Nella mattinata di mercoledì 18 gennaio, il presidente della Repubblica tunisina, Kais Saïed, ha accolto al Palazzo presidenziale di Cartagine, il ministro italiano degli Affari Esteri, Antonio Tajani e quello degli Interni Matteo Piantedosi, insieme al ministro degli Affari Esteri tunisino, Othmane Jerandi e quello dell’Interno Taoufik Charfeddine. L’incontro si è svolto con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione bilaterale, discutendo di temi economici, commerciali e finanziari.

Sarà per la storica influenza che c’è tra i due paesi, sarà per il grande flusso migratorio di lavoratori, intellettuali e attivisti politici italiani in Tunisia nel XIX e XX secolo, sarà per la vicinanza geografica della Tunisia all’Italia (sono solo 150 i km che separano l’isola di Lampedusa dal litorale tra Monastir e Sfax) rispetto agli altri paesi nordafricani, difatti l’incontro di quella mattina è terminato «positivamente», come ha successivamente annunciato Tajani, il quale si è trovato d’accordo con le idee del presidente della Repubblica tunisina, entusiasti di poter lavorare insieme ‘per risolvere il problema.’

Quale problema? Il problema dell’immigrazione irregolare[1], perché gli argomenti centrali dell’incontro sono stati la clandestinità immigratoria ed i mezzi per «combatterla». Le due personalità politiche hanno espresso la volontà di lavorare sulle cause profonde del fenomeno migratorio e pensare a delle soluzioni innovative per incrementare la migrazione regolare. Tajani ha addirittura annunciato durante l’incontro «Dobbiamo lavorare per la pace per permettere ai giovani africani di sognare a casa loro. I sogni devono essere: rimaniamo a casa nostra». Questa frase apparentemente innocua racchiude una chiara incomprensione delle dinamiche geopolitiche e sociali dei paesi africani e delle ragioni per cui molte persone decidono di affrontare un viaggio per raggiungere familiari o costruirsi un futuro diverso.

L’immigrazione, afferma il ministro italiano degli Affari Esteri, non è un «problema di sicurezza», parola millantata lungo tutta la propaganda contro l’immigrazione fatta dai partiti di centro e di estrema destra, ma «dobbiamo intervenire alle radici, capire perché la gente decide di andarsene dal proprio paese», per poter sradicare il flagello dell’immigrazione, come lo chiama il presidente tunisino.

Ciò che emerge è la continua politicizzazione dell’immigrazione, la quale si trova sui banchi dei deputati da ormai decenni, per poter rassicurare gli italiani che andranno a votare. In questa giornata si è deciso di accettare persone provenienti dalla Tunisia, ma stando a certe condizioni: tolleranza zero verso l’immigrazione clandestina (i dati del Viminale mostrano che sono stati 18.148 i tunisini entrati illegalmente in Italia nel 2022). La politica della tolleranza zero è stata inoltre confermata dal decreto-legge sulle ONG approvato dalla Camera il 15 febbraio con 187 voti a favore e dalla successiva conversione in legge avvenuta giovedì 23 febbraio.

Ciò a cui stiamo assistendo è, un’altra volta, l’intenzione d’instaurare delle politiche di controllo migratorio e di gestire in maniera ‘proficua’ i flussi di persone provenienti dal continente africano. La tematica illusoria dell’integrazione degli immigrati in Italia svanisce, lasciando il ricordo delle non chiare normative effettuate e le limitate risorse economiche dedicate.

L’incontro è proseguito sulla determinazione di accettare immigrati regolari provenienti dalla Tunisia perché possano «lavorare da noi», come ha annunciato Tajani, negli ambiti dell’industria e dell’agricoltura. La selezione degli arrivati nel territorio italiano sarà severa, «non vogliamo dei cittadini tunisini o africani che vengono a lavorare da noi in modo illegale, ma piuttosto dei giovani che vengono in Italia e possono integrarsi grazie agli accordi tra i due paesi» ha annunciato Tajani. Il ministro degli Esteri non ha specificato il numero di permessi di soggiorno che saranno dati e gli accordi per poter velocizzare il processo.

Il 20 febbraio, il ministro Tajani è arrivato preoccupato alla riunione del Consiglio degli Affari Esteri dell’UE tenutasi a Bruxelles, a causa della «situazione complicata della Tunisia» per la questione dei flussi migratori attuali provenienti dalla Tunisia. Il politico ha dichiarato che questa problematica non può essere solo una difficoltà italiana e ha chiesto all’Europa di coinvolgersi maggiormente, chiedendo a Josep Borrell (rappresentate dell’UE per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione Europea) di trattare l’argomento nello spazio del prossimo Consiglio degli Affari Esteri.

Ciononostante, il portavoce della Guardia nazionale tunisina ha dichiarato domenica 19 febbraio sulla pagina Facebook, di aver soccorso durante la notte 423 migranti e di aver contrastato 16 tentativi d’immigrazione in mare verso l’Europa. Il comunicato specifica che 71 persone erano tunisine e 352 provenienti da paesi dell’Africa subsahariana.

Il 20 febbraio, la direzione generale dell’Amministrazione delle Dogane tunisine pubblica su Twitter la notizia: sono state soccorse 21 persone, tra cui 20 tunisini, da una motovedetta delle Dogane tunisine, le quali erano a bordo di un gommone al largo della città di Mahdia. Le persone avrebbero dichiarato di voler migrare verso il territorio europeo.

Il 21 febbraio, il presidente tunisino Kais Saïed, durante una riunione del Consiglio nazionale della sicurezza, ha annunciato: «Delle misure urgenti devono essere prese per far fronte all’arrivo in Tunisia di un gran numero di migranti clandestini in provenienza dall’Africa subsahariana. È un’impresa criminale ordita ai margini di questo secolo per cambiare la composizione demografica della Tunisia. Il loro obiettivo nascosto è di trasformare la Tunisia in un paese solamente africano e di negare la sua appartenenza alle nazioni arabe ed islamiche. Queste orde di migranti clandestini d’Africa subsahariana sono risorsa di violenza, di crimini. Bisogna lavorare su ogni livello diplomatico, sicuritario e militare per una rigorosa applicazione della legge sullo statuto degli stranieri in Tunisia.» (Traduzione dal francese della pubblicazione di BRUT TUNISIE, estratto dal comunicato della presidenza.)

Queste parole intrise di razzismo e stigmatizzazione nascono in un contesto politico autoritario in cui, nelle ultime settimane, sono stati arrestati numerosi migranti ai quali sono stati negati i diritti umani. Non solo, il partito nazionalista tunisino è riconosciuto ufficialmente dal dicembre 2018, lanciando successivamente una propaganda discriminatoria sui social media diretta dal presidente del partito Sofien Ben Sghaier. I migranti provenienti dall’Africa subsahariana minaccerebbero l’identità del paese.

La retorica dell’estrema destra e la “legge del più forte” continuano a prevalere ed i discorsi d’incitamento all’odio sono sempre più frequenti.

NOTA [1] Le espressioni “immigrazione irregolare” ed “immigrazione clandestina” non fanno parte del nostro linguaggio, ma di quello delle politiche di destra che ritraggono la libertà di movimento dell’essere umano come un reato. Sono state usate come parole chiave per rendere chiari gli argomenti dei politici.

di Angelica Mengozzi