Quante guerre sono state combattute nel mondo dal marzo 1971 a dicembre – dal tempo della sanguinosa guerra di liberazione del Bangladesh al marzo 2022. Quanti milioni di persone innocenti sono stati costretti a lasciare la loro patria per spostarsi altrove e vivere come rifugiati per sempre? C’è qualcuno che ha tenuto il conto?

Il New York Times, la CNN, la BBC e quasi tutti i media statunitensi e occidentali denunciano oggi la condizione dei rifugiati costretti a fuggire dall’Ucraina a causa dell’invasione russa. Nella sola Polonia, i rifugiati ucraini sarebbero da uno a un milione e mezzo, tra uomini, donne e bambini. Altri paesi dell’Europa occidentale – come Germania, Francia, Inghilterra, Spagna e Italia – si trovano ad accogliere dei rifugiati di guerra, oltre ai paesi più vicini all’Ucraina come Bielorussia, Ungheria, Repubblica Ceca, Moldavia, Georgia, Romania, ecc.

La brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia è destinata a danneggiare ognuno di questi paesi socialmente, economicamente e politicamente. E oltre a questo dato, chi si preoccupa degli effetti devastanti sull’ambiente e sul clima, e di quanti milioni di alberi saranno abbattuti, parchi e praterie bruciati, quanti milioni di litri d’acqua andranno persi? Chi si preoccupa della cicatrice indelebile che le guerre e i bombardamenti lasceranno nella psiche dei sopravvissuti, specialmente dei bambini?

Durante la guerra di liberazione del Bangladesh, nel 1971, abbiamo visto milioni di famiglie innocenti che hanno dovuto subire questo stesso trauma. Quante donne sono state brutalmente ferite nella loro dignità. Quante persone sono rimaste amputate. Tuttavia, non sono molti i pakistani che conoscono la brutalità di questa aggressione al Bangladesh da parte del loro governo. Quando racconto loro di queste atrocità e degli stupri di massa, restano stupiti. Non hanno mai sentito parlare di simili episodi, quando vivevano nel loro paese. O forse ne hanno sentito parlare, ma i media del loro paese non hanno dato particolare rilievo all’orrore di quei crimini. Questo è ciò che intendo, quando parlo di “Giornalismo dell’Esclusione”. Il New York Times, la CNN, la BBC e i media occidentali ce ne offrono una versione aggiornata.

Questo moderno e nuovo lavaggio del cervello ci mostra come la Russia e Putin stanno devastando l’Ucraina, quante vite innocenti si stanno perdendo, come ospedali e rifugi sono stati distrutti dalle bombe russe in città come Melitopol, Mariupol, Chernihiv e Kherson. Immagini che ricorrono giorno e notte sui media occidentali e su quelli indiani e bangladese a loro subordinati. E naturalmente ne restiamo scandalizzati.

E’ evidente il problema legato al fatto che quasi nessuno al mondo oggi si preoccupa di controllare la validità di questa o quella notizia sui social media, e anzi qualsiasi notizia che passa verrà facilmente considerata un fatto inconfutabile, da condividere immediatamente con amici e parenti, nello stesso modo in cui a nessuno verrà in mente di verificare le notizie pubblicate dal New York Times o dalla CNN. Che vengono trasmesse infatti come indiscutibile verità. E anzi: si fa a gara a chi arriva prima a diffonderle. Lo stesso New York Times continua a trasmettere notizie esplicitamente antirusse nei media nazionali, fomentando una propaganda di guerra sempre più granitica e meno verificabile.

In questo tipo di giornalismo così unilaterale, qualsiasi logica, analisi o indagine diventa secondaria, e persino un serio dibattito sulla storia viene vietato. In questa cosiddetta “Terra della Libertà” che sarebbe l’America di oggi, qualsiasi media mainstream che si permetta di fare un qualche riferimento alla storia del conflitto, o azzardi un paragone tra l’Ucraina di oggi e la situazione in Iraq, Afghanistan, Siria o al Vietnam di ieri (per non parlare delle continue aggressioni e atrocità in Israele) vedrà immediatamente diminuire la sua popolarità, e le grandi corporazioni – dall’industria automobilistica al quella farmaceutica ai vari McDonald’s, Pizza Hut, Disney World – ridurranno le loro pubblicità. E come sappiamo i media non possono reggersi senza pubblicità. A fronte di simili rischi, nessun media mainstream ha il coraggio di condurre un giornalismo onesto e imparziale.

Mentre è proprio di giornalismo onesto e imparziale che avremmo bisogno in questo momento. Mi limito a parlare oggi della guerra in relazione al problema dei rifugiati: si rimane sbalorditi nel registrare l’unilateralità del dibattito sui media statunitensi in tema di immigrazione, come conseguenza di questa guerra della Russia. Dov’erano le lacrime di coccodrillo nei media americani e occidentali quando gli Stati Uniti e la Gran Bretagna uccidevano milioni di persone in Iraq e Afghanistan, e continuavano a bombardare entrambi quei paesi riducendoli letteralmente in polvere, senza motivo? Ogni immagine, ogni notizia che riceviamo oggi mi rimanda a quell’ipocrisia, alle due misure.

La discussione sulla storia del conflitto non è facile. Puoi perdere il lavoro, il tuo telefono può essere intercettato, la tua famiglia può finire sotto sorveglianza dal sistema di potere corporativo. Che in America già ben conosce e controlla le tue informazioni personali, o quali sono le tue notizie preferite, monitorando il libero uso che fai su Google, Facebook, Twitter, YouTube. Qualsiasi azienda può contattarti sul tuo telefono o e-mail in qualsiasi momento. Se avete un robot online tipo Alexa a casa vostra, tutto quello che dite attraverso di esso può finire direttamente nelle mani del sistema corporativo. Non esiste più privacy in questo cosiddetto Paese della Privacy!

Durante la guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971, anche il Vietnam, l’Indonesia e il Cile stavano combattendo le loro grandi guerre, e dietro ognuna di queste guerra c’era la mano diretta o indiretta degli Stati Uniti e del loro complesso industrial-militare. Negli stessi anni, con il sostegno degli Stati Uniti, in vari stati del Sud America (Guatemala, Salvador, Honduras) c’erano dei sistemi di governo autoritari che non esitavano a schiacciare qualsiasi opposizione, regimi militari e autocratici che scatenavano il terrore. Milioni di persone persero le loro terre, case, familiari, o furono costretti a prendere mogli e figli e fuggire dal loro amato paese e ambiente familiare – per rifugiarsi altrove.

Dalle Filippine all’Angola, dal Bangladesh allo Sri Lanka, dal Sudan al Congo, dal Kosovo all’Ucraina – dietro tutte le guerre c’è stato il sostegno degli Stati Uniti e della Gran Bretagna con i loro trilioni di dollari e sterline, in termini di armi e interessi corporativi legati alla guerra.

Proprio come nel caso delle patatine fritte, che se non vengono pubblicizzate limiteranno anche lo smercio delle patate lasciandole a marcire nei campi, allo stesso modo se non si continua a combattere e farsi la guerra, queste montagne di armi che sono state fabbricate rimarranno inutilizzate, provocando il brusco calo dei profitti in borsa. E le industrie che producono armi non sono certo le sole coinvolte nei profitti che si ricavano dalla guerra. Sono inclusi anche i prodotti farmaceutici e gli aerei ed elicotteri, i computer e i software, migliaia di aziende elettroniche, settori che vanno dal sapone al petrolio al gas al cibo alle bibite ai cereali. In effetti, senza la guerra, e senza una guerra permanente, l’economia statunitense sarebbe completamente distrutta. Per questo (e potete verificare su Google) dalla fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti d’America sono stati perennemente coinvolti in qualche forma di guerra, da qualche parte nel mondo.

Oggi è l’Arabia Saudita che sta portando avanti il suo barbaro attacco allo Yemen. E lo fa utilizzando armi americane. Ma non troverete nessuna notizia al riguardo sul New York Times o sulla CNN o sulla BBC.

C’è una guerra costante tra India e Pakistan nel Kashmir. Ci sono guerre continue tra moltissimi paesi in Africa. E quanto a Israele… meglio non parlarne.

Ovunque, dalla Birmania al Bangladesh alla Bolivia al Burkina Faso, la gente comune è vittima della guerra. Esattamente come le popolazioni allo sbando in Messico, Honduras, Salvador o Guatemala che hanno perso il loro paese, i loro parenti, la loro terra e stanno emigrando verso altri paesi. In questo momento, oltre due milioni di rifugiati di guerra stanno migrando dall’Ucraina alla Polonia.

Milioni di persone sono emigrate dall’Europa in America durante la seconda guerra mondiale. L’America rappresentò per loro un rifugio. Molti dei rifugiati delle nuove guerre in Europa hanno trovato rifugio in Germania, Olanda e Francia.

Ma tra gli americani di oggi, nel clima politico e sociale sempre più ostile ai rifugiati, in che modo gli Stati Uniti potranno essere un rifugio per i rifugiati di guerra dall’Ucraina?

La BBC riuscirà a fare pressione sulla regina in modo che i tanti rifugiati ucraini possano trovare un rifugio sicuro nella Gran Bretagna di oggi?

Sarà come nel 1971, quando milioni di poveri innocenti sradicati dal Bangladesh trovarono rifugio in India?

Traduzione dall’inglese di Daniela Bezzi. Revisione di Thomas Schmid.


Dott. Partha Banerjee è attivista per i diritti umani, educatore ed esperto di media e relazioni internazionali che vive a New York. Email – thescriptline@yahoo.com.