« Trascorso il 5 novembre, sventolate ciascuno le proprie bandierine, sopportata la presenza di presenza di “infiltrati” – gli esponenti del Partito Democratico Enrico Letta e Peppe Provenzano -, è necessario ora un bilancio della manifestazione di Roma ».

Ad invitare al pragmatismo è il movimento “Sinistra Libertaria”.

« La “bella veduta” dei 100.000 in corteo per le strade di Roma non deve far dimenticare come la “piattaforma” dei promotori era in verità piuttosto contenuta ».

In definitiva, Rete Italiana Pace e Disarmo chiedeva semplicemente:

– « il cessate il fuoco necessario per riaprire al dialogo,
– e l’invito all’azione del Segretario generale dell’Onu perché si faccia protagonista convocando una conferenza internazionale di pace.
La richiesta che l’Italia torni a parlare dell’abolizione delle armi nucleari firmando il trattato TPNW » [1].

Sinistra Libertaria, tuttavia, « esprime il proprio rammarico del fatto che non si è parlato negli interventi degli oratori delle altre guerre nel mondo, al momento a “basso regime”, ma non meno cruente, come quelle ad esempio in corso nel Kurdistan siriano, in Palestina, in Libia, in Yemen o di quella in Tigray per la quale vige una recentissima fragile tregua ».

Ma è più ampia la delusione di Sinistra Libertaria: « Nessuno ha sostenuto la necessità che si eliminino le cause di discordia che fomentano le guerre; cioè le ingiustizie, le eccessive disparità economiche ».

Per il suo portavoce, poi, non si è ascoltata « nessuna esplicita richiesta al governo italiano in carica d’impegno al disarmo, ovvero né di “far cessare finalmente la corsa agli armamenti, né, tanto meno, “la loro effettiva riduzione” ».

« Silenzio – ancora – sulla esplicita necessità di rispettare la legge n. 185/90 che, all’articolo 1 punto 6, vieta “l’esportazione ed il transito di materiali di armamento … verso i Paesi in stato di conflitto armato [vedi Ucraina e Arabia Saudita] … verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani” ».

« Né, tanto meno – prosegue il comunicato del movimento della “sinistra radicale” –, si è accennato alla necessità di:

– interrompere definitivamente le missioni militari italiane all’estero che non siano sotto egida ONU,
della opportunità di far cessare la presenza di basi, strumentazioni e armi straniere sul nostro territorio “sovrano”,
dell’abolizione della legge n. 331/2000 che istituiva il “servizio militare professionale”,
smilitarizzare l’arma dei carabinieri,
di una sempre più non rinviabile “stretta” sul rilascio e rinnovo della “licenze di porto d’armi per caccia, sport, difesa personale e guardie giurate”, oggi superiori a 1.200.000 in Italia, armi regolari che tanti morti civili causano nel nostro Paese » [2].

Per questo motivo, Sinistra Libertaria lancia « un appello ai partiti della sinistra, ai movimenti pacifisti e anti-militaristi, affinché si costituiscano, localmente, dei “Comitati per il disarmo” che promuovano una presa di consapevolezza da parte della popolazione e una spinta politica dal basso per la cessazione dell’uso delle armi per dirimere ogni conflitto ».

Fonti e Note:

[1] Rete Pace Disarmo, 5 novembre 2022, “Oltre 100.000 volti a Roma per Europe for Peace”.

[2] L’essenziale, 20 maggio 2022, Adil Mauro, “Quante armi legali circolano in Italia”.