La lettera aperta è partita da un gruppo di accademici indiani, molti dei quali attivi in prestigiose università di tutto il mondo, tra cui Suvrat Raju, scienziato nell’ambito della quantistica e dei buchi neri e ha raccolto in pochi giorni l’adesione di accademici e intellettuali di rango, tra cui Gayatri Chakravorti Spivak, famosa nell’ambito dei cosiddetti Subaltern Studies, giungendo a  quasi mille nominativi. 

Gent.ma Nemat Minouche Shafik
Presidente della Columbia University di New York

Siamo un gruppo di scienziati e accademici che insegnano in varie Università di tutto il mondo. Le scriviamo per esprimere la nostra costernazione per la sua decisione di invitare il Dipartimento di Polizia di New York ad arrestare i manifestanti filo-palestinesi nel campus della Sua Università.

Questi manifestanti stavano dimostrando contro la brutale offensiva israeliana a Gaza, che è ormai entrata nel suo settimo mese. In questo arco di tempo, Israele ha ucciso più di 34.000 palestinesi, la maggior parte dei quali sono donne e bambini.

La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito da tempo che la campagna di Israele potrebbe plausibilmente equivalere a un genocidio.

La Comunità Internazionale ha ripetutamente chiesto a Israele di fermare questa guerra.

Nel dicembre 2023, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione a stragrande maggioranza che chiedeva un immediato cessate il fuoco per motivate ragioni umanitarie.

Nonostante ciò, gli Stati Uniti hanno continuato a finanziare questa violenza e a proteggere Israele dalle ripercussioni diplomatiche.

I media statunitensi si sono ben guardati dal documentare con l’accuratezza e precisione che sarebbero state necessarie l’impatto atroce della guerra sulla popolazione civile della Palestina e questo ha permesso al governo degli Stati Uniti di continuare nelle sue politiche sebbene indifendibili.

Plaudiamo ai manifestanti della Columbia e di altre città degli Stati Uniti per aver guardato oltre questa cortina di fumo. Solidarizziamo con la loro volontà di opporsi al proprio governo in difesa dei diritti umani dei palestinesi e di chiedere il disinvestimento dal complesso militare industriale di Israele. Siamo colpiti dai loro sforzi per costruire una coalizione il più possibile inclusiva per sostenere pacificamente queste richieste. La Columbia dovrebbe essere orgogliosa dei membri della sua comunità che si sono uniti a queste proteste. Le proteste alla Columbia e in altri campus americani sono precisamente le azioni empatiche, informate e coraggiose che sono più necessarie in questo momento di crisi.

Anche nel caso in cui l’amministrazione della Columbia University non fosse d’accordo con i manifestanti, era vostra responsabilità proteggere il loro diritto di esprimere le loro opinioni. Comprendiamo che le proteste siano state dirompenti e tuttavia, questa è la natura delle proteste, specialmente quelle che riguardano questioni così serie.

Come ebbe a scrivere tempo fa il professore della Columbia University Edward Said a proposito della sua difesa dei diritti dei palestinesi dall’interno dell’accademia: “Il nostro ruolo è quello di ampliare il campo di discussione, non di fissare limiti in accordo con l’autorità prevalente”.

Le vostre azioni hanno indebolito le norme democratiche all’interno dell’Università e minato la reputazione dell’Università nella comunità accademica internazionale.

La invitiamo a revocare immediatamente qualsiasi azione disciplinare intrapresa contro i manifestanti e a prendere provvedimenti immediati per garantire che le accuse contro coloro che sono stati arrestati vengano ritirate.

24 aprile 2024