La battaglia per l’acqua che si è svolta a Sainte Soline dal 25 al 27 marzo ha rappresentato un punto di svolta nella storia del movimento ecologista in Francia, sia per l’eccessivo ricorso alla violenza dello Stato, sia per la portata del movimento che, per l’ennesima volta, ha evidenziato con forza il fatto che la battaglia per l’acqua è anche la battaglia per la difesa degli esseri viventi contro i distruttori del complesso agro-business. Opponendosi alla monopolizzazione dei beni comuni consentita dai mega-bacini a vantaggio di una minoranza, il movimento ha messo in luce la natura difettosa della democrazia sociale.

Questi eventi hanno ricevuto una risposta clamorosa da parte dei media, finendo sulle prime pagine dei media tradizionali di tutto il mondo (in particolare in Europa, Giappone e Stati Uniti), preoccupati dall’intensità della repressione da parte delle forze dell’ordine. Alcuni hanno lanciato la domanda: di cosa ha paura lo Stato?

Questo movimento imponente ma pacifista, che ha riunito tra i 25.000 e i 30.000 manifestanti, è partito dalle paludi padane per fermare le mega-piscine in costruzione, giganteschi crateri di una decina di ettari, riempiti attingendo alla falda acquifera, che sono diventati il simbolo di un disadattamento al cambiamento climatico e di un’appropriazione degli organismi viventi.

La protesta doveva assumere la forma di una serie di manifestazioni popolari e azioni di disobbedienza civile volte a fermare i lavori. Nulla giustificava un dispiegamento di forze così massiccio (3.200 gendarmi e poliziotti, più di 5.000 granate lacrimogene sparate nell’arco di 2 ore, cioè circa 1 ogni 2 secondi), al solo scopo di proteggere un semplice buco nel terreno, in mezzo ai campi. Il contrasto è crudele. Lo Stato ha voluto colpire duramente per dare l’esempio, per difendere il suo modello sociale e gli interessi dell’agroalimentare?

Ci sono tutte le ragioni per credere che la battaglia condotta dal neoliberismo fosse finalizzata a reprimere l’opposizione al sistema produttivo che stava cercando di imporre. Dietro la questione dell’acqua, è preoccupante soprattutto il fatto che, secondo la visione individualistica della libertà promossa dai gruppi al potere, possiamo produrre, consumare, mettere in discussione le regole del gioco, organizzarsi e persino vivere senza lo Stato…

I manifestanti di Sainte-Soline non hanno nascosto il loro rifiuto di accettare l’introduzione di nuove misure liberticide da parte del governo, né la loro opposizione alle industrie del cemento che sono, nelle loro parole, “armi di distruzione di massa della vita”.

Interrogato sulla “guerra dell’acqua” in corso a Sainte Soline, Julien Le Guet, portavoce del “Collectif Bassines Non Merci”, co-organizzatore della mobilitazione, ha spiegato che non cerca altro che la “pace dell’acqua”. Un obiettivo che sarà raggiunto solo attraverso la lotta: I bacini sono, secondo lui, “solo la breccia in cui ci precipiteremo per abbattere l’agroindustria”.

Siamo quindi in un confronto tra due mondi inconciliabili: da un lato, le logiche di estrazione, produzione, monopolizzazione della terra e sfruttamento dell’acqua e della forza lavoro, dall’altro le logiche di salvaguardia, cura e promozione della natura e della vita degli abitanti della Terra.

Di fronte a questa grande sfida, lo Stato si è fatto prendere dal panico e ha scelto la via più difficile, da cui la sciagurata decisione di sciogliere il movimento “Les Soulévéments de la Terre”. Ha anche optato per una strategia di criminalizzazione degli attivisti, pensando di trarre vantaggio da immagini che avrebbero dovuto screditare i suoi avversari, escludendoli dal campo della democrazia e della discussione legittima.

I movimenti come “Les Soulévément de la Terre” e “Collectif Mega-bassines Non merci” non sono la causa, ma la conseguenza di una rabbia che sta raggiungendo il suo apice in seno a un numero crescente di abitanti del pianeta di fronte alla continua distruzione degli ecosistemi da parte del capitalismo di predazione. La sciocca decisione di sciogliere “Les Souévéments de la Terre” ha rafforzato i movimenti e suscitato un’ondata di proteste; la misura è stata definita “antidemocratica”, “politicamente insensata” e “storicamente irragionevole”. La serata di sostegno, co-organizzata dai media alternativi (Reporterre, Socialter, Blast, la rivista Terrestres) era gremita di diverse centinaia di persone. Contemporaneamente, in tutta la Francia sono sorti comitati di sostegno. Tutti hanno proclamato la loro solidarietà con uno slogan inequivocabile: “Noi siamo la Rivolta della Terra! Siamo la Terra che insorge!”

Potremmo anche aggiungere: “Siamo gli Abitanti della Terra, in lotta per i diritti della Terra, per la Pace dell’Acqua!”

Noi di Agorà siamo orgogliosi di far parte di questa rivolta grazie alla partecipazione attiva e al ruolo centrale svolto dai nostri compagni di La Boisselière in seno al “Collectif Mega-bassines NON merci”.

È ancora presto per fare un bilancio degli eventi di Sainte-Soline, ma ci permettiamo alcune osservazioni:

1. Gli eventi di Sainte Soline hanno confermato quanto da anni noi di Agorà avevamo denunciato insieme ad altri – e per questo siamo stati accusati di estremismo: la difesa della vita contro la colonizzazione predatrice dell’acqua della Terra da parte del sistema capitalista (agrario, industriale e dei servizi) sarebbe diventata una delle principali lotte dei cittadini per la giustizia, la libertà collettiva, la solidarietà.

2. Gli attivisti di Sainte Soline sono riusciti a mobilitare molti cittadini per la tutela dell’acqua bene comune, bene naturale vitale, come l’aria che respiriamo in ogni momento.

3. Hanno capito che era assolutamente necessario fondere le lotte sociali, le lotte ecologiche e le lotte per la terra. Hanno creato un legame con il mondo contadino, il mondo rurale, portandovi anche la gente di città.

4. Questa esperienza ha dimostrato la necessità di moltiplicare i fronti e le lotte, a livello locale e internazionale, includendo i popoli indigeni e i senza terra, per fermare la distruzione della vita e limitare il più possibile la catastrofe climatica.

5. Gli eventi di Sainte Soline hanno mobilitato i giovani preoccupati per il loro futuro; la loro presenza è stata efficace nel confronto con la violenza e nella mediazione e comunicazione.

6. La battaglia per l’acqua a Sainte Soline ha messo in luce uno Stato che sta fallendo nella consultazione, nella mediazione e nel dialogo. Il suo carattere repressivo è solo la conseguenza dell’agonia della democrazia liberale. Rappresenta solo gli interessi del capitalismo predatorio.

A partire da un testo elaborato di Lilia Ghanem (Libano/Francia).