Il neo assessore all’ambiente della città di Taranto, Annalisa Adamo, ha fatto approvare in giunta la sua prima delibera: un’istituzione con l’obiettivo di porre la città dei due mari come avamposto di pace nel Mediterraneo

Era l’11 settembre. Un venerdì di piena estate alla latitudine 40°24′59″. Dall’altra parte del mondo si accendevano per la diciannovesima volta lumini nel ricordo delle duemilanovecentosettantasette vittime di guerre senza senso, ammesso che ci sia mai stata una guerra con un senso.

Quel giorno, casualità o data scelta volutamente che importa, si è celebrata l’istituzione di “Taranto Comune per la pace” con l’obiettivo di porre la città dei due mari come avamposto di pace nel Mediterraneo.

A spendersi per questo atto amministrativo dal percorso non privo di ostacoli e inciampi, Annalisa Adamo, fresca di nomina assessorile all’ambiente, alla legalità e alla qualità della vita nella giunta Melucci.

Nella città del siderurgico più grande d’Europa, la giovane amministratrice, seduta sulla sedia più incandescente di Palazzo di città, ha voluto che il suo primo atto in giunta comunale guardasse oltre le polveri, i fumi, i dolori: “La pace non è un obiettivo soltanto dei popoli, non è assenza di conflitto, ma uno stato individuale e collettivo prim’ancora che una scelta dei governi, – ha rimarcato l’assessore Adamo. – Ho solo tracciato una direzione non esclusivamente per l’amministrazione, ma anche per la comunità attorno alla quale costruire un percorso di sensibilizzazione e coesione della cittadinanza – con particolare riguardo alle giovani generazioni – al concetto di pace e a quelli ad essa correlati di accoglienza, sviluppo sostenibile, inclusione, rispetto dei diritti umani, di ogni etnia, religione e condizione sociale.

È stato, per me, un mettere in primo piano la vita!

Annalisa Adamo

La mia delibera è soprattutto un invito alla riflessione e a raccogliere dalla cittadinanza la spinta per azioni amministrative che vadano nel solco di un dialogo sinergico e partecipativo tra chi governa e chi è governato. Affinché questo dialogo sia proficuo, come ente pubblico dobbiamo andare a modificare l’approccio culturale dei tarantini, creando un’inversione di tendenza nei modelli comportamentali. Quanto più lavoriamo all’aspetto culturale, più le buone pratiche ecologiche e di rispetto delle persone e dei luoghi si incardinano nei costumi di tutti i giorni, nello stile di vita.

‘Taranto Comune per la pace’ spingerà a muoverci in più direzioni, attuando una serie di iniziative che accompagneranno ed esalteranno il percorso stesso, verso il raggiungimento di una rinnovata etica. Avverto un diffuso bisogno di pace, in tutte le sue declinazioni.

Vorrei che ‘Taranto Comune per la pace’ legasse a doppio filo il concetto di pace all’ecologia: che non è una novità, perché la Laudato si’ ha segnato già la rotta ed è diventata ispirazione per tutti, non solo per i credenti”.

Il progetto dell’avvocato Adamo prevede diverse linee guida che dovranno coniugarsi con la partecipazione di associazioni e singoli cittadini che lo riempiranno di ulteriori contenuti: “La relazione con l’ecologia non riguarda solo l’aspetto del territorio, – ha chiarito l’assessore all’ambiente – ma anche l’ecologia delle relazioni, in quanto gli anni vissuti con la questione ambientale così drammatica e l’assenza di prospettive lavorative alternative alle industrie inquinanti, hanno inciso profondamente nelle relazioni tra le persone e tra le persone e il territorio. È su questo che vogliamo lavorare”.

Inquinamento delle relazioni, quindi: che hanno risentito inevitabilmente del diffuso malessere sociale della città e di gran parte della sua provincia: “Dopo quello che ha vissuto Taranto in seguito alla crisi dell’industria e all’acuirsi della crisi economica a partire dal 2008 – spiega Annalisa Adamo -, puntare sull’ecologia soprattutto delle relazioni è, secondo me, un modo per ripartire, in un momento fondamentale nel quale l’impegno per la transizione, non solo ecologica ma anche economica, richiede un superamento di quelle conflittualità che per anni hanno logorato il territorio e i cittadini.

Le disuguaglianze possono essere abbattute solo attraverso la giustizia sociale e ambientale: proprio quest’anno, nella giornata dedicata alla lotta alla povertà, questo concetto è stato espresso dall’Organizzazione delle nazioni unite come strategia nell’azione dei governi”.

Taranto è stata considerata per anni – e in realtà c’è chi vorrebbe continuare a farlo – la città sacrificale del Paese, lì dove collocare quanto di più inquinante ci potesse essere. Una forma di disuguaglianza anche quella rispetto ad altri territori, con una collettività che vede i diritti fondamentali negati e diventa emblema di quella disuguaglianza che si nutre di ingiustizia sociale e ambientale.

Una delle prime azioni è di grande importanza per la città, ma estremamente simbolica nell’ottica del progetto: la piantumazione di mille ‘querce per la pace’, che verranno piantate prevalentemente negli istituti scolastici di proprietà comunale o nelle zone adiacenti quelli non comunali.

Lo sguardo ai giovani è una costante di molteplici spunti presenti nella delibera concepita da Annalisa Adamo: “Ho previsto che ci sia una rassegna sulla pace e sull’ambiente, che si chiamerà “Non ti scordar di me” (invito all’attenzione ma anche nome di un fiore), a legare idealmente la piantumazione dei fiori alla semina dei concetti di pace”.

In seguito alla delibera, il liceo musicale Paisiello si è già attivato affinché i ragazzi della classe di composizione diano un loro contributo realizzando delle musiche sul tema della pace: ciò significa che Taranto Comune per la pace ci porterà a parlare di altre culture, diverse dalla nostra, perché l’arte non ‘conosce’ barriere mentali”.

Non ci può essere pace senza giustizia e la proposta dell’assessore Adamo la pone in posizione di assoluto rilievo nel suo progetto: “La giustizia sociale è compresa – puntualizza l’Adamo – nella tutela ambientale: non si può pensare di tutelare l’ambiente se non si è spinti da un sentimento per la legalità e da una forte tensione per il ‘giusto’.

Prima ancora della conoscenza della regola, deve esserci un profondo sentimento per l’adesione alla regola. Far nascere prima questo sentimento, soprattutto nei giovani, significa diventare vincenti nell’attecchimento di quei valori che riguardano la giustizia sociale, l’abbattimento delle disuguaglianze, la promozione attiva dei concetti di uguaglianza. Che oggi non può più significare egualitarismo, bensì rispetto delle diversità, ossia accettarle, mantenendole. Questa è la nostra sfida.

La delibera può considerarsi la prima pietra rispetto alla ‘costruzione’ di una città plurale e inclusiva che incomincia lentamente a prepararsi ad ospitare i Giochi del Mediterraneo e che si troverà a relazionare con donne e uomini di 23 Paesi di quel bacino spesso teatro di drammi umani e guerre intestine: secondo il mio pensiero, era naturale che Taranto si ponesse come ‘Comune per la pace’, assumendo un ruolo da protagonista nella semina di germi di pace e pratiche virtuose di ecologia integrale. È importante fissare il modello di convivenza e di futuro che vogliamo perseguire e che la discussione non sia solo nei confini locali, ma sia condivisa da tutti i popoli che si affacciano sul nostro stesso mare”.