Domenica 27 marzo si è svolto online il laboratorio di Pressenza Italia sul giornalismo nonviolento. L’interesse di questo lavoro è stato quello di stimolare la riflessione e sviluppare la nonviolenza nell’ambito dell’informazione. Fornire un’informazione nonviolenta in un ambiente dominato da un linguaggio spesso violento e discriminatorio, da manipolazione, immagini negative, notizie false e interessi forti è un’aspirazione, un percorso da costruire. Quello che segue è una sintesi delle nostre riflessioni e speriamo l’inizio di un percorso che possa svilupparsi e crescere nel futuro.

La nonviolenza è un atteggiamento verso la vita, la cui caratteristica fondamentale è il rifiuto e la denuncia di tutte le forme di violenza (fisica, razziale, economica, religiosa, psicologica, morale, ecc.) e la cui metodologia di azione è la nonviolenza attiva. Nella condotta personale e sociale questa si esprime come una sensazione interna e un comportamento esterno basati sulla coerenza e un modo di trattare gli altri basato sulla cosiddetta Regola d’Oro: “Tratta gli altri come vorresti essere trattato”.

Sviluppare la nonviolenza nell’informazione significa mettere al centro il nostro “essere umani” e cercare anche un equilibrio fra denuncia e speranza. Questa ricerca nasce dal desiderio di guardare un mondo poco visibile e che ha bisogno di essere raccontato, di illuminare le piccole cose, ossia ciò che il potere vuol tacere o vuole nascondere. E’ anche la scelta di contrapporsi alla criminalizzazione del “nemico”, cosa oggi più che mai attuale.

Quello che secondo noi definisce un’informazione nonviolenta:

  • una scelta di linguaggio, oltre che di contenuti. L’uso di un lessico, ma anche di grafica, pause e punteggiatura nonviolenti. Usare parole non ambigue e un linguaggio semplice. Evitare i termini bellicisti (militanza, mobilitazione, guerra alla guerra…);

  • l’uso di immagini nonviolente (meglio utilizzare la foto di una manifestazione per la pace piuttosto che immagini della guerra);

  • la contestualizzazione: serve a capire e a far capire, significa cercare le radici lontane e molteplici di un evento: la semplificazione (pro/contro, buoni/cattivi) è proprio il contrario della comunicazione nonviolenta. Comprendere permette di scegliere;

  • evitare il sensazionalismo: il titolo, per esempio, non deve terrorizzare solo per attrarre l’attenzione del lettore;

  • smontare i pregiudizi, fare esercizio di comprensione ed empatia;

  • cogliere i vari punti di vista e metterli a confronto. Il racconto deve illustrare tutte le prospettive in campo. Prestare attenzione a non usare atteggiamenti escludenti verso chi dissente;

  • evitare l’ansia e la paura, piuttosto cercare di suscitare il dubbio, offrire opportunità per riflettere, interrogarsi;

  • evitare la manipolazione, cercare un racconto il più possibile veritiero e onesto della realtà. Argomentare anziché attaccare;

  • utilizzare toni propositivi, positivi, evitare gli insulti, i toni carichi di rabbia, gli attacchi personali o la degradazione;

  • usare l’ironia per smontare posizioni razziste, violente o discriminatorie;

Tutto questo rappresenta la nostra aspirazione e il nostro contributo verso un mondo migliore, anche nell’ambito dell’informazione. Un ringraziamento a tutti i partecipanti!