In questo lungo inverno dei diritti, oltre alla disobbedienza agli ordini ingiusti, sempre più cittadini stanno portando avanti scioperi della fame: ha iniziato il 31 dicembre Davide Tutino, professore di liceo a Roma, sospeso perché non vaccinato (ma guarito da un anno), poi a staffetta il prof Saverio Mauro Tassi, Diego Zannoli, Luigi Magli.
A loro si sono uniti un nutrito gruppo di scrittori, giornalisti, pedagogisti, operatori sanitari: Carlo Cuppini, Paola Olivieri, Licia Coppo, Sergio Porta, Antonella Marsilia, Luca Cellini e tanti altri in solidarietà, tra cui Alberto Cantoni e Donatella Campai, Ivan Crico. Scioperi portati avanti con mitezza e determinazione, con la vera forza della nonviolenza. Una staffetta di persone vaccinate e non, che andrà avanti fino al 31 marzo. Ognuno digiuna finché può. Chi 10 giorni, chi 24 ore, ma quel che conta è il messaggio: basta discriminazioni!
Scioperi che hanno destato l’interesse di giornali stranieri e anche di alcuni giornali italiani.1
Questa la lettera scritta all’inizio dello sciopero della fame iniziato Domenica 13 febbraio da Carlo Cuppini, Paola Olivieri, Sergio Porta: “Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dicendo “Lascio un Paese unito” ha detto una cosa vera, a patto di escludere dall’idea stessa di cittadinanza milioni di cittadini, separati al punto da non essere nemmeno percepiti, se non per essere discriminati, intimiditi e umiliati. Unita è solo la parte del Paese che “esiste” – poi ci sono le “non persone”, ombre invisibili, innominabili, inesistenti, le loro storie, i loro figli.
Non si ricorda a memoria d’uomo, nella Repubblica Italiana, una simile violenza dello Stato contro i propri cittadini. Si intravedono peraltro insistenti segnali di un corso politico che tende a installare questa forma di autoritarismo in modo permanente nel cuore stesso del “sistema operativo” che sovrintende alla relazione tra Stato e cittadino: in diversi circoli, in questi giorni, è in discussione il prolungamento delle attuali forme di discriminazione nel godimento di diritti elementari anche oltre la durata dello stato di emergenza formale e anche in assenza di un’effettiva emergenza. È l’ultimo passaggio: la normalizzazione dell’inconcepibile.
Se questa situazione non può che suscitare la più irriducibile opposizione politica e la più forte preoccupazione per il futuro della democrazia, il pensiero delle centinaia di migliaia di adolescenti e giovanissimi esclusi con inaudita e insensata brutalità da aspetti essenziali della loro esistenza è causa di una sofferenza insopportabile.
L’astensione dal cibo è, ancora, un gesto di lucidità e consapevolezza personale, compiuto attraverso il silenzio e la sottrazione: sottrazione da un tempo irriconoscibile, inaccettabile, nel quale al potere politico viene consentito di manifestarsi con un volto fino a questo punto minaccioso, vendicativo, paternalista e irrazionale. Dove le forze progressiste ed egualitarie dalla società, e i sistemi di controllo e garanzia istituzionali, sembrano avere abdicato al loro ruolo. Il nostro sciopero della fame non veicola alcuna richiesta o rivendicazione, se non quella di rimuovere totalmente e incondizionatamente, in via di principio, ogni forma di discriminazione. (…)
Licia Coppo è pedagogista, abita in val d’Aosta. Al quinto giorno di sciopero della fame ha raggiunto gli Studenti contro il Green Pass di Milano per unirsi alla loro manifestazione: “Siamo in un tempo paradossale, da mesi come pedagogista vedo situazioni aberranti, bambini e ragazzi esclusi da tutto, una immensa sofferenza. Fin da agosto avevo capito che il Green Pass applicato ai minori era un calcio in faccia alla Convenzione Onu sui diritti Infanzia e Adolescenza. Un malessere che si estende anche ai vaccinati; siamo tutti stanchi di sofferenze, differenze e discriminazioni.
Non ci sono più parole è ormai necessario passare ai fatti, nonviolenti, di resistenza passiva come il digiuno e lo sciopero della fame. Continueremo fino al 31 marzo, a staffetta, siamo in tanti e sempre più persone si stanno aggiungendo. Anche se non faremo cambiare idea al governo, almeno vogliamo far riflettere la società, che non sia più indifferente. Se anche la popolazione discriminata si riduce all’1% non è una società civile”.
Carlo Cuppini, scrittore e responsabile della libreria di Palazzo Strozzi di Firenze, è stato a Roma ed ha parlato con il deputato Marco Bella, dei 5 Stelle: “Ho implorato Marco Bella, di pensare, di visualizzare quei 500 mila adolescenti e ragazzi a cui, senza alcuna possibile giustificazione (se mai ce ne potesse essere una valida) viene impedito di salire su un autobus (magari per andare a scuola o dove gli pare); di andare in pizzeria, di continuare le loro attività sportive (che magari fanno da anni, magari all’interno di un percorso agonistico che rischia di essere compromesso); di arricchire la loro formazione andando a teatro, al cinema, in un museo, a un concerto, alla presentazione di un libro; di godere di semplici situazioni essenziali per curare la salute psicofisica, il benessere e lo sviluppo. Persone a cui viene impedito tutto questo anche se sane e negative.
Ho detto a Marco Bella che non si può dire ‘tanto tra tre mesi non ci sarà più’, perché intanto c’è stato, e nessuno ha detto che non si sarebbe mai dovuto essere; e quindi potrà esserci ancora. Ho detto a Marco Bella che lo so bene che la politica è complicata, delicata. Ma che davanti al richiamo della propria coscienza, come io decido di smettere di mangiare e di espormi, così un deputato può votare contro, o lasciare un gruppo parlamentare, o uscire dal palazzo e manifestare il suo dissenso”.
Antonella Marsili è un medico, anche lei non mangia da giorni e aiuta gli altri scioperanti dal punto di vista sanitario: “Mi occupo di prevenzione, dietetica e nutrizione clinica e da anni mi impegno per diffondere un nuovo paradigma delle cure. Cerco di diffondere una maggiore consapevolezza dei propri stili di vita e di consumo. Se un farmaco non è necessario punto ad eliminarlo. Mi sono unita convintamente a questo sciopero perché non esiste stato di eccezione che possa sospendere la vita civile anche di una sola persona che non si è macchiata di nessuna colpa. Uno Stato che fa questo perde autorevolezza e non può dirsi democratico. La democrazia deve rispettare e tutelare ciascuna minoranza pacifica e legittima.”
Personalmente rivendico con questo sciopero della fame, il diritto inalienabile di esercitare la libertà di scelta sul proprio corpo -spiega Luca Cellini, scrittore e giornalista, redattore dell’agenzia stampa Pressenza. La libera scelta se sottoporsi o meno ad un determinato trattamento sul proprio corpo, senza che per questo tale persona venga pesantemente discriminata, esclusa, preclusa, lesa nella sua dignità, mortificata nell’esercizio delle proprie libertà fondamentali, nell’esercizio di manifestare il suo pensiero, il suo sentire, oppure additata, offesa, isolata, danneggiata.
Violenze economiche, psicologiche, morali, ideologiche, ricatti intollerabili sul lavoro, sul diritto allo studio, sulla libertà di circolazione, al diritto al sostentamento minimo, a cui da oltre un anno milioni di persone sono state sottoposte, producendo in tutto questo sofferenze inaccettabili, ingiustificabili, indegne di una qualsivoglia società civile, lontane anni luce da qualsiasi principio di solidarietà, di condivisione, di tutela della dignità umana, di cooperazione fra le persone.”