non programmate, utilizzate dalle organizzazioni criminali per introdurre in Italia e in Europa anche persone destinate allo sfruttamento.
Così, i reati di traffico di migranti (migrant smuggling) e tratta di esseri umani (human trafficking) si fondono pericolosamente e diventano sempre meno distinguibili.
Secondo Idos, diventa quindi essenziale riconoscere le vittime di tratta e sfruttamento, favorirne l’emersione e avviarle a percorsi di accoglienza protetti.