Leticia Ortega de Ceballos vive a 170 chilometri di distanza dal centro di Los Angeles (d’ora in poi, LA). Ha dichiarato a “Counter Punch” che dorme in auto per poter fare due lavori di pulizia: uno al Loews Hollywood Hotel, l’altro al Glendale Hilton. Anche il cuoco Jovani Ramirez svolge due lavori: inizia alle 6 del mattino al Beverly Hilton Hotel, poi fa altre ore al Century Plaza; spesso, per sostenere la sua famiglia, svolge anche un terzo lavoro come autista Uber. Francisa Gutierrez guida per un’ora e mezza da San Bernardino per andare a lavorare come governante all’Intercontinental Hotel di LA; spiega al “LA Times” che “la babysitter guadagna la metà di quello che guadagno io”; Francisa guadagna 22 dollari l’ora, di cui 1.800 dollari al mese se ne vanno per l’affitto e 200 per il gas.

Poco citate sui giornali, spesso donne centro e sudamericane non giovanissime, suonano tamburi e trombette vuvuzelas durante i picchetti di fronte ai grandi hotel della “Città degli Angeli”. E’ il loro momento, per meglio dire la loro necessità, di rendersi “visibili”, gridando slogan davanti ai grandi alberghi dove lavorano. Sono 32.000 le lavoratrici e i lavoratori di 62 grandi e lussuosi hotel (cameriere, cuochi, lavapiatti, addetti/e alla reception e alla pulizia delle camere) il cui precedente contratto di lavoro è scaduto il 30 giugno. Dal 1° luglio alternano scioperi articolati, organizzati dal sindacato Unite Here Local (Sezione)19.

Come riportato da “Business Insider”, un pernottamento in uno di quegli hotel, ad esempio il Waldorf Astoria di Beverly Hills, costa di base 995 dollari. Maribel Reyes, madre single di 41 anni che lavora come cameriera in quell’hotel, ha detto a “Business Insider” che guadagna 25 dollari l’ora e porta a casa uno stipendio mensile di 2.400 dollari, rapidamente divorato dalle spese per l’affitto e per l’assistenza ai suoi figli.

La storia di queste donne e uomini è l’immagine impietosa della crisi degli alloggi nelle grandi città della California, il più ricco Stato dell’Unione. Crisi che impone una vita con pochi momenti da dedicare alla famiglia e ai propri interessi e un pendolarismo di levatacce per raggiungere a chilometri di distanza il posto di lavoro, oppure notti passate a dormire in auto per non tornare a casa tutte le sere e spendere così meno benzina.

La piattaforma per il rinnovo del loro contratto contiene anche la proposta di un fondo abitativo a favore della forza lavoro (e dei tantissimi senzacasa), finanziata da una tassa del 7% sui prezzi dei soggiorni in hotel. Chiede inoltre un aumento immediato di 5 dollari l’ora e di 3 dollari per ognuno dei successivi tre anni di contratto. Cioè, un incremento totale di 11 dollari l’ora.

Los Angeles ha accolto lo scorso anno 46 milioni di turisti e i profitti degli hotel sono andati alle stelle, ma gli accordi sindacali di questa vertenza procedono, hotel per hotel, con estrema lentezza. Con gli ultimi firmati in questo fine novembre, sono solamente 5 gli alberghi nuovamente contrattualizzati. Seppur non ancora esplicitati nei contenuti, le intese prevedono, oltre agli aumenti salariali, quelli per l’assistenza sanitaria e pensionistica (che negli USA si devono trattare a livello aziendale) e carichi di lavoro più ragionevoli, con conseguente incremento del personale,

Le lavoratrici in sciopero, oltre ad aver subìto aggressioni da parte di alcune guardie private e ospiti degli alberghi, sono anche oggetto di ritorsioni e provvedimenti disciplinari per le casistiche più varie, sul lavoro o per il troppo rumore delle loro proteste. Chi partecipa ai picchetti viene talvolta filmato dalle direzioni degli hotel e minacciato di arresto se non in possesso di puntuali permessi di soggiorno.

Non sempre gli hotel sono altrettanto in regola come chiedono agli scioperanti: ad agosto, la società cinese Shenzen New World Co., proprietaria dello Sheraton Universal di LA, è stata multata di 4 milioni di dollari per aver pagato tangenti di 1 milione di dollari a un ex Consigliere Comunale per ottenerne il supporto per la costruzione di un grattacielo di 77 piani in centro città. Inoltre, il Procuratore Distrettuale della contea di LA, George Gascan, sta svolgendo un’indagine sull’impiego di crumiri in alcuni hotel in sciopero. Migranti senzatetto, minori, richiedenti asilo e rifugiati dovevano entravano dal retro dei lussuosi edifici e venivano pagati in contanti, a una paga minore di quella contrattuale.

Le iniziative sindacali in questi cinque mesi di scioperi, proclamati via via per qualche ora o giorno in tutti gli alberghi, sono state variegate. Dalla richiesta alla clientela di viaggi organizzata di boicottare gli alberghi particolarmente ostili alla vertenza (la più importante vittoria è avvenuta quest’estate, con l’adesione della squadra calcistica Inter Miami, dove gioca Lionel Messi), alle manifestazioni, come quella del 6 ottobre, all’aeroporto internazionale di LA, con sciopero contemporaneo dei suoi otto hotel, al sit-in del 1° novembre di decine di persone di fronte al Meridien Santa Monica, nuova sede dell’American Film Market ed epicentro dell’utilizzo di migranti come sostituti degli scioperanti.

Intanto la delegazione di trattativa padronale se la prende comoda e quando parla, fa proposte come quella di ampliare la durata contrattuale fino a sei anni, per non dover sganciare altri soldi per più di un quinquennio, malgrado la costante inflazione. Si pensi che i metalmeccanici delle tre grandi imprese dell’auto avevano chiesto un aumento del 40% per i quattro anni di contratto e hanno ottenuto col recente contratto il 25%, per altro considerato insufficiente da una parte degli operai.

Pochi giorni fa, il sindacato ha incontrato presso la chiesa di St. Augustine by-the-Sea a Santa Monica componenti delle comunità religiose della contea di LA, per discutere soprattutto dei casi di violenza contro i picchetti dei lavoratori degli alberghi e dello sfruttamento dei migranti

Tre recenti fatti potrebbero comunque aprire qualche prospettiva per il rinnovo di questo contratto, o quanto meno evitare che gli scioperanti finiscano alla fame o a fare “lavori di sopravvivenza” pagati sempre peggio.

Alcuni deputati del Partito Democratico hanno presentato il mese scorso in Parlamento il disegno di legge Empowering Striking Workers Act, che consentirebbe a tutti i lavoratori statunitensi di godere dell’indennità di disoccupazione anche nel caso di lunghi scioperi, dopo il quattordicesimo giorno.

Il Parlamento californiano sta discutendo un miglioramento della legislazione per regolamentare gli affitti a breve termine pubblicizzati su vari siti on line. Votata cinque anni fa, detta normativa non ha impedito che alloggi tanto necessari per abitare in città (l’affitto di un appartamentino di due camere costa almeno 2.500-3.000 dollari al mese) fossero convertiti in camere d’albergo de facto. Tanto che oggi quasi la metà degli annunci di affitto a breve termine a LA è illegale.

Infine, quasi 40.000 lavoratori alberghieri di Las Vegas, la città vacanziera e del gioco d’azzardo legalizzato, che vive soprattutto di turismo californiano, hanno firmato il rinnovo del contratto di lavoro nella seconda settimana di novembre, con il loro sindacato Culinary and Bartenders di Unite Here e dopo sette mesi di negoziati. In questo caso l’accordo è avvenuto prima dello sciopero programmato.

Anche nella città del Nevada, come testimoniato da un’indagine sugli addetti alle camere realizzata dal sindacato, i profitti aziendali dal 2019 al 2023 sono schizzati in alto e il prezzo delle camere è salito del 29%. Mentre la manodopera è diminuita dell’11%, sono cresciute le malattie professionali per il superlavoro: l’88% delle intervistate ha dolori nello svolgere la propria attività (il 75% delle addette alle camere che sono state intervistate assume antidolorifici) e il 57% ricorre a cure mediche per stress e infortuni sul lavoro. Inoltre le donne sono spesso esposte al rischio di molestie o aggressioni da parte di alcuni disgustosi ospiti degli hotel.

Fonti principali:

S.Abramsky, The hugely important strike you’re not hearing enough about, The Guardian, 8.9

S.Hussain, Hotel workers at LAX-area properties walk off the job over healthcare proposal, LA Times, 6.10

A.Moss, Shutting off exploitation, one hotel at a time, Counter Punch, 11.10

K.Kelly, Why the hotel workers in las vegas might be the next big strike, Fast Company, 12.10

M.Gruenberg, LA County da probes hotels’ use of refugees and asylum seekers as scabs, People’s World. 27.10

S.Roxborough, Hotel workers stage noisy protest outside AFM headquarters, Hollywood Reporter, 1.11

I.Kullgren, Las Vegas hotels reach deals for new union contracts, averting a strike, LA Times, 10.11

LA needs a better plan to crack down on illegal airbnbs and short-term rentals, LA Times, 28.11