Oggi, ancora una volta sotto la pioggia, un centinaio di persone hanno denunciato l’apertura del Cpr di via Corelli davanti a Palazzo Marino, dove si stava svolgendo il Consiglio Comunale milanese. Qualche giorno fa è avvenuta la prima rivolta, appena una settimana dopo l’apertura. Le informazioni sono state pochissime: si sa solo che tra 50 e 80 tunisini arrivati non prima di quest’estate in Sicilia hanno dato vita a una ribellione nel momento in cui si sono resi conto che li aspettava un volo di ritorno per la Tunisia.

L’avvocato Eugenio Losco ha spiegato molto bene come con ogni probabilità queste persone una volta sbarcate in Italia non sono state neppure informate su quali potevano essere i loro diritti, per esempio quello di fare richiesta di asilo. All’insaputa di tutto e di tutti, col diritto a una sola telefonata che hanno fatto verosimilmente a casa per tranquillizzare la famiglia, non hanno avuto la possibilità di rivolgersi a un’associazione come il NAGA, che sta cercando di entrare in contatto con loro per informarli sui loro diritti. Nulla. Silenzio. Cellulari sequestrati.

Così durante il presidio di oggi è stata letta e poi consegnata una lettera al Sindaco Sala, al presidente del Consiglio Comunale e ai consiglieri comunali, invitandoli a prendere una posizione seria e chiara. Non basta la tiepida richiesta di ridurre i giorni di permanenza. Quel luogo è una vergogna e va semplicemente chiuso.

La rete ha quindi terminato l’iniziativa spiegando come dai prossimi giorni si darà vita a una “volante antirazzista” formata da alcuni attivisti che ogni giorno presiederanno fisicamente il centro per cercare di capire cosa avviene là dentro e monitorare la situazione.

L’idea è quella di non permettere che cali il silenzio su quello che rischia di essere un vero e proprio buco nero, di diritti e di umanità. I partecipanti di oggi lo hanno sancito, ascoltando con attenzione le voci registrate di persone che nei CPR ci sono passate e applaudendo più volte le parole di denuncia degli intervenuti. A prestissimo quindi.