Medici, infermieri, psicologi e operatori della riabilitazione, uniscono le loro voci per richiamare l’attenzione su una crisi senza precedenti che sta sconvolgendo la Striscia.

In poche ore 1.000 operatori sanitari italiani provenienti da diverse specializzazioni, tra cui medici, infermieri, psicologi e operatori della riabilitazione, hanno unito le loro voci per richiamare l’attenzione sulla crisi senza precedenti che sta sconvolgendo la Striscia di GazaUn elenco, parzialmente riportato in calce e in costante aggiornamento.

La Striscia di Gaza è attualmente teatro di continui e indiscriminati attacchi da parte dell’esercito israeliano, i quali stanno mettendo a serio rischio la vita e la salute di migliaia di persone. Questi attacchi hanno non solo causato un numero crescente di vittime civili, ma hanno anche compromesso gravemente le strutture ospedaliere della regione, rendendo l’accesso alle cure mediche non più possibile.

In aggiunta a questa situazione drammatica, la popolazione della Striscia di Gaza è afflitta da un blocco totale che impedisce l’accesso a risorse vitali come acqua, elettricità, cibo e carburante. Questa situazione ha portato la regione sull’orlo di una catastrofe umanitaria, mentre il silenzio della comunità internazionale è assordante.

In questo contesto critico, gli operatori sanitari italiani desiderano esprimere la loro profonda preoccupazione e per chiedere con estrema urgenza al governo italiano e all’Unione Europea di intervenire immediatamente per porre fine agli attacchi indiscriminati dell’esercito israeliano contro la popolazione civile e per stabilire corridoi umanitari sicuri che consentano l’evacuazione dei civili in pericolo e l’accesso al materiale medico necessario per garantire assistenza sanitaria vitale nella Striscia di Gaza.

Il testo dell’appello (qui per aderire)

Siamo un gruppo di operatori sanitari profondamente preoccupati e indignati per il silenzio delle nostre istituzioni e della nostra politica, per l’unilateralità mediatica riguardo a ciò che sta accadendo da una settimana in Medio Oriente. Oggi, nella Striscia di Gaza, siamo di fronte a una catastrofe umanitaria senza precedenti. La popolazione civile sta subendo gli orrori di massicci e indiscriminati bombardamenti perpetrati dall’esercito israeliano. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute palestinese, ad oggi si contano 1.799 morti, tra cui 583 bambini e 351 donne, mentre i feriti sono 7.388, di cui 1.901 bambini e 1.185 donne.

Questi devastanti attacchi hanno portato gli ospedali sull’orlo del collasso (mancano forniture mediche di base, scorte di ossigeno, posti di terapia intensiva, ecc), impedendo loro di far fronte all’afflusso incessante di pazienti feriti e di sfollati in cerca di rifugi sicuri. Inoltre, secondo le informazioni fornite da UNFPA, all’interno della Striscia di Gaza attualmente si trovano circa 50.000 donne incinte, le quali purtroppo non sono in grado di accedere ai servizi sanitari essenziali. Di queste, circa 5.500 donne si preparano a dare alla luce un figlio nel corso del prossimo mese, generando una media di 166 nascite al giorno. Tutto ciò avviene in condizioni di accesso inadeguato all’assistenza sanitaria e persino all’acqua pulita.

Le condizioni attuali sono severamente aggravate da 16 anni di quasi completo assedio dell’enclave palestinese che impedisce un sufficiente e dignitoso flusso di materiale sanitario, di equipaggiamento e quindi il funzionamento adeguato delle strutture sanitarie e degli ospedali anche in tempo di pace.

L’attuale drammatica condizione è il risultato diretto del blocco totale imposto dal governo israeliano a partire dal secondo giorno dell’attuale conflitto. L’ONU e Amnesty International hanno chiaramente dichiarato che tale decisione non solo viola il diritto internazionale, ma costituisce un crimine di guerra. Questo blocco costringe la popolazione civile a vivere in condizioni igienico-sanitarie al di sotto di ogni accettabile dignità umana. Testimonianze dirette hanno mostrato come, per esempio, le persone siano costrette a bere acqua non potabile, originariamente destinata ai servizi igienici, in mancanza di alternative.

Inoltre, la mancanza di elettricità e carburante per attivare i generatori di elettricità mette a serio rischio la vita dei feriti, aggravando ulteriormente una situazione già estremamente critica. I continui e indiscriminati bombardamenti contro la popolazione civile distruggono case, scuole, campi rifugiati e ospedali, creando una spirale di violenza senza fine. L’attuale completo blocco rischia di privare la popolazione di acqua e cibo essenziali per la sopravvivenza nel sud della Striscia di Gaza e di uccidere sotto i bombardamenti la popolazione del nord impossibilitata all’evacuazione.

In data odierna l’esercito israeliano ha ordinato a più di un milione di persone nelle zone settentrionali e centrali di Gaza di evacuare le proprie case, scuole e ospedali per spostarsi verso il sud della Striscia. Questa richiesta è stata fortemente contestata dalle Nazioni Unite e dalle più importanti organizzazioni umanitarie, in quanto non solo viola il diritto internazionale, ma mette anche a rischio la vita di pazienti vulnerabili ricoverati negli ospedali della zona settentrionale e centrale, e, più in generale, della popolazione civile a causa della mancanza di mezzi di trasporto per l’evacuazione, destinazioni sicure e assistenza medica.

Inoltre, l’esercito israeliano non ha garantito alcuna sicurezza nell’operazione di evacuazione, né nessuna certezza che i profughi in movimento non vengano colpiti indiscriminatamente durante la fuga. Sottolineiamo che corridoi umanitari dovrebbero garantire, previo un necessario cessate il fuoco, l’ingresso di beni di prima necessità, materiale medico e di soccorso e non l’esclusiva evacuazione di masse umane in movimento.

Siamo profondamente sconvolti e preoccupati dalla tragica e brutale perdita di vite umane a causa dei massicci attacchi in corso a Gaza e condotti dalle forze militari israeliane. Questa situazione richiede una risposta urgente perché stiamo assistendo a una vera e propria catastrofe umanitaria, alla violazione dei diritti basici dei civili secondo la Convenzione di Ginevra. Pertanto, ci appelliamo con forza e determinazione alle nostre istituzioni locali e nazionali affinché esercitino pressione per mettere fine alla perpetrazione di violenze indiscriminate contro civili inermi che risulta in una vera e propria punizione collettiva. Chiediamo pertanto al nostro governo e all’Unione Europea che facciano tutti gli sforzi necessari per fermare la strage di civili.

Sollecitiamo con urgenza l’immediata creazione di corridoi umanitari sicuri che consentano alle persone di spostarsi verso luoghi di protezione. Questa misura è dovuta dall’esercito israeliano e vitale per salvare vite umane e alleviare la sofferenza delle persone coinvolte in questa crisi.

Infine, ribadiamo l’importanza del totale rispetto della Convenzione di Ginevra e del diritto internazionale. Queste norme sono fondamentali per proteggere i diritti umani e la dignità delle persone coinvolte in conflitti armati ed è un dovere imprescindibile sia morale che militare dell’esercito israeliano.

L’attuale catastrofe umanitaria richiede una risposta immediata, irrinunciabile e doverosa per proteggere la vita e la dignità di tutta la popolazione di Gaza a rischio costante della propria vita.

Primi firmatari

Guido Veronese, Psicologo E Psicoterapeuta, Professore Associato Di Psicologia Clinica e di Comunità, Universita’ Di Milano-Bicocca

Vittorio Agnoletto, Medico, Università Di Milano, Medicina Democratica

Haitham Alhourani, Medico, Università Di Genova

Chiara Fiscone, Psicologa, Università Di Genova

Associazioni

Anbamed, Aps Per La Multiculturalità
Psychologists For Human Rights
Unione Nazionale Delle Associazioni Per La Salute Mentale
Medicina Democratica

A questo link elenco dei firmatari in continuo aggiornamento.