“Cari amici, sono appena tornato da Londra, dove ho visto Stella e Julian in qualche modo trascendere le condizioni da incubo del carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh, per celebrare il loro amore reciproco e il nostro amore per loro”. È quanto sostiene John Shipton, padre del giornalista fondatore di Wikileaks Julian Assange.

“Il tempo stringe per Julian, le sue condizioni fisiche sono scioccanti – scrive online dall’Australia – Anni di torture psicologiche e detenzioni arbitrarie richiedono il loro amaro tributo. Gli è stato negato il suo ultimo appello e ora è in attesa di un ordine di estradizione negli Stati Uniti, che dovrebbe essere emesso il 20 aprile”.

“Se fosse stato sottoposto a una frazione di tale trattamento in una prigione iraniana, siriana, cinese o russa – aggiunge – il nostro stesso governo condannerebbe pubblicamente tali regimi come barbari, immorali e corrotti. Invece, il nostro governo resta in complice silenzio sulla miserabile persecuzione di un cittadino australiano. Anche i nostri media rimangono silenziosi”.

Shipton annuncia quindi l’uscita del documentario “Ithaka”, girato dal fratello Gabriel per la Abc: un filmato “sulla lotta per i diritti fondamentali di mio figlio. È attraverso questo ritratto intimo di noi, come membri della sua famiglia, che possiamo darvi un’idea di chi è Julian. Non è stato facile essere seguiti da una troupe cinematografica in questo momento, ma sto facendo tutto il possibile per tirarlo fuori”.

Il docufilm rappresenta infatti un’opportunità per suscitare una discussione più ampia su quanto è in gioco. “Non si tratta solo di Julian. Si tratta del precedente che questa persecuzione contro di lui stabilisce. Cosa significa per la condizione della nostra stampa e della nostra democrazia, il rischio di una condanna a 175 anni di prigionia se la causa è aver reso pubblici segreti di Stato dei quali tutti noi avremmo avuto il diritto di essere a conoscenza?”. Una domanda rivolta non solo ai cittadini, ma anche ai governi di paesi democratici come l’Inghilterra, che lo detiene tuttora, e gli Stati Uniti, che hanno promosso ogni tentativo a per poterlo condannare sul proprio territorio.

La speranza è che la pellicola offra “la possibilità di riaccendere l’attenzione su Julian. Insieme ci opponiamo all’abuso di potere in tutte le sue forme”. “Ithaka”, presentato in prima a Sidney il 21 aprile prossimo, verrà lanciato nei cinema di tutta l’Australia. Shipton incoraggia il pubblico a vedere la pellicola, parlarne e ospitare una proiezione con una tavola rotonda per coloro che sono più organizzati. “Abbiamo urgente necessità di proteggere la libertà di stampa e garantire che nessuno debba più sopportare quello che sta passando mio figlio”.

Fonte: Micromega

 

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