In pochi giorni già due dichiarazioni degli uffici istituzionali che operano nel CPR non trovano riscontri

La prima riguarda le dichiarazioni sull’assenza di trattenuti positivi al Coronavirus, documentata in questo articolo.

La seconda riguarda un articolo pubblicato da La Stampa che riporta alcune dichiarazioni.

In questa intervista all’Avv. Veglio di ASGI venne posta una domanda precisa al riguardo:

Nel gennaio 2020 un dirigente della ufficio stranieri della Questura di Torino ha dichiarato a La Stampa che il 90% circa delle persone presenti all’interno del CPR di Torino erano persone con precedenti per reati gravi. Un capitolo nel suo libro s’intitola “Per chi crede alla Questura”.

Il CPR è un luogo in cui il concetto di asimmetria informativa raggiunge i massimi livelli. A differenza del carcere, pur essendone una riproduzione in misura minima, è completamente avvolto nel mistero: non produce numeri, non produce conoscenza (dei fenomeni ad esso legati n.d.r.), informazioni; al contrario impone una cappa di silenzio, che inevitabilmente stimola sospetti e dubbi. Non solo circolano dati frammentari, parziali e contraddittori, ma nessuno – nemmeno a livello istituzionale – sa, ad esempio, quanto costi il sistema del CPR.

E’ per questo che molte delle affermazioni rilasciate da rappresentanti della pubblica amministrazione sul CPR richiedono un atto di fede, in assenza di una letteratura statistica che consenta di testarne l’attendibilità. La dichiarazione a cui faceva riferimento sulla presenza di stranieri con precedenti penali per reati molto gravi non è fondata su alcuna base statistica pubblicamente disponibile.

Ora però abbiamo i dati: nel corso di tutto il 2020 sono state trattenute al CPR di Torino complessivamente 791 persone, di cui 152 provenienti da istituti di pena: percentuale pari al 19,2%, ci sono inoltre 45 arrestati: cosa che di per sé non determina un precedente penale semplicemente perché i funzionari dell’ufficio stranieri hanno prerogative completamente diverse dalla Magistratura Giudicante.

Su questi 791 trattenuti 101 erano richiedenti asilo, ovvero persone che a fronte di una richiesta di protezione all’Italia, si sono viste privare della libertà.

C’è un altro dato tutt’altro che irrilevante: sono 461 le persone rimpatriate, ovvero il 58,3%, poco più della metà. In pratica risulta di tutta evidenza che il trattenimento non è ai fini di rimpatrio ma ai fini di presunta possibilità di rimpatrio, ovvero circa la metà delle persone trattenute in CPR viene privata inutilmente della libertà e questo avviene non certo a spese di chi chiede, convalida e proroga il trattenimento, ma a spese della cittadinanza.

Un sistema certamente molto costoso, al punto che non viene detto e non si riesce a sapere quanto costi effettivamente, con criteri di efficienza pari a poco più del 50%. percentuale che tra l’altro rispetto agli altri anni è nel 2020 particolarmente positiva grazie agli accordi (2 voli charter la settimana) con la Tunisia e ai sistemi di gestione dell’immigrazione tunisina che abbiamo documentato in questo articolo.

In parole povere la “questione tunisina” ha contribuito, nel 2020, al rialzo della percentuale di rimpatriati.

Risulterebbe però che da gennaio ad aprile 2021 i dati di rimpatrio sarebbero precipitati a circa il 15% con un totale di rimpatriati che risulterebbe intorno alla quarantina.

C’è un altro dato che alla luce dei fatti riteniamo rilevante nelle dichiarazioni rilasciate a La Stampa nell’articolo sopra citato: è di sabato scorso l’impedimento da parte delle autorità alla consegna di telefonini donati dai cittadini ai trattenuti nel CPR.

Ciò è avvenuto nonostante sussista un’ordinanza del Tribunale di Milano che nella sostanza afferma la liceità dell’utilizzo del telefonino di proprietà, revocabile solo per motivi di ordine pubblico; l’ordinanza è diretta alla Prefettura, Questura e CPR Corelli di Milano, ma ha motivazioni indiscutibilmente giurisprudenziali, che a Torino non vengono pervicacemente prese in considerazione.

Se viene ritenuto che dei vecchi telefonini donati possano contenere eventuali pericolosi sistemi di qualche tipo, vengano semplicemente restituiti i telefonini di proprietà requisiti alle persone possibilmente senza danneggiarli, visto che poi i danni non li paga certo lo Stato o i funzionari stessi.

Così i trattenuti potranno comunicare con le famiglie d’origine con i moderni sistemi gratuiti, invece che con schede la cui durata in regime di chiamata internazionale è di qualche decina di secondi; inoltre potranno essere raggiunti telefonicamente dai propri avvocati.

Tornando alle dichiarazioni rilasciate al quotidiano torinese: da gennaio 2020 ad oggi le persone che a vario titolo hanno partecipato alla rivolta sono inevitabilmente fuori da quel CPR: o perché rimpatriati o perché dimessi per decorrenza dei termini;  dato ancora più importante: già da molto tempo prima del 2020 ai telefonini dei trattenuti al CPR di Torino veniva spaccato il sistema ottico per impedire riprese video o foto, sistema tutt’ora applicato in altri CPR come esplicitato in questo rapporto dal Garante Nazionale.

Quindi è stato dichiarato dalle Autorità a un organo di informazione che telefonini con il dispositivo ottico reso inservibile avrebbero trasmesso immagini dei danni.

Ma c’è un altro aspetto rilevantissimo: che proprio da quel periodo, in concomitanza di quella dichiarazione, in cui sono stati definitivamente requisiti i telefonini di proprietà, è passato poco meno di un anno e mezzo e:

  • o i problemi di ordine pubblico hanno continuato a permanere per oltre un anno e mezzo, ma allora chi è deputato a mantenerlo sarebbe opportuno spiegasse i motivi per i quali non sta riuscendo a risolverli
  • o è una misura preventiva, cosa ancora più inquietante: per usare un paradosso basta immaginare se fossimo tutti agli arresti domiciliari o in carcere per prevenire eventuali crimini

Insomma si tratta di una misura restrittiva applicata a seguito di una rivolta avvenuta ben più di un anno fa, misura tra l’altro che risulta immotivata dall’impossibilità dei telefonini di captare immagini e che quindi sembra avere tutte le caratteristiche di una ritorsione.

Questa misura è stata estesa a tutti i trattenuti che hanno transitato da allora fino ad oggi in CPR e che nulla hanno a che fare con quella rivolta.