Comincio traendo ispirazione da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nato alla fine del XIX secolo, che nel suo romanzo “Il Gattopardo” ci regala una bellissima frase che descrive molto bene il sistema capitalista e il suo funzionamento: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Il capitalismo è un sistema che, nell’arco della sua esistenza, si aggiorna, si rinnova costantemente, senza tuttavia risolvere le sue incoerenze. Continua a plasmare i costumi, a manomettere le culture e ad alterare le leggi, la morale e l’etica, destrutturando paesi e negando la necessità umana di una vita in società che sia cooperativa e solidale. Incentiva l’egoismo e l’individualismo tra le persone, assicurandosi, in questo modo, la sua sopravvivenza. Sopravvivenza che, quando messa sotto scacco, ricorre a sotterfugi, come disse bene John Adams, vicepresidente di George Washington durante il suo primo governo negli USA (1797-1801): “Ci sono due modi per conquistare e schiavizzare una nazione. Uno è con la spada, l’altro è con i debiti”. Oggi, queste tattiche sono ancora in uso e si coniugano con l’attuale forma di dominazione, la “Guerra Ibrida”. Una pratica per la quale sono passati i paesi arabi, l’Ucraina, la Gran Bretagna della Brexit, gli USA delle elezioni di Trump e, recentemente, il Brasile dei golpe del 2012 e del 2016, con l’incarcerazione di Lula e l’elezione di Bolsonaro. È questo il “Soft Power” del capitalismo che interviene direttamente sui risultati elettorali delle nazioni.

Il modello di produzione del sistema, per sopravvivere, dipende da alcuni processi che hanno un impatto diretto sul comportamento della società:

  • Deterioramento programmato: durata breve e non specificata;
  • Obsolescenza programmata: basta premere un pulsante per avere una nuova versione di qualcosa;
  • Consumismo esacerbato: conseguenza diretta dei punti di cui sopra;
  • Sfruttamento ambientale: il consumismo e l’inquinamento ambientale causato dai gas nocivi, dai rifiuti elettronici e dai prodotti chimici riversati nelle acque e nel suolo.
  • Società ammalata: a causa dello stress, dell’utilizzo di pesticidi, della manipolazione chimica e genetica degli alimenti, dei farmaci psicotropi e, tra le altre cose, dell’espressione “il tempo è denaro”.

Per garantire gli elementi sopracitati, il sistema ha anche bisogno di mantenere l’Economia definendo la Politica, e non al contrario come sarebbe più logico. In questa prospettiva, diventano necessari:

  • “De-costituzionalizzazione”: alterare la Costituzione deregolamentando il più possibile le sue Leggi, ivi compresa l’Indipendenza tra i Poteri.
  • “De-democratizzazione”: il sistema non è compatibile con la democrazia, la quale interferisce direttamente con la questione individuata nel punto precedente; la popolazione deve seguire i dettami del modello economico, la questione sociale viene trascurata.
  • “Ecocidio”: deregolamentazione delle leggi sulla protezione ambientale, perseguendo la totale libertà d’azione nel depredare l’ambiente e le comunità autoctone;
  • Tutti i beni sono di consumo: mercificazione di beni pubblici, pioggia, falde acquifere, laghi, fiumi, spiagge, attività ricreative in spazi pubblici. Tutto finisce per avere un prezzo, perfino l’aria, come mostrato nel film di Mel Brooks “Balle spaziali”, finisce per essere venduta in lattina diventando una “commodity”.

Per questi e altri motivi, la frase di Tomasi di Lampedusa calza a pennello nel definire i “cambiamenti” all’interno del sistema capitalista, che oggi si può definire “finanziario” ed è in probabile trasformazione verso il “capitalismo della sorveglianza”. Tuttavia, continua ad essere Capitalismo ed è per questo che si fa necessario discutere sui cambiamenti necessari affinché nulla rimanga così com’è.

Considerando i nove punti di cui sopra, si può concludere che il modello di produzione capitalista è quello che detta le regole oggi, che influenza il comportamento sociale e che, seguendo i suoi principi, indica e vende il meglio: le partite di calcio in un orario che non ostacoli la vendita della pubblicità (come avvenne durante Messico 1986, le cui partite furono programmate a partire dalle 12:00. Quando Maradona protestò, la FIFA lo mise a tacere); la margarina al posto del burro; l’olio di soia anziché l’olio di oliva; la vitamina C; le monocolture a scapito della produzione diversificata degli alimenti e molti altri esempi che hanno effetti diretti sui nostri comportamenti.

Inoltre, il modello di produzione capitalista interviene direttamente anche nel modello di produzione della conoscenza. Influenza direttamente i programmi di studio e l’accesso alla scuola e all’università, spingendo, oltretutto, verso la fine dell’istruzione pubblica a tutti i livelli.

In sintesi, è possibile affermare che il modello della Tripla Elica (università, industria e governo) stabilisca direttamente come pensare e cosa imparare, così da continuare ad alimentare l’attuale modello di produzione capitalista.

Questo modello è stato messo in discussione da scienziati e ricercatori, specialmente da quelli legati alle università pubbliche e alle istituzioni di ricerca. Oggi si iniziano a comprendere i loro studi e le loro ricerche, realizzati a partire da una visione del mondo più ampia, con un approccio integrato, interdisciplinare e non frammentato. Alcune università hanno già fatto progressi, come la UFERJ (Università Federale dello Stato di Rio de Janeiro), che ha creato il Nucleo Interdisciplinare per lo Sviluppo Sociale, all’interno del quale gli studenti delle cosiddette Scienze Esatte iniziano a svolgere alcuni progetti con uno sguardo verso le Scienze non Esatte (battuta ironica del Prof. Dr. Renato Dagnino, della UNICAMP – Università Statale di Campinas). Una serie di Università Pubbliche, come la Santa Maria-RS, le università del Paraná, del Pará e di altri stati, cominciano a lavorare e discutere internamente sui loro programmi di studio e sui loro modelli di produzione della conoscenza. Quest’anno, l’Università di Campinas ha attivato una serie di Seminari, ai quali ho avuto il piacere di partecipare e che è possibile trovare su Internet, dal titolo “Come Implementare la Tecnoscienza Solidale all’interno della Politica di Innovazione dell’UNICAMP”.

Un nuovo modello di produzione della conoscenza, che possa sortire degli effetti sul modello di produzione di beni e attrezzature, che presti la dovuta attenzione all’ambiente e che coinvolga la società civile può, difatti, salvare il nostro futuro. Un modello in cui la Tripla Elica diventi Quintupla, in cui ci sia una sinergia tra società, ambiente, università, industria e governo. In questo modo, forse, potremo vivere in un mondo in cui ci potremo preoccupare di come spendere il denaro nel nostro tempo libero. Nel 1930 Keynes fornì la sua visione del mondo e immaginò come sarebbe diventato nei successivi 100 anni (2030). Dato che già abbiamo perso circa 85 anni, mettiamoci al lavoro il prima possibile.

Un abbraccio

Sérgio Mesquita

“Trasformare in qualcosa di imperdonabile ciò che oggi è accettabile”

Délcio Teobaldo

Traduzione dal portoghese di Alessio Roldo. Revisione di Cristiana Gotsis.