Liberi, dopo 108 giorni, i diciotto pescatori siciliani sequestrati dalle milizie libiche.

Il Mediterraneo è un po’ più in pace, in questo Natale, dopo la liberazione dei 18 pescatori siciliani sequestrati dalla Libia per 108 giorni. I pescherecci lasciano in queste ore Bengasi alle loro spalle, attesi per domenica prossima nel porto di Mazara del Vallo. “Ci hanno tenuti in gabbia, sottoterra. Siamo stati trattati da terroristi” fa sapere uno dei comandanti, mentre son tante le miglia del ritorno. Certamente questi uomini ne avranno da raccontare. L’accusa mossa loro – e che aveva dato l’avvio al sequestro – era di aver violato le acque territoriali libiche; ma le milizie di Haftar avevano rincarato la dose diffondendo la notizia di aver trovato droga sui pescherecci. Dal sito di news libico Libyan Address Journal, l’alto funzionario delle milizie di Haftar aveva dichiarato che notoriamente i libici trattano i prigionieri con tutto il rispetto per i diritti umani, dando rassicurazioni sul loro buon stato di salute. Sempre il sito di Libyan Adress Journal aveva reso noto, tra l’altro, che Khalifa Haftar avrebbe voluto barattare la liberazione dei 18 pescatori con la scarcerazione di quattro scafisti libici detenuti in Italia per scontare la condanna a 30 anni di carcere in seguito alla morte di 49 migranti stipati nella stiva del barcone, che viene ricordata come ‘la strage di ferragosto’.

È indiscutibile che lo Stato italiano si sia impegnato molto per questo risultato. Verosimilmente affiancato dalla Francia che, fresca fresca della polemica per la sconcertante consegna della Legion d’onore al presidente egiziano al-Sisi e della protesta ufficiale dei celebri insigniti italiani che hanno riconsegnato la loro medaglia, è stata determinante nel peso della trattativa diplomatica. Il magnifico risultato al momento offusca le polemiche sulla visita di Conte e di Di Maio al generale Haftar, per il mortificante implicito disconoscimento di Al-Sarraj come capo politico che la visita porta in sé. Gli osservatori sottolineano che con il sequestro dei pescatori siciliani Khalifa Haftar abbia certamente riaffermato la sua centralità su un piano internazionale: soltanto pochi mesi fa il 76enne capo, dal 2014, del governo parallelo della Cirenaica era stato dato per finito in seguito al tracollo militare e politico, dopo gli aiuti decisivi della Turchia al governo di accordo nazionale di Al-Sarraj.

Se i rilievi e le polemiche per le modalità della trattativa non scalfiscono minimamente l’entusiasmo per la riuscita dell’operazione, non è da escludere che porteranno ad una riflessione nei prossimi mesi, essendo peraltro ancora sconosciute le condizioni vere della trattativa.

E così Maria Cristina, moglie di uno dei pescatori, appena giunta a Roma per protestare sotto i Palazzi, è stata raggiunta dalla bella notizia. “Oggi è pura gioia!” ha detto commossa e visibilmente provata dalla penosa attesa durata tre mesi e mezzo. Nella sala consiliare di Mazara del Vallo, in Sicilia, comune in provincia di Trapani distante meno di 200 Km dalle coste tunisine, Santina non riesce a trattenere le lacrime per la felicità di riabbracciare il suo Vito, comandante del peschereccio Antartide, il cui ritorno attenderà nel porto festante. Il Natale quest’anno sono loro, i nostri pescatori, non solo per Mazara ma per tutta l’Italia.