La notizia è arrivata talmente inaspettata che persino sua moglie, da poco tornata dall’ennesimo viaggione fino a Aix en Provence per andare a trovarlo nel week end di Pasqua, lì per lì non ci credeva: giusto il tempo di trascorrere qualche ora insieme, nella casa che i compagni di France Insoumise avevano messo a disposizione di Emilio Scalzo (fuori dal carcere dal 12 febbraio scorso, ma pur sempre costretto all’obbligo di firma), e confidando in  un ritorno a casa prima o poi…  “Ma non pensavamo che fosse così imminente – mi confermano per telefono anche i suoi amici più cari. “Martedì mattina eravamo già abbastanza contenti di sapere che era in forma, che anche i problemi all’anca si stavano risolvendo, che riusciva persino a dare una mano ai vicini con le potature, com’è nel suo stile… e già martedì pomeriggio ecco la notizia che stava per tornare. Immagina la gioia!”

Insomma sì, da non credersi: da ieri Emilio Scalzo è di nuovo un uomo libero. A Super Testa Alta. Oltre che rispedito al mittente e senza indugio! Gli hanno dato solo 24 ore di tempo per sgomberare i cassetti, raccogliere le sue cose, chiudere quel capitolo iniziato con la prigione a Aix En Provence e in seguito mitigato almeno un po’ con l’obbligo di restare in Francia, per poi ficcarsi in macchina per il viaggio verso casa con l’assoluta interdizione di rimettere piede in Francia.

“Da non capirci più niente” è il commento della moglie che raggiungo per telefono. “Con tutto quel che ci hanno fatto penare perché fosse consegnato senza possibilità di appello alla Francia, in forza di quel MAE (Mandato di Arresto Europeo)! Per non dire del modo in cui è stato arrestato, non una, ma ben due volte… Beh, godiamoci questo momento…”

Ricapitoliamo rapidamente la vicenda, che su Pressenza abbiamo seguito fin dal primo giorno. Emilio viene arrestato, senza alcun preavviso, in pieno giorno, di fronte a casa sua a Bussoleno il 15 settembre, da una squadra di agenti e immediatamente tradotto in carcere a Le Vallette di Torino. Solo in serata il suo avvocato è in grado di riferire circa l’esistenza di quel MAE emesso contro di lui dalle autorità francesi e motivato da supposte aggressioni nei confronti di un gendarme francese durante una giornata di tafferugli al confine tra Francia e Italia, prima dell’estate. Il 23 settembre gli vengono concessi i domiciliari, mentre il suo caso passa all’esame delle varie Corti di primo e secondo grado, finché anche la Corte di Cassazione il 26 novembre conferma l’inappellabilità dell’estradizione. Quegli ultimi giorni di presidio giorno e notte davanti a casa sua si trasformano nell’accorata attesa di vederlo partire da parte di una comunità di affetti ben oltre i confini della Val di Susa.

Il 1° dicembre eccolo tradotto di nuovo in carcere.  Le modalità dell’arresto (“scavalcando il cancello, calandosi direttamente in giardino come degli ossessi” ebbe a rievocare la moglie) restano inguardabili, indegne di uno paese civile – tra le grida di protesta dei compagni accorsi da tutte le parti per poter almeno registrare l’accaduto.

Il trasferimento in Francia avviene il 3 dicembre e in un carcere parecchio lontano da casa, nei pressi di Aix en Provence, tanto per rendere ancor più penosa la vicenda per chi vorrà andare a trovarlo. Impresa anche questa per niente scontata. Il primo ‘permesso di visita’ viene concesso infatti il 12 gennaio, dopo settimane di comunicazioni per telefono con il contagocce – ma alle 7.30 di mattina. Per cui faticosa trasferta notturna per la piccola delegazione che accompagna la moglie da Bussoleno.

Intanto non solo in Italia, si è formato un Comitato Emilio Libero, con il proposito di accendere almeno un minimo di attenzione su una storia che i media hanno ignorato e l’opinione pubblica (sempre più in affanno sui vari fronti della macelleria sociale, con l’aggiunta del Green Pass) non ha proprio visto. Tra le varie iniziative quella di una spedizione in grande stile il 12 febbraio, dalla Valle di Susa fino in Francia, per inscenare sotto le mura del carcere una Gran Bella Festa di cori e bandiere . Nel giro di pochi giorni le adesioni sono così tante da riempire ben due bus, oltre al presidio di quelli che si danno appuntamento sotto il Consolato Francese di Milano. Senonché la festa si rivela ancor più gioiosa del previsto perché proprio il giorno prima Emilio viene rimesso in libertà, con l’unico obbligo di restare in Francia: infinita serie di abbracci in carne ed ossa invece che sonoramente sbandierati dal di qua al di là delle sbarre, che rimbalzano sui social e restano documentati in rete.

Da quel giorno in poi la vicenda di Emilio Scalzo sembrava rientrata nei normali (diciamo così) binari di ogni imputazione in attesa di giudizio, nello specifico del reato e relative udienze – senonché l’ottimo avvocato francese che lo assiste ha sollevato appunto l’irregolarità di quel primo arresto del 15 settembre scorso, per il fatto di non essere stato notificato all’interessato e neppure al suo avvocato. Su questo punto infatti il Tribunale di Gap ha riconosciuto l’illegittimità della detenzione e autorizzato quindi l’immediata liberazione di Emilio Scalzo, che resta sì in attesa di giudizio (e NON potrà rimettere piede in Francia) ma può tranquillamente tornare libero e casa sua. Da ridere, se non fosse da piangere.

“Beh, mi sembra che i francesi, nonostante tutto, siano migliori dei ‘nostri’, tra l’altro per non aver infierito con la violenza fisica, cosa che da noi non è per niente scontata!” è stato il commento di Haidi Giuliani. “E poi caspita: l’illegittimità sollevata dall’avvocato francese non è da poco!”

Ieri sera le manifestazioni di accoglienza per Emilio si sono inaugurate (solo tra pochi intimi) intorno alle 20 in quel di Clavière, in un clima gelido in cui le uniche macchine in circolazione, oltre a quelle degli amici di Emilio, erano quelle degli sbirri e sono poi proseguite fino a tarda sera nella calorosa atmosfera de La Credenza a Bussoleno. E anche stasera sarà Festa Grande al Tortuga, pub popolarissimo in tutta la Val di Susa in quello che una volta era il Cotonificio Valle Susa. E possiamo immaginare il calendario dei festeggiamenti nelle prossime ore e giorni, andando verso il 25 aprile, che mai come quest’anno per il Movimento NoTAV sarà Festa di Liberazione.

Foto di Giovanni Muderu Mallamaci e Diego Fulcheri