L’associazione Naga di Milano non risponderà alla richiesta di aiuto del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) Corelli

In questo post Naga, storica associazione di volontariato nella quale ha operato a lungo anche Enzo Jannacci, spiega i motivi per i quali rifiuta la richiesta di aiuto, lanciata dai gestori del Corelli, finalizzata a far sì che medici volontari effettuino visite specialistiche alle persone migranti detenute nel CPR Corelli di Milano.

Il sistema di privazione di libertà ai fini di rimpatrio sembra sempre più al collasso, in particolare per quanto riguarda la sanità.

Il livello del rischio penale al quale sono esposti i medici che operano nei CPR sembra notevole: secondo notizie recenti gli unici due indagati per omicidio colposo, nella tragica vicenda che vede coinvolto Moussa Balde, sono i medici; è prevedibile quindi un’ulteriore emorragia di medici dipendenti dai CPR.

Lecito chiedersi in assenza o quasi di controlli: la correttezza delle procedure mediche è rispettata? Ci sono decisioni delle Prefetture o dei Gestori che interferiscono con il normale e corretto svolgimento dell’assistenza medica e della professione?

Ufficialmente non ci risultano denunce da parte di medici dipendenti dei CPR, o dei Gestori: sono forse oggetto di pressioni? La Magistratura ha archiviato i fascicoli? Non è mai troppo tardi, anche perché in assenza di denuncia, in caso di problemi, non resta che la responsabilità penale.

Ad esempio, al CPR di Torino di cui abbiamo i dati, nel 2018 le ore di presenza dei medici è stata di 144 ore settimanali, nel 2019 di 42 ore settimanali con una media stimabile di 85-90 persone trattenute.

La privazione della libertà per migranti dovrebbe essere – secondo normativa – richiesta, convalidata e prorogata a fini dell’espulsione della persona verso il proprio Paese di origine, o altro Paese scelto (dalla persona da espellere) a patto che siano disposti ad accoglierla, eppure la metà delle persone detenute nei CPR non viene rimpatriata, parliamo di migliaia di persone all’anno: 2.000 circa solo l’anno scorso.

E’ un sistema al collasso, i gestori stessi non riescono a far quadrare i conti, e soprattutto non viene garantito un livello sanitario degno di uno stato di diritto con leggi specifiche, il che significa che la disgrazia è sempre dietro l’angolo e che il CPR con tutta probabilità ne risponderà penalmente.

Gepsa s.a. (Gestore del CPR di Torino) ha dichiarato di voler abbandonare il CPR di Torino a fine anno e le dichiarazioni di Versoprobo SCS (Gestore del CPR di Milano) ci danno la dimensione di come il sistema stia via via collassando.

Sarebbe di fatto ancor più autolesionista per lo Stato, ovvero lesionista per la collettività, quindi per noi, se invece di riconsiderare tutto il sistema si optasse per maggiori trasferimenti di bilancio creando ulteriori costi: è da anni che non si riescono a rimpatriare mediamente più del 50% circa delle persone.

C’è una cosa che colpisce in una dichiarazione pubblica di Versoprobo SCS: “La mancanza di un protocollo di intesa tra l’ ATS Città Metropolitana di Milano e la Prefettura di Milano fa si che gli ospiti del CPR possano accedere a visite specialistiche e presa in carico da parte del Sistema Sanitario Nazionale con i tempi previsti per i cittadini italiani, e quindi con lunghe liste di attesa. È chiaro che per persone che rimangono un tempo limitato (seppure per loro infinito) presso la struttura risulta quindi pressoché impossibile accedere a visite specialistiche attraverso il sistema sanitario nazionale“.

Lo si evince nel comunicato di Naga, ma chiunque si occupi di CPR lo sa e lo denuncia, la privazione di libertà ai fin di rimpatrio è un sistema che crea persone malate,  di fatto “restituisce” alla società migliaia di persone (inutilmente trattenute e non rimpatriate) di cui moltissime entrano in CPR sane ed escono malate – questo è un fatto incontrovertibilmente noto nonostante, come hanno dichiarato gli avv. Veglio e Vitale, le Prefetture “nascondano” le cartelle cliniche –  creando ulteriori costi per il Servizio Sanitario Nazionale che per legge deve garantire l’accesso alla cura di queste persone. Costi su costi.

Impossibile non chiedersi quindi se il problema sanitario dipenda da una vera e propria – insanabile viste le prerogative degli Uffici? –  incompetenza e incapacità di gestire un problema così delicato da parte delle Prefetture, oppure se le Aziende Sanitarie, visto come funzionano le cose all’interno dei CPR, ne stiano ben lontane, o entrambe le cose: sta di fatto che ci risulta che raramente le Aziende Sanitarie, nonostante sia previsto dal seppur definito carentissimo Regolamento CIE 2014, ottemperino alla sanità specialistica e alla valutazione medico-legale d’idoneità al trattenimento (ovvero la visita per capire se la persona è compatibile con la detenzione) nei CPR.

Sono ormai in molti a puntare il dito verso le Prefetture, anche i Gestori.

L’Ordine dei Medici di Torino ha fatto una scelta di segno opposto a quella di Naga, stipulando un accordo con Gepsa s.a. per coadiuvare, con medici volontari, i medici dipendenti del CPR. Questa decisione ha creato un dibattito interno all’ambiente medico torinese, è stata redatta una lettera aperta indirizzata all’Ordine nella quale si contesta questa decisione utilizzando sostanzialmente gli argomenti che leggiamo nel comunicato di Naga.

Non possiamo non rilevare che Gepsa s.a. è una multinazionale leader europea nel campo degli “ambienti sensibili” (per dirla chiara: carceri private) che opera in uno Stato con un Servizio Sanitario Nazionale, non certo, per usare un paradosso, il capo di un villaggio sperduto in un paese povero, disperato per la salute dei propri concittadini.

Sembra che tutti, Garanti a parte, o quasi, perfino coloro che sono titolari di prerogative ispettive, stiano ben lontani dal sistema dei CPR, con l’effetto che – abbandonato a se stesso – sia diventata “terra selvaggia”, inevitabilmente soggetta – in uno stato di diritto – all’implosione.

E’ palesemente un sistema costoso, inefficiente, ma soprattutto un sistema che non rispetta due fondamentali diritti dell’uomo: la libertà e la salute.

Una Legge “malata” la 40/1998 (Turco-Napolitano) che genera inevitabilmente un sistema “malato” da cui tutti sembrano voler stare ben lontani, sistema che provoca malati e morti e che, forse, “infetta” tutti coloro che ne hanno direttamente a che fare: ecco perché, almeno così ci è parso, la scelta di Naga.