Le giovani generazioni sicuramente non possono ricordare i giorni drammatici che seguirono, ma anche avevano preceduto, la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano: la bomba causò 17 morti e 88 feriti. È definita “la madre di tutte le stragi”, uno dei tanti misteri d’Italia, ma veniva da lontano, e lasciò una scia di sangue che avrebbe avuto altri strascichi tragici.

L’Italia, e la Grecia, erano considerati i punti vulnerabili del fianco sud della NATO per la presenza di forti partiti e movimenti comunisti. In Grecia il problema era stato “risolto” due anni prima, con il Golpe dei Colonnelli del 21 aprile del 1967, e la conseguente dittatura militare dal 1967 al 1974.

In Italia le trame eversive si intensificarono lungo tutti gli anni Sessanta: non era solo una furia anticomunista, ma si trattava di sconfiggere definitivamente le ambizioni e i progetti di una componente illuminata della classe imprenditoriale per uno sviluppo autonomo, pur sempre interno allo sviluppo capitalistico, per superare il ruolo internazionale subalterno che le era stato assegnato nel dopoguerra e che poi sarebbe diventato definitivo: i nomi, senza entrare in dettagli, erano quelli di Enrico Mattei per le ambizioni energetiche, di Felice Ippolito per quelle nucleari (rinvio per dettagli al mio articolo del febbraio 2021).

Si sviluppò la “strategia della tensione”, con vaste complicità internazionali, all’interno del contesto atlantico: un intreccio mai chiarito fino in fondo di complicità di apparati dello Stato (carabinieri, esercito, servizi segreti), con forniture di armi e avallo della NATO, organizzazioni fasciste italiane (1966 “Ordine Nuovo”) e internazionali. Ma esistette probabilmente una struttura clandestina internazionale più ampia che non conosciamo, con diverse catene di comando, inglobata dell’apparato difensivo NATO.

La tensione salì con un crescendo nel 1969, dagli attentati ai treni della primavera-estate, culminando nella strage di Piazza Fontana: dietro le trame eversive c’era la coordinazione di Ordine Nuovo e Alleanza Nazionale, ma la regia superiore venne dall’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno ed era collegata alla NATO e pilotata dagli USA. Quel 12 dicembre gli attentati terroristici furono cinque, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, e colpirono contemporaneamente Roma e Milano. A Roma ci furono tre attentati che provocarono 16 feriti, uno alla Banca Nazionale del Lavoro in via San Basilio, uno in piazza Venezia e un altro all’Altare della Patria; a Milano, una seconda bomba venne ritrovata inesplosa in Piazza della Scala. È il caso di ricordare che nell’ultimo processo per Piazza Fontana, in Cassazione nel 2005, tutti gli imputati sono stati assolti, e i parenti delle vittime della strage sono stati condannati a pagare le spese processuali!

Dietro gli attentati della primavera-estate 1969 c’erano già l’idea del colpo di stato e i Colonnelli del colpo di stato in Grecia! Il Commissario Juliano aveva scoperto quasi tutto, ma il 23 luglio 1969 venne destituito e incriminato: la verità non si doveva sapere! Indagini successive individuarono anche il deposito di esplosivo, con esplosivo OTAN! Il 13 dicembre il SID (Servizio Informazioni Difesa) conosceva già esecutori, intermediari, mandanti internazionali di Piazza Fontana e anche la natura militare dell’esplosivo utilizzato[1]: iniziarono gli occultamenti e i depistaggi (non mi soffermo sull'”omicidio” di Giuseppe Pinelli – ancora non si sa la verità – e sulla persecuzione dell’anarchico Pietro Valpreda).  La verità non doveva emergere!

Quel 12 dicembre Aldo Moro era a Parigi e appoggiava la proposta di sospensione della Grecia dei Colonnelli dal consesso europeo. La NATO era allarmata e il giorno successivo Moro moderò la posizione italiana. La Democrazia Cristiana si compattò attorno a Moro, bloccando la spinta autoritaria di Saragat e il golpe; l’oceanica mobilitazione popolare impedì la provocazione del Movimento Sociale Italiano.

«Quello che non riuscì nel dicembre 1969 venne bissato, con logiche politiche diverse, nel dicembre 1970, con il tentato golpe del comandante Junio Valerio Borghese. … Ad appoggiare il progetto anche la mafia … la NATO e la Germania, a livello militare … tra i finanziatori c’erano diversi armatori genovesi, il petroliere Attilio Monti ed Eugenio Cefis dell’ENI»[2]. (L’ENI! Teniamolo presente oggi!)

A questo proposito un ulteriore evento di un paio di mesi prima (26 settembre), dimenticato perché archiviato come incidente (finché il giudice Salvini riaprì il capitolo delle stragi di Stato), fu la morte di 5 giovani anarchici calabresi travolti da un camion mentre portavano a Roma documenti sull’altrettanto archiviato deragliamento del Treno del Sole (23 luglio 1970, il quale pure non era stato un incidente) e sulla preparazione del golpe di Valerio Borghese[3].

Ma la storia si ripeté, quello non era che l’inizio! «Nell’estate 1974 era previsto il tentativo di golpe bianco di Edgardo Sogno, e ci fu la strage dell’Italicus: Aldo Moro doveva essere su quel treno e scese solo per una fortuita coincidenza. In settembre, a Washington, Henry Kissinger lo ammonì a non procedere nella sua linea di “attenzione” al PCI»[4].

La strage di Piazza della Loggia (Brescia 28 maggio 1974, 8 morti, 102 feriti[5]), in qualche modo chiuse la fase del terrorismo nero. Ci fu un cambiamento di strategia degli USA, che abbandonarono l’appoggio ai governi fascisti in Europa (nel 1974 caddero i regimi portoghese, greco e cipriota). La lotta al comunismo proseguì con altri mezzi, meno rozzi.

Si sviluppò la torbida fase del terrorismo rosso (o presunto tale), un processo storico troppo complesso per venire analizzato in questa sede. De Lutiis afferma: «Molti indizi lasciano ritenere che vi sia stata quanto meno una tutela esterna del terrorismo, la cui attività era perfettamente funzionale ai disegni di chi intendeva opporsi con ogni mezzo allo spostamento a sinistra dell’asse politico italiano»[6]. E’ certo che quando furono catturati Curcio e Franceschini nel 1974 (ma sfuggì all’arresto, forse non a caso, il personaggio molto equivoco di Mario Moretti) «le Brigare Rosse potevano essere decimate nel giro di poco tempo, ma si preferì una via diversa»[7], perché «c’era qualcuno in ambiente qualificato che aveva interesse a che le scorrerie delle BR continuassero»[8].

Come non ricordare (sono costretto a ripetermi) la drammatica accusa di Per Paolo Pasolini sul Corriere della Sera del 14 novembre 1974? «Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano … Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna. … Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti. … Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni … che si sono messi a disposizione, come killer e sicari … Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti … Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.»[9] Pasolini venne assassinato 11 mesi e 18 giorni dopo, il 2 novembre 1975: stava lavorando a un libro esplosivo, Petrolio: c’è una vicenda che definire inquietante è un eufemismo, un capitolo del libro che è misteriosamente scomparso e non mai stato ritrovato![10]

I misteri e le ipoteche atlantiche non finiscono qui. Per la strage di Ustica (27 giugno 1980) il ruolo del nostro paese nel contesto internazionale consentiva a navi e ad aerei militari stranieri di scorrazzare nei nostri cieli e mari, provocando veri scenari di guerra: questa nostra subalternità consente tuttora a Francia e Stati Uniti di tacere con protervia rispetto a qualsiasi richiesta di chiarimento. Poco più di un mese dopo (1° agosto 1980) una terrificante esplosione alla stazione ferroviaria di Bologna provocò 85 morti e oltre 200 feriti, il più grave attentato terroristico compiuto in Europa nel XX secolo: dopo 41 anni non è ancora stata fatta piena luce![11]

Questo si è ripetuto per il disastro della «Moby Prince» dell’11 aprile 1991 e l’ormai indubbia quanto misteriosa presenza di navi da guerra quella notte nella rada di Livorno. È evidente per tutti che gli Stati Uniti e i paesi della NATO conoscono perfettamente la verità, non solo su questo mistero, sulla strage di Ustica del 27 giugno 1988, e su tutti i misteri italiani.

Non dimentichiamo e facciamo conoscere queste vicende alle/i giovani: a scuola non si studiano. Sta a loro costruire un’Italia diversa.

NOTE E RIFERIMENTI:

Per non appesantire la lettura ho ridotto le note e i riferimenti all’essenziale.

Per maggiori dettagli:

https://www.pressenza.com/it/2017/11/la-nato-la-torbida-storia-segreta-dei-misteri-ditalia/ https://www.pressenza.com/it/2021/11/lalleanza-atlantica-nato-crimini-e-misfatti-sudditanza-e-complotti-abc-ad-uso-delle-i-giovani/

[1]. Paolo Cucchiarelli,  Il Segreto di Piazza Fontana, Ponte alle Grazie, 2009, pp. 401, 406, 417, 451, 598. L’inchiesta a tutto campo di Paolo Cucchiarelli apre scenari inattesi e inquietanti su Piazza Fontana, la strategia della tensione e le complicità internazionali.

[2]. Cucchiarelli, cit., pp. 542-47.

[3]. Si veda ad esempio: “Gioia Tauro: una strage dimenticata”, Rai Storia, 01.2019,  https://www.raicultura.it/storia/articoli/2019/01/-Gioia-Tauro-una-strage-dimenticata-1bb3112a-f3db-4db8-811f-d1b86e4554f1.html; Tonino Perna, “Cinquant’anni fa una strage di anarchici. Subito dimenticata”, Il Manifesto, 27.09.2020, https://ilmanifesto.it/cinquantanni-fa-una-strage-di-anarchici-subito-dimenticata: «Nel mese di settembre del 1970 Angelo Casile aveva incontrato a Palermo Mauro de Mauro, pochi giorni prima che il direttore dell’Ora di Palermo fosse fatto fuori dalla mafia siciliana. Angelo riferì che gli aveva rivelato che stava indagando su un possibile colpo di Stato in Italia. Nessuno gli credette o lo prese in considerazione, compreso il sottoscritto. […] Oggi sappiamo che era tutto vero e che questi giovani anarchici del Sud sono vittime di una strage di Stato, come quella del treno fatto deragliare a Gioia Tauro».

[4]. Cucchiarelli, cit, p. 619; Stefania Limiti, L’Anello della Repubblica, Chiarelettere, Milano, 2009, pp. 176-77 (Curcio ha raccontato che le carte “esplosive” su Edgardo Sogno in mano alle BR furono fatte sparire, p. 138).

[5]. Il processo si è chiuso (dopo 43 anni!) nel giugno 2017.

[6]. De Lutiis, Il Golpe di Via Fani. Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro il delitto Moro, Sperling & Kupfer, 2007,  p. 14. Il Mossad israeliano cercò contatti con le BR, interessato ad alimentare l’instabilità in Italia, per contrastare la politica di apertura di Moro verso i paesi arabi, ivi, pp. 85-86.

[7]. S. Limiti, cit., p. 137; Giuseppe De Lutiis, Il Golpe, cit., p. 91. Già in una precedente occasione, il 2 maggio 1972, tutto il gruppo dirigente della BR avrebbe potuto essere arrestato, ivi, pp 69-69.

[8]. Giuseppe De Lutiis, Storia dei Servizi Segreti in Italia, Editori Riuniti, 1991, pp. 249-50. «Il fenomeno dell’eversione rossa fu lasciato vivere forse perché poteva essere opportunamente manovrato per garantire quell’instabilità che prima del 1974 era stata appaltata all’eversione nera». S. Limiti, cit., p. 139.

[9]. Pier Paolo Pasolini, “Cos’è questo golpe? Io so”, Corriere della Sera, 14 novembre 1974, articolo completo: http://www.corriere.it/speciali/pasolini/ioso.html. Il medesimo mistero denuncia a proposito di Pasolini il saggio di Carlo Lucarelli, Pasolini, un Segreto Italiano, 2015.

[10]. Riccardo Lestini, “Petrolio” e il mistero del capitolo scomparso, 16 novembre 2015, http://www.riccardolestini.it/2015/11/petrolio-e-il-mistero-del-capitolo-scomparso

[11]. Dopo le condanne nel 1995 di tre esecutori appartenenti ai NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), si è aperto un nuovo processo che vede imputati il defunto Licio Gelli, maestro venerabile della loggia massonica P2 e Umberto Ortolani come mandanti-finanziatori; l’ex capo dell’ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato indicato come mandante-organizzatore; Mario Tedeschi, direttore della rivista “Il Borghese” ed ex senatore del Movimento Sociale Italiano considerato organizzatore per aver coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica della strage – preparatoria e successiva – nonché nell’attività di depistaggio delle indagini [si veda ad esempio: https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/strage-bologna-stazione-2-agosto-1980].