Continua il monitoraggio di Antigone su quanto sta avvenendo nelle carceri italiane durante la seconda ondata. Purtroppo il numero dei contagi, nelle ultime settimane, ha continuato a crescere e si sono verificati, anche tra i detenuti, alcuni decessi.

Il dato della popolazione detenuta resta invece tendenzialmente stabile. Attualmente ci sono oltre 53.000 detenuti per una disponibilità di posti che si aggira sulle 47.000 unità. Un dato, quest’ultimo, che potrebbe però essere anche inferiore. In molte carceri si sono infatti create delle sezioni Covid – e questo ha portato a spostamenti interni, con detenuti portati in altre sezioni, con conseguenze anche sul sovraffollamento.

Occorre fare spazio. Per questo, insieme a tante organizzazioni della società civile, abbiamo scritto al Governo e al Parlamento, proponendo una serie di misure urgenti per ridurre i numeri della popolazione detenuta, puntando in primo luogo sulle alternative alla detenzione.

Sta entrando nel vivo, inoltre, la discussione sul Recovery Fund. Una parte di questi fondi europei verrà probabilmente spesa anche sul terreno penitenizario. Proprio su questo tema abbiamo lanciato una nostra campagna: non nuovi penitenziari ma un nuovo sistema penitenziario.

Di questo e altro parliamo nella nostra newsletter.

Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone

Il prossimo numero di «Antigone», la rivista pubblicata dalla nostra associazione, sarà interamente dedicato alla pandemia nelle carceri del mondo e alle misure adottate dai vari paesi per contrastarla.

La pubblicazione, dal titolo “Have prisons learnt from Covid-19? How the world has reacted to the pandemic behind bars”, sarà liberamente disponibile sul sito di Antigone.

Il volume fornisce un’ampia panoramica sulla situazione mondiale e vuole costituire una testimonianza duratura di ciò che è successo in carcere nel 2020.

Per l’occasione abbiamo organizzato un webinar internazionale per la presentazione della rivista che si terrà giovedì 17 dicembre 2020, ore 15.00 – 17.00. L’accesso al webinar è limitato ed è fino ad esaurimento posti.
Per partecipare al webinar, che sarà interamente in lingua inglese, è necessario registrarsi a questo link.

Nei giorni successivi riceverai una mail di conferma per la partecipazione e l’eventuale link a Zoom.

LEGGI IL PROGRAMMA CON GLI INTERVENTI

Costruire sicurezza, non carceri. Le proposte di Antigone per il Recovery Fund
Dal Recovery Fund dovrebbero arrivare all’Italia oltre 200 miliardi di euro. Una parte andranno alla Giustizia e al sistema penitenziario. Stando ad alcune anticipazioni della stampa si parlerebbe di circa 600 milioni di euro che verrebbero utilizzati, in buona parte, per costruire nuove strutture detentive. A questa logica opponiamo le nostre ragioni e lo facciamo attraverso un documento che abbiamo inviato a Governo e parlamentari.

Questa legata ai fondi europei è un’occasione da non sprecare, per questo non ci si può affidare alla solita, vecchia, ricetta basata su piani di edilizia penitenziaria. Non è costruendo carceri che si innova un sistema che invece ha bisogno di modernizzazione, creatività e investimenti nel campo delle risorse umane. Ogni detenuto costa circa 130 euro al giorno. In confronto, le misure alternative costano meno di un decimo e hanno un ben più significativo impatto nella lotta alla recidiva e negli obiettivi di recupero sociale dei condannati. È su quelle che bisogna investire.

Bisogna investire nella ristrutturazione delle carceri esistenti. È questo il momento per cablare gli istituti, per potenziare le infrastrutture tecnologiche, per prevedere ipotesi aggiuntive di didattica a distanza, per assicurare la formazione professionale anche da remoto, per consentire ancor più incontri con il mondo del volontariato, per aumentare le possibilità di video-colloqui con familiari e persone care che si aggiungano ai colloqui visivi.

Bisogna investire di più nel capitale umano, assumendo più personale civile – direttori, educatori, mediatori, psicologi – ed equiparando il loro trattamento economico a quello di chi porta la divisa, fermo restando che anche per questi ultimi è importante prevedere una gratificazione economica.

Usiamo i fondi del Recovery Fund per un nuovo sistema penitenziario e non per nuovi penitenziari.

LEGGI IL NOSTRO DOCUMENTO