I leaders mondiali al G20 a Roma hanno parlato di cambiamenti climatici e di contributi allo sviluppo sostenibile e ai paesi poveri, senza però fare alcun accenno alle spese militari. Alla COP26 di Glasgow riparleranno di riduzione delle emissioni di gas serra e per questo si fanno appelli, ma quanto viene considerato l’impatto ambientale del complesso militare industriale?

Il Movimento Internazionale della Riconciliazione, in nome della nonviolenza agli esseri umani e alla natura, raccomanda di aggiungere alle richieste ambientaliste la riduzione delle spese militari e l’abolizione degli armamenti di distruzione totale, nocivi per l’ambiente dalla produzione al loro utilizzo. Come si è detto nelle iniziative del 30 ottobre del MIR per la “Giornata  globale d’azione per il clima” indetta dall’IFOR (International Fellowship of Reconciliation):  “Il Sistema militare provoca disastri ambientali“. Questo fa parte del progetto ecopacifista contenuto nel libro del MIR “La colomba e il ramoscello”, Edizioni Gruppo Abele. https://www.facebook.com/MIR.Italia/posts/10158815151031173/

La Rete Italiana Pace e Disarmo, l’IFOR e decine di organizzazioni internazionali sostengono la petizione lanciata dal Conflict and Environment Observatory, affinchè “I Governi si impegnino nella COP26 a tagli significativi delle emissioni inquinanti militari”.

https://retepacedisarmo.org/2021/i-governi-si-impegnino-nella-cop26-a-tagli-significativi-delle-emissioni-inquinanti-militari/