Il sogno è quello di un fronte europeo pacifista capace di considerare la guerra, qualsiasi guerra, ingiustificabile. Coloro che domenica 3 aprile si sono ritrovati a riempire il Centro congressi romano dell’hotel The Hive, in rappresentanza delle forze politiche di vari Paesi, avevano questa ambizione. Un incontro organizzato in pochi giorni, che però ha visto attenzione e presenza massiccia. Nel lungo manifesto di convocazione alla condanna inequivocabile dell’aggressione di Putin, si associa la condanna per il ruolo della Nato, del riarmo dei Paesi europei, delle sanzioni – quando queste colpiscono i popoli e non chi determina le guerre – “per la pace e per una soluzione diplomatica al conflitto. – recita il comunicato stampa.

L’obiettivo principale è far sentire la voce di chi vuole costruire un’Europa di pace non asservita agli interessi militari della Nato e per l’accoglienza di tutti i rifugiati che scappano dalle guerre, rifiutando il vergognoso “doppio standard” occidentale”. Il dibattito, diviso in due panel, uno riservato agli ospiti stranieri e l’altro a quelli italiani, è stato moderato dalla direttrice di Left Simona Maggiorelli. Alcuni contributi, per causa di forza maggiore, sono giunti in video, come quello di Alexander Batov, giovane esponente del Rot Front della Russia, una piccola organizzazione della sinistra che con condivide le posizioni del Partito Comunista Russo. Dopo una breve analisi della situazione Batov ha denunciato il cinismo con cui Putin utilizza la questione Donbass per le proprie mire nazionaliste. Ertugrul Kürkcü, presidente onorario dell’Hdp in Turchia, ha invece denunciato i due pesi e due misure con cui il mondo affronta diversi conflitti, invitando a non considerare Erdogan come mediatore di pace. Presenti invece Gael De Santis, del Partito Comunista Francese, che ha posto l’accento sulla necessità del mondo del lavoro di mobilitarsi contro la guerra e Michele Daniele, del Ptb belga, che invece ha rilanciato la necessità di un movimento europeo contro la guerra. Ampio, complesso e molto appassionato, l’intervento di Katerina Anastasiou di Transform Europe, greca ma cittadina austriaca, che ha analizzato in maniera profonda l’effetto più drammatico e a lungo termine della guerra, l’aumento delle persone in fuga a cui viene riservato un trattamento diversificato in base alla loro nazionalità. E poi ulteriori interventi video da Spagna e Francia che hanno richiamato tutti alla necessità di una unità e di un lavoro comune.

La sessione successiva ha visto la partecipazione di due parlamentari di ManifestA (Simona Suriano e Yana Ehm), che hanno raccontato quanto sta accadendo in Parlamento, degli esponenti di PaP, (Marta Collot e Giuliano Granato), di Paolo Ferrero, vice presidente del Partito della Sinistra Europea e di Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista. Tutti gli interventi hanno mostrato punti di vista comuni pur nella loro pluralità: l’invasione russa è inaccettabile, l’espansionismo Nato e la corsa agli armamenti sono insieme concausa del conflitto e pericolo per la pace e la sopravvivenza del pianeta. Occorre aprirsi per costruire un grande movimento per la Pace che rifiuti di schierarsi con i due protagonisti del conflitto. Acerbo, ricordando che nelle ore in cui si teneva il convegno, la partigiana Lidia Menapace, se fosse sopravvissuta al covid, avrebbe compiuto 98 anni e sarebbe orgogliosamente stata in sala, ha richiamato alla necessità di agire qui ed ora. Di un continente dei popoli, per i popoli e non per le potenze imperialiste ha espressamente parlato nelle conclusioni Luigi De Magistris. L’ex sindaco di Napoli, di fronte a quanto sta accadendo e di fronte alla distanza siderale fra la rappresentanza in Parlamento e il volere popolare, ha posto il tema della necessità urgente di costruire uno schieramento plurale ma unito, che intervenga tanto contro la guerra quanto contro i danni che questa arreca ai popoli ucraino, russo, ma anche europeo, i primi a pagare anche in termini di perdita di potere d’acquisto dei salari l’aumento delle tariffe energetiche e dei beni di prima necessità.

L’incontro ha rafforzato la necessità di unirsi, di rompere con le incomprensioni del passato, dando un valore primario alla pace, messa a rischio anche da una possibile catastrofe nucleare adombrata con estremo cinismo. “Non si può più stare contemporaneamente con i pacifisti e poi inviare armi per alimentare i conflitti” hanno ripetuto in molti. “O si costruisce un nuovo ordine mondiale, basato su un benessere comune e un diritto a vivere garantito a tutte/i o il baratro e la barbarie si avvicineranno sempre di più”. La sola speranza, non flebile ma significativa, è stata data in questo mese dalle migliaia di persone che hanno riempito le piazze o che hanno compiuto gesti solidali, nell’accoglienza e nell’impegno costante. Saranno quelle donne e quegli uomini a poter costruire un futuro migliore.