Diffondiamo il comunicato stampa firmato dal Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia / Gruppo d’intervento giuridico internazionale (CRED/GIGI) insieme alla Commissione cilena dei diritti umani e alla Associazione americana dei giuristi e alla Fondazione Garzón, che fa il punto sulla situazione della denuncia firmata da tali associazioni contro il presidente cileno Piñera ed altri esponenti del potere politico e militare del paese. Si sottolinea che la decisione della Corte non può essere considerata equivalente, come erroneamente affermato da certa stampa, a una definitiva assoluzione degli accusati, dato che la Procura della Corte ha esplicitamente dichiarato che la sua decisione può essere rivista alla luce di nuovi fatti e nuove informazioni. Infatti, il documento della Procura della Corte ha evidenziato alcune indagini penali interne che potrebbero portare all’accertamento di responsabilità delle autorità denunciate.     [Ecomapuche]

COMUNICATO STAMPA

Come organizzazioni firmatarie di questo comunicato, abbiamo presentato una comunicazione all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale lo scorso aprile denunciando il l’ex-Presidente del Cile, Sebastián Piñera Echenique, e altre alte autorità politiche, di polizia e militari per i gravi crimini commessi durante le proteste del risveglio sociale del 2019, e vogliamo informare l’opinione pubblica nazionale e internazionale su quanto segue:

1.- Neghiamo categoricamente che l’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale abbia “respinto” la richiesta di indagare i crimini denunciati. Si tratta di un’informazione errata che inganna l’opinione pubblica, poiché viene deliberatamente presentata come una decisione definitiva che scagionerebbe gli accusati, il che è ben lontano dalla realtà.

2.- Nella comunicazione che abbiamo ricevuto dalla Procura della Corte Penale Internazionale, si afferma che, anche se per il momento non procederà ad aprire un “esame preliminare” della situazione sollevata, “la presente decisione potrà essere riconsiderata alla luce di nuovi fatti o nuove informazioni”.

3.- Nella sua motivazione, l’Ufficio della Procura afferma che sono state accertate violazioni dei diritti umani. Infatti, il comunicato indica che le informazioni disponibili mostrano che l’uso eccessivo e sproporzionato della forza ha provocato “diverse uccisioni e migliaia di feriti tra i manifestanti”, così come “gravi abusi e maltrattamenti, compresi gli abusi sessuali”, e aggiunge che tali atti possono essere considerati “reati impliciti” di crimini contro l’umanità.

4.- La comunicazione dell’Ufficio della Procura della Corte Penale Internazionale aggiunge che: “Questi reati impliciti sembrano essere stati commessi nell’ambito di un esteso o sistematico “attacco diretto” contro la popolazione civile, ai sensi dell’articolo 7, comma 2 dello Statuto di Roma. A questo proposito, gli atti presumibilmente commessi non sembrano essere una semplice collezione di atti casuali o incidenti isolati, bensì rivelano piuttosto uno schema coerente di uso eccessivo della forza da parte dei membri dei corpi di sicurezza cileni durante le operazioni anti-sommossa, così come gravi abusi contro i manifestanti, reali o percepiti, mentre erano sotto custodia della polizia. Si evidenzia anche che i reati avevano una natura diffusa, in termini di diffusione geografica, intensità e scala.

5.- Tuttavia, la Procura decide di non aprire, per il momento, un esame preliminare, per due motivi:

(a) Nonostante le critiche e i ritardi, i tribunali cileni stanno agendo. Testualmente, la Procura afferma: “l’Ufficio ha valutato che le autorità cilene non sembrano essere inattive in relazione al presunto comportamento, né vi sono prove, in questa fase, della loro mancanza di volontà o incapacità di portare avanti i procedimenti e le indagini pertinenti”; e

(b) Con le informazioni attualmente disponibili, dubita che gli “atti facenti parte di un attacco diretto contro la popolazione civile siano stati commessi in applicazione o in favore di una politica statale o organizzata”.

6.- In relazione a questi due motivi addotti dall’Ufficio della Procura della Corte Penale Internazionale, noi come organizzazioni denuncianti segnaliamo che forniremo a breve nuove informazioni volte a dimostrare che la violenza contro i manifestanti è stata organizzata e che ubbidiva una politica statale, deliberatamente diretta o tollerata dagli imputati. Resteremo inoltre vigili riguardo al corso delle indagini che si volgono in Cile, per determinare se c’è una reale mancanza di volontà o incapacità di indagare, perseguire e punire tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani commesse, compresi coloro che hanno ricoperto le più alte posizioni politiche, di polizia e militari.

7.- Noi come denuncianti chiediamo alla giustizia cilena di agire con precisione, di investigare, perseguire e punire pienamente tutti i responsabili. Nel caso in cui si rifiuti di farlo e sia accondiscendente con il potere politico, di polizia o militare, la via internazionale rimarrà aperta, poiché la decisione della Procura è sempre soggetta a revisione con nuovi fatti e informazioni che emergono nel corso degli eventi.

8.- Nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani, ricordiamo che i «delitti di lesa umanità» sono imprescrittibili e non amnistiabili, e non è ammissibile la rinuncia alla loro persecuzione penale. Non permetteremo l’impunità, perché la normalizzazione del crimine porta solo alla ripetizione di queste gravi condotte sanzionate dalle norme internazionali dei diritti umani.

Commissione Cilena per i Diritti Umani

Fondazione Internazionale Baltazar Garzón

Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED)

Associazione Americana di Giuristi (AAJ)

 

Traduzione dallo spagnolo di Valentina Fabbri (Ecomapuche). Revisione di Thomas Schmid.