Domenica 17 Gennaio, San Salvador de Jujuy, Argentina.

All”alba mi sveglio in un centro assediato a Jujuy, una piazza che ispirava paura, un’operazione di sicurezza chiamata “prevenzione” durante la “mobilitazione dei settori sociali, operazione anniversario”.
Ma niente di tutto questo ha fermato gli amici di Milagro che stanno ancora aspettando la sua libertà.
Hanno marciato con speranza ed emozione con la gioia di stare insieme e la tristezza di sapere che Milagro resta ai domiciliari.

Il corteo si è fermato davanti alla casa del governo e Raúl

Noro, il suo compagno di una vita, ha preso il megafono per trasmettere i saluti di Milagro: “Vi porto i suoi saluti, è molto orgogliosa e commossa nel vedere i compagni presenti dopo 5 anni di detenzione”.
“Credevano di aver seppellito la Tupac, ma in ogni atto che compiono si seppelliscono da soli, nella pattumiera della storia”.
Raúl definisce i membri della Tupac come la terra,  la terra fertile, che si nutre di amore e si muove con spirito di solidarietà.
Sottolinea che località come Humahuaca, Libertador, Perico, Calilegua, San Pedro non hanno potuto partecipare ma hanno fatto “ollas populares” sulle loro strade, per manifestare anche loro per la libertà di tutti i pribgionieri politici della Tupac Amaru.

Alla fine delle sue parole, i presenti sono stati invitati a disperdersi, e ognuno è tornato alle proprie case e tutto è stato fatto con grande calma.

Noi siamo terra, ma Milagro è il seme che ha dato valore agli umili, che valore non avevano.

Maria Fernanda Casariego