Ieri, 2 novembre 2022, a Pretoria, in Sud Africa, il governo della Repubblica Federale Democratica d’Etiopia e il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (TPLF) hanno firmato un accordo di cessazione delle ostilità.

I colloqui erano stati avviati appena il precedente 25 ottobre 2022 con la mediazione dell’Alto Rappresentante dell’Unione Africana (UA) per il Corno d’Africa Olusegun Obasanjo, ex Presidente della Repubblica Federale della Nigeria, nonché dei membri del Gruppo di Alto Livello per il Processo di Pace in Etiopia, guidato da Uhuru Kenyatta, ex Presidente della Repubblica del Kenya.

In precedenza, i tigrini, che denunciavano un genocidio della propria popolazione da parte degli eserciti etiopi ed eritreo – intervenuto nel conflitto – aveva chiesto alla comunità internazionale di « garantire l’immediata cessazione delle ostilità o aiutare il popolo del Tigray a difendersi dagli attacchi genocidi » [1].

Per la pace si è scelta la prima strada, quindi.

« L’accordo – spiega il comunicato dell’Unione Africana [2] – segna un passo importante negli sforzi per mettere a tacere le armi e fornisce una solida base per la conservazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Etiopia, l’immediata cessazione delle ostilità, la ripresa di un libero accesso umanitario, il ripristino dei servizi e la riconciliazione ».

Più che un accordo, a leggere il Protocollo firmato, è una vera e propria resa degli insorti tigrini che s’impegnano ad accettare la sovranità dell’Etiopia, e, consseguentemente, a far entrare nella regione le truppe etiopi e a consegnare le armi in cambio dell’accesso nella regione degli aiuti umanitari internazionali.

La situazione in Tigray, dopo esattamente due anni di guerra – iniziò proprio il 4 novembre 2020 -, era drammatica: morte, devastazioni, isolamento, e carestia avevano colpito la regione dopo che le truppe del governo etiope guidato da Abiy Ahmed ( premio nobel per la pace 2019!, NdR) avevano attaccato il territorio dell’estremo nord dell’Etiopia che aveva tentato di fatto una “secessione”.

Alla vera e propria guerra si era giunti dopo mortali scontri etnici tra le diverse componenti del Paese e, più marcatamente, per il rinvio “sine die” delle elezioni politiche nazionali – dichiaratamente a causa dell’epidemia della Sars-cov-2 – che erano previste per l’agosto 2020.

Dalla firma dell’accordo occorre passare ora alla sua effettiva implementazione. Occorre vedere, infatti, se le truppe straniere eritree lasceranno il Tigray così come le milizie dell’etnia Amhara.

« Un giorno dopo la firma dell’accordo di pace tra il governo del Tigray e l’Etiope, il regime fascista dell’Etiopia ha condotto un attacco con droni alla grande città di Maichew, nel Tigray meridionale », denuncia oggi un utente su Twitter.

« L’aviazione etiope ha bombardato anche Enticho, una cittadina nella Zona Centrale del #Tigray. L’#Etiopia non ha rispettato l’accordo di cessazione delle ostilità firmato proprio ieri, poiché continuano a essere segnalati aspri combattimenti a Zalambasa, Korem e intorno ad Adwa », fa eco un altro utente del social.

Correttamente commenta il giornalista Nico Piro, appena insignito del premio “Colombe d’Oro per la Pace 2022”: « #Tigray #Etiopia è #pace ? Non ancora ma 1) almeno i civili hanno smesso di morire 2) quando tacciono le armi è più facile parlarsi ».

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Fonti e Note:

[1] TGHAT, 16 ottobre 2022, “Tigray Government Statement on Cessation of Hostilities”.

[2] African Union, Peace and Security Dept, 2 novembre 2022, “Accord de Cessation des hostilités entre le Gouvernement de la République Fédérale Démocratique d’Éthiopie et le Front Populaire de Libération du Tigré (TPLF)”.