Abbiamo parlato più volte del quartiere di Crescenzago, a Milano. Un tempo era un borgo, con il suo Comune. Da anni è stato inglobato nella metropoli e da antico paese è diventato hinterland, o meglio, periferia. Quella periferia che il sindaco di Milano spesso sbandiera come il luogo dove concentrare gli sforzi, le attenzioni, la cura: nulla di tutto ciò. La speculazione avanza e tra il Naviglio della Martesana, angoli preziosi di grande bellezza, vicoli e case basse ecco arrivare i costruttori, le “cooperative” (a sentire questo nome qualcuno si rivolta di sicuro nella tomba…), i nuovi piani urbanistici. Le promesse di salvaguardia, a suo tempo votate e approvate, che avrebbero difeso l’armonia del quartiere, vengono stracciate e si dà via libera alle recinzioni.

Oggi alcune centinaia di persone si sono raccolte intorno ai comitati che difendono l’area, hanno sfilato come in una via crucis lungo il quartiere mostrando i possibili scempi che sono dietro l’angolo: pochi spazi verdi che rischiano di sparire, antiche costruzioni (su tutte la bellissima sede dell’antico Comune e attuale sede di Anpi, Legambiente e banda di Crescenzago) pronte ad essere svendute ai privati per farne abitazioni di lusso, magari alte cinque piani.

Una vergogna via l’altra: lungo il corteo molti interventi descrivono e raccontano la storia di quei luoghi e i rischi che corrono. Le reti arancioni diventano una costante, cantieri ogni cento metri e in mezzo un budello di strada: la fine di viale Padova, l’inizio di via Adriano, un imbuto con un grande traffico e un’aria davvero pessima.

Ma i cittadini e le cittadine oggi in piazza sembrano determinati, non vogliono abbandonare il quartiere, hanno tutta l’aria di voler andare fino in fondo, in una resistenza che oggi ha vissuto una bella pagina e che continuerà con svariate iniziative. Obiettivo, rompere quell’indifferenza che oggi si avvertiva da troppe finestre e balconi dove la gente era in silenzio a guardare, da troppi automobilisti che faticavano a spegnere il motore.