Per chi, al novantacinquesimo giorno di guerra in Ucraina (29 maggio), con cumuli di morti, di feriti, di macerie e danni ambientali come unico risultato, continua a credere all’opportunità dell’invio di armi all’Ucraina e, affermando che “senza le nostre armi agli ucraini, Putin si sarebbe già impadronito di tutto il Paese”, chiede “Che cosa proponete come alternativa alle armi in grado di fermare, concretamente e immediatamente, l’aggressione?”, ecco alcune alternative (cumulabili o no), appunto concrete e immediate, fondate su nozioni pratiche della nonviolenza:

  1. Rifiuto irreversibile di entrata dell’Ucraina (e di Svezia e Finlandia) nella Nato e processo davanti al Tribunale Penale Internazionale di tutti gli ucraini accusati di crimini nazisti (ASCOLTO DEI BISOGNI DELL’AGGRESSORE – la seconda cosa dovrebbe essere un’esigenza anche ‘nostra’);
  2. Gemellaggi tra associazioni culturali, sportive, Scuole, Università europee e loro omologhe ucraine e russe e creazione o evidenziazione di esperienze di amicizia e affetti ad ogni livello tra ucraini e russi (RETE DI SOLIDARIETA’ E DIPLOMAZIA DAL BASSO);
  3. Rinuncia totale al gas russo il cui acquisto da parte nostra di fatto sostiene la guerra di Putin: tale rinuncia, se  da un lato comporta problemi energetici per il nostro Paese, da un altro costituisce al contempo un’occasione per ridurre il consumo delle risorse non rinnovabili e ristrutturare gli stili di vita in senso ecosostenibile, nonché, nella misura in cui si determinasse una crisi economica, per mettere in atto politiche di redistribuzione sociale dei redditi (NONCOLLABORAZIONE, ECOLOGIA E GIUSTIZIA SOCIALE);
  4. Non abbandono delle ambasciate dei Paesi stranieri in Ucraina ma anzi loro disseminazione su tutto il territorio ucraino: farebbero da scudo internazionale (CREATIVITA’ E NON ACCETTAZIONE DEL CONTESTO PROPOSTO DALL’AGGRESSORE);
  5. Interposizione di migliaia di civili non armati in territorio ucraino – nell’imminenza del 24 febbraio o immediatamente dopo si poteva lanciare anche un “turismo di pace” in Ucraina (INTERPOSIZIONE CIVILE DISARMATA). Anche se non si tratta esattamente di un’interposizione, è da segnalare che il MEAN (Movimento Europeo di Azione Nonviolenta) sta organizzando per l’11 luglio una manifestazione di massa di migliaia di civili europei in Ucraina, che si realizzerà se avrà almeno 5.000 partecipanti (per ulteriori informazioni projectmean.it);
  6. Accordi tra giornalisti europei e giornalisti russi per realizzare reportages comuni su quanto accade in Ucraina allo scopo di creare una verità condivisa (GIORNALISMO DI PACE);
  7. In un’ottica nonviolenta, perfino la resa non coinciderebbe con la sconfitta: un Paese occupato, che con la resa abbia salvato le vite dei suoi cittadini e impedito la devastazione del suo territorio, può ancora, come dicono molti esempi storici, esercitare mille forme di non-collaborazione di massa, disobbedienza civile, tecniche di familiarizzazione con gli occupanti… Naturalmente, deve volerlo e saperlo fare (DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA DURANTE UN’OCCUPAZIONE).

Applicate a partire dal 24 febbraio, le pratiche appena menzionate avrebbero evitato ciò che il ricorso alle armi ha invece prodotto: per il momento, decine di migliaia di morti e feriti, stupri, torture e violenze di ogni tipo, milioni di profughi, devastazione di città, inquinamento ambientale, rischio di guerra nucleare totale o parziale, prospettive di crisi alimentare mondiale. Per il futuro, oltre a tutto quello che è da ricostruire, un’eredità di odio reciproco tra russi e ucraini che avrà bisogno di chissà quanto tempo per scomparire.

Ci sono poi risposte più articolate per cacciare via progressivamente la pratica della guerra dalla Storia: la loro attuazione richiede tempi più lunghi, ma bisogna impegnarsi fin da subito. Ecco alcuni interventi, appunto di più ampio respiro, che investono l’aspetto strutturale a livello istituzionale:

  1. La diminuzione delle spese militari (quest’anno ancora aumentate: da 22 a 36 milioni di euro);
  2. Il transarmo, cioè il graduale disarmo di tutti i Paesi e, innanzitutto, l’adesione al Trattato internazionale per la proibizione delle armi nucleari votato dall’Onu nel luglio del 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021, ma non ancora ratificato da molti Stati (tra cui l’Italia, gli Stati Uniti, la Russia);
  3. L’istituzione di un Dipartimento di Difesa civile non armata e nonviolenta, presso il Ministero della Presidenza del Consiglio, che, tra l’altro, organizzi un Corpo Civile di Pace per la Difesa Popolare Nonviolenta e per l’intervento in zone di conflitto armato o a rischio di conflitto armato (esiste già una Proposta di Legge posta all’attenzione delle competenti Commissioni Affari costituzionali e Difesa, ma non ancora esaminata e anzi trascurata);
  4. L’esposizione, all’esterno delle sedi comunali, regionali e statali, oltre che delle consuete bandiere dell’Italia e dell’Europa, anche della bandiera della Pace, che valga simbolicamente come promemoria del valore identitario umano più alto e come invito a percepirsi non solo come italiani ed europei, ma anche come esseri dediti alla Pace;
  5. l’elaborazione e la diffusione di una cultura di pace (a partire dalla preparazione di chi insegna a scuola e dalla ricerca universitaria, storiografica, antropologica etc.) e della conoscenza delle tecniche nonviolente di gestione dei conflitti.

Bibliografia (oltre ai libri di M.K. Gandhi, in particolare, Teoria e pratica della nonviolenza, trad. it. Einaudi, Torino 1996, e di M.L. King, in particolare, Io ho un sogno. Scritti e discorsi che hanno cambiato il mondo, SEI, Torino 1993).

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Drago, A., Le rivoluzioni nonviolente dell’ultimo secolo. I fatti e le interpretazioni. Nuova Cultura, Roma 2010. Drago, A., (a cura di), Peacekeeping e peacebuilding. La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (AQ) 1997.

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Galtung, J., Ci sono alternative! Quattro strade per la sicurezza, EGA, Torino 1986.

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Muller, J.-M., Strategia della nonviolenza, Marsilio, Padova 1975.

Muller, J.-M., Vincere la guerra. Principi e metodi dell’intervento civile, EGA, Torino 1999.

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Salio, G., Il potere della nonviolenza. Dal crollo del Muro di Berlino al Nuovo Disordine Mondiale, EGA, Torino 1995.

Scotto, G., Truger, A., Cooperazione nel conflitto. Un modello di formazione al peacekeeping e al peacebuilding civile, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (AQ) 1995.

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Sharp, G., Politica dell’azione nonviolenta, tre voll.: 1 Potere e lotta; 2 Le tecniche; 3 La dinamica, EGA, Torino 1985-1997.

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