Antonio Bello, meglio conosciuto come Don Tonino, è stato un vescovo cattolico italiano. Nel 1990 aveva fondato a Molfetta, coadiuvato dal Movimento Pax Christi, la rivista mensile Mosaico di Pace, il cui titolo ne spiega i contenuti in modo eloquente. Tra il 1990 e il 1992 collaborò al Manifesto. Benché fosse stato operato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre del 1992 Don Tonino partì insieme a cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata, dalla quale iniziò a piedi una marcia che lo condusse sino a Sarajevo, allora sotto assedio serbo a causa della guerra civile. I manifestanti e Don Tonino arrivarono nella città assediata, incuranti di trovarsi sotto tiro dei cecchini serbi, accolti da una provvidenziale nebbia e maltempo. Don Tonino parlò allora di “nebbia della Madonna” e l’8 dicembre volle celebrarla. Morì a Molfetta il 20 aprile 1993. Recentemente la Congregazione delle cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione e nel 2021 è stato dichiarato “venerabile” da papa Francesco.

Tra gli eventi organizzati da Pax Christi e Mosaico di Pace, a EireneFest il primo Festival del libro (ma non solo) per la pace e la nonviolenza, si è svolta a Roma nella sala Enigm di via dei Tarquini a San Lorenzo,  quartiere universitario per eccellenza, la proiezione del docufilm di Edoardo Winspeare  dedicato a Don Tonino Bello “L’anima attesa”, seguito da un dibattito con il pubblico che ha avuto come moderatrice Marcella Orsini e come partecipanti in streaming il regista e Rosa Siciliano, redattrice di Mosaico di Pace.

Il film racconta di Carlo, un uomo di mezza età, disilluso dall’esistenza, che durante un viaggio da Molfetta ad Alessano nel Salento, compie un percorso di rinascita interiore rendendosi conto, attraverso le persone che incontra, del valore educativo della cultura trasmessa da Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e nato nel 1935 al Alessano. Uno stile di vita percepito e praticato dagli abitanti del luogo: saggezza che crea benessere interiore, “anima attesa” che diventa realtà in noi.

Edoardo Winspeare ha spiegato che il viaggio del protagonista è una metafora del cammino di conversione, ha chiarito che questo film voluto da Pax Christi è stato realizzato con “zero soldi”, se non quelli delle donazioni. Nel documentario si vede spesso un bambino in compagnia di una fisarmonica e – ha chiarito il regista – tale figura ricorrente è voluta perché molto somigliante a Don Tonino Bello, come se la sua presenza spirituale fosse sempre tra noi.