Safina e Ataya è un libro di Alessia Belli pubblicato da Libreria Dante & Descartes che tratta un tema abbastanza dimenticato e cioé quello che succedeva nelle navi quarantena piene di migranti durante la pandemia da Covid.

Safina e Ataia non sono, come penseranno i più guardando la copertina, due persone ma sono da un lato il nome arabo per nave e dall’altro la parola wolof che indica il té ma anche la complessa cerimonia per prepararlo che chiunque si è aggirato da quelle parti conosce benissimo e da cui è stato assolutamente affascinato.

Alessia è una volontaria che si occupa un po’ di tutto nel lavoro di assistenza sulle varie navi quarantena che si sono succedute durante l’emergenza e su cui i migranti dovevano restare prima di seguire la trafila dell’arrivo vero e proprio in Italia, un’ulteriore e inaspettata dilazione dell’agognato arrivo nella Terra Promessa, come è per molti di loro il continente europeo.

Il libro è come un diario che dipinge tavolozze di umanità in cui l’autrice si è trovata, così come ci si trova in un microcosmo rarefatto dove mille storie si intrecciano e che Alessia racconta con molto trasporto, ironia, intensità e soprattuto un grande amore per questa grande varietà di esseri umani con cui ha avuto la fortuna di entrare in contatto.

Perché in effetti Alessia ci ricorda che avere la fortuna di aiutare chi è stato meno fortunato è un grande privilegio e un modo fantastico di passare la propria vita, di scoprire inaspettate umanità, nuovi mondi, diversi modi di fare le cose… E, se siamo aperti e ricettivi, questi incontri non possono far altro che arricchirci e spingerci nel nostro fare per il cambiamento, per un mondo giusto, dove le opportunità siano per tutti e di tutti.