Prosegue il “Presidio 9 agosto salviamo il Fiume Chiese”, avviato appunto lunedì 9 agosto 2021 a fianco dell’ingresso principale della Prefettura di Brescia. Un presidio h24, giorno e notte, partecipato da tante tante tante persone dei vari territori bresciani in difesa del Fiume Chiese.

Il presidio è organizzato dalla Federazione delle associazioni del Chiese, dal Tavolo Provinciale Basta Veleni, dal Comitato referendario Acqua Pubblica, dal Comitato mamme del Chiese, dal Comitato Ambiente Territorio Basso Garda.

In questi otto giorni tra gli altri hanno portato la loro solidarietà in particolare i Sindaci di Gavardo, di Montichiari, di Muscoline, di Ghedi, di Prevalle, il Consigliere Provinciale Sarnico nonché Sindaco di Ospitaletto, il Consigliere Provinciale Ferrari, la Consigliera Provinciale nonché Sindaca di Bagnolo Mella Cristina Almici, il Parroco di Fiumicello-Brescia Don Fabio Corazzina e il Parroco di Casalmoro.

Il presidio è dichiarato a oltranza. Per il momento ha l’autorizzazione a rimanere in forma permanente dalle ore 8 alle 22 e poi in forma non scritta e cosiddetta “sparsa” tutta la notte.

La nomina del Commissario per risolvere il problema della depurazione in sponda bresciana del Lago di Garda, con decreto n. 92 del 23 giugno 2021 che ha conferito l’incarico di risolvere in tempi brevi il problema, costituisce un atto antidemocratico gravissimo e autoritario in sfregio alle Istituzioni comunali e provinciali, ha ignorato la realtà delle possibili concrete e varie soluzioni, dimostrate anche con uno studio preliminare inviato direttamente al Ministro Cingolani e alla Cabina di regia ben due volte.

La nomina del Commissario è stata indotta da personalità pubbliche in palese conflitto d’interesse, come il Ministro Gelmini, il Presidente di Ats Garda ambiente Dal Cero e il Sindaco di Lonato Tardani; ascoltati dal governo hanno cancellato con un colpo di spugna il complesso e costruttivo annoso lavoro di confronto e di mediazione fra Istituzioni pubbliche comunali e provinciali e associazioni locali di volontariato molto organizzate e competenti in difesa dell’ambiente, che da anni stanno lavorando sul caso con serietà e encomiabile senso civico.

La nomina del Commissario ha generato un gravissimo e profondo strappo istituzionale, dato che:

  • le decisioni in materia di collettamento del Garda spettano alla Provincia in forza della Costituzione italiana ai sensi dell’art. 118 e disposizioni attuative, mentre di fatto il Decreto di nomina del Commissario esclude la Provincia da ogni scelta;
  • in base all’art. 120 della Costituzione il governo può sostituirsi agli enti locali solo in casi estremi o di grave pericolo per la sicurezza pubblica, presupposti assolutamente inesistenti in questa vicenda;
  • la Repubblica italiana, in tutte le sue articolazioni, sancisce il principio di leale collaborazione fra tutti i livelli istituzionali.

In questo scenario molto preoccupante il Tavolo Basta Veleni ha inoltre notato anche un’insolita fretta nell’accelerare l’iter di approvazione del Decreto di nomina del Commissario: il governo ha infatti abrogato il decreto n. 92 del 23 giugno 2021 inglobandolo nel precedente decreto n. 80 del 9 giugno 2021 per “misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l’efficienza della giustizia”, già convertito in legge.

I comitati bresciani ritengono gravissimo che il Commissario:

  • non abbia tenuto conto del principio sancito democraticamente dal Consiglio Provinciale bresciano con la cosiddetta “Mozione Sarnico”, che recita: “i depuratori consortili vanno realizzati nei territori dei Comuni afferenti”;
  • non abbia rispettato l’Amministrazione Provinciale bresciana, decidendo di comunicare la propria decisione al Ministro Cingolani senza nemmeno attendere che i rappresentanti provinciali lo incontrassero, come richiesto;
  • abbia basato la propria scelta su un presupposto assolutamente falso: infatti al punto 1 del suo comunicato stampa viene paventato l’imminente collassamento della condotta sublacuale. Evidentemente il Commissario non ha letto la relazione che Acque Bresciane srl il 16 giugno 2021 ha consegnato all’Ufficio d’ambito di Brescia, sullo stato delle condotte sublacuali Toscolano Maderno-Torri del Benaco, redatta al termine della manutenzione in alto fondale svoltasi da marzo 2021. Dalla relazione emerge la sostanziale immobilità del numero e della gravità delle bioconcrezioni rispetto alle ispezioni del 2020. Si dice anche che “lo stato delle condotte è ottimale” e con le manutenzioni in atto “il termine è estensibile a 50 anni”, dunque al 2035.

Come stanno riportando le associazioni ambientaliste bresciane, il bacino del Chiese non può essere corpo ricettore dei reflui fognari gardesani. Non si può non tenere conto che il bacino idrografico del Lago di Garda e quello del Chiese sono due corpi idrici per natura autonomi uno dall’altro; dunque l’uno e l’altro devono essere capaci di gestire autonomamente la depurazione dei propri reflui fognari, ovvero le opere cd. primarie.

Invece il dibattito popolare sulla ristrutturazione e sull’adeguamento della depurazione dei reflui gardesani paradossalmente finora si è svolto nei territori del bacino del Chiese, ovvero al di fuori del bacino idrografico del Garda, perché le pubbliche amministrazioni di questo lago, che rappresenta il 10% del PIL nazionale, finora hanno evitato questa loro responsabilità.

Il Presidio Permanente chiede formalmente che tutti gli Enti e le Istituzioni competenti si adoperino per:

  • arrestare immediatamente questa deriva autoritaria e antidemocratica, facendo rispettare la dignità di ogni livello istituzionale;
  • far rispettare il principio sancito dalla Mozione Sarnico, imponendo alle comunità del Lago di Garda di risolvere il problema della ristrutturazione, dell’adeguamento e dello scarico della depurazione dei reflui fognari all’interno dello stesso bacino idrografico gardesano, com’è logico e giusto che sia;
  • garantire la salvaguardia del bacino idrografico del Chiese lungo tutta la sua asta, in quanto del tutto estraneo al bacino idrografico del Garda.