Il Comunicato di MSF (Medici senza Frontiere):  con l’inverno alle porte, nuove sfide umanitarie nei campi sfollati in Siria nord-occidentale

 

7 ottobre 2020 – La Siria nord-occidentale sta assistendo a un forte incremento dei casi di Covid-19, più che decuplicati nell’arco di un solo mese. Sono 523 le persone attualmente positive, su un totale di 1.225 casi, quasi il 21% sono operatori sanitari. Il 29 settembre sono stati registrati 93 nuovi casi, numero più alto raggiunto in un giorno da quando è stato individuato il primo contagio a inizio luglio. Considerando il numero limitato di test effettuati, il reale tasso di trasmissione e il numero effettivo di contagi sono probabilmente sottostimati.

L’aumento dei contagi da Covid-19 aggiunge un’ulteriore sfida ad una situazione già drammatica nell’area. Più di due milioni di persone, oltre la metà della popolazione, sono sfollate a causa del conflitto. La maggior parte di loro vive in campi sovraffollati con scarso accesso all’acqua e precarie condizioni igienico-sanitarie. Le misure di controllo, come il distanziamento fisico, il lavaggio delle mani e l’isolamento, sono difficili se non impossibili per la maggior parte dei residenti dei campi. Da aprile, i team di Medici Senza Frontiere (MSF) hanno distribuito più di 63.000 kit igienici, con prodotti come sapone e detergenti, a oltre 26.000 famiglie sfollate in diversi campi nel governatorato di Idlib e nella parte settentrionale di quello di Aleppo.

“Tra gli sfollati che vivono nei campi vengono registrati sempre più casi di Covid-19 e questo è preoccupante” afferma il dottor Ammar, responsabile medico di MSF in Siria nord-occidentale. “Stiamo cercando di aiutare gli abitanti dei campi a proteggersi dal virus, ma non possiamo cambiare la situazione generale e il fatto che vivono in un posto del genere. Dobbiamo adattarci costantemente per fornire soluzioni a queste persone che già vivono in condizioni incredibilmente difficili, che con l’inverno in arrivo non potranno che peggiorare”.

Mentre le persone sono in coda per ricevere i kit, i promotori per la salute di MSF conducono sessioni di sensibilizzazione sul virus, in particolare su come viene trasmesso e su come possono prevenirlo.

“Capire il Covid-19 e saperne di più è un grande passo avanti per evitare di contrarlo” spiega Osama, logista che supervisiona una delle campagne di distribuzione. “Durante queste distribuzioni mettiamo in atto diverse misure per evitare il formarsi di assembramenti tra le persone che vengono a ritirare i kit. A tutti viene chiesto di mantenere una distanza di sicurezza gli uni dagli altri, di lavarsi e igienizzare regolarmente le mani. Chiediamo ad ogni famiglia di inviare un solo componente al punto di distribuzione”.

Molte strutture sanitarie in Siria nord-occidentale stavano già lottando per soddisfare i bisogni medici delle persone prima della pandemia di Covid-19. Per supportarle, le équipe di MSF stanno anche lavorando in alcune strutture per trattare pazienti affetti da Covid-19 o altre patologie. In ogni ospedale che supporta, co-gestisce o gestisce nel governatorato di Idlib, MSF ha creato un sistema di triage per garantire una rapida individuazione dei casi sospetti di Covid-19, garantendo allo stesso tempo la continuità delle cure per i pazienti nei reparti.

“Qualche giorno fa una ragazza è venuta in uno degli ospedali in cui operiamo. Era ancora all’ingresso quando è stata individuata come un potenziale caso di Covid-19 ed è stata trasferita in un’altra struttura sanitaria dove è risultata positiva al virus” dice il dottor Halim Boubaker, coordinatore medico di MSF per la Siria nord-occidentale. “Uno dei principali problemi è che la maggior parte dei pazienti positivi al test trascorrono il periodo di isolamento a casa con le famiglie invece che in centri specializzati. Questo aumenta il rischio di creare nuovi cluster e certamente ha contribuito al recente aumento dei casi. Sono stati aperti diversi siti per l’isolamento e i pazienti che mostrano i sintomi da Covid-19 possono andare lì per essere testati e presi in carico. Se più persone venissero isolate in questi centri invece che nelle comunità, aiuterebbe a rallentare la percentuale dei contagi”.

In risposta alla pandemia sono stati allestiti 9 ospedali Covid-19, con 645 posti letto complessivi, e 14 centri per l’isolamento e il trattamento del virus con 550 letti, che forniscono cure di base a pazienti con sintomi lievi. “In questo momento, sono pochi i letti occupati nei centri di isolamento e negli ospedali, ma il numero di casi continua ad aumentare e questo rende la situazione particolarmente preoccupante” aggiunge il dottor Boubaker di MSF.

Per supportare ulteriormente la risposta al Covid-19 nella regione, MSF gestisce un centro di trattamento con 30 posti letto per pazienti con sintomi moderati e gravi, che può indirizzare pazienti critici all’ospedale nazionale Idlib. MSF ha recentemente costruito nella città di Salqin una struttura per l’isolamento da 31 posti letto, che sarà operativa dovesse esserci la necessità di fornire una maggiore capacità di isolamento ai pazienti con sintomi da lievi a moderati.

“Cerchiamo di lavorare su entrambi i fronti e di contribuire sia alla prevenzione sia al trattamento dei pazienti positivi al Covid-19. Continuiamo a fare del nostro meglio per mantenere anche i servizi regolari perché le persone ne hanno ancora bisogno, nonostante la pandemia. La Siria nord-occidentale era già una regione instabile e siamo abituati ad affrontare l’incertezza e le complicazioni per fornire supporto alle persone. Il Covid-19 ha aggiunto una sfida in più al nostro lavoro” conclude il dottor Boubaker, coordinatore medico di MSF.

“Il cessate il fuoco firmato nel marzo 2020 è molto fragile” dichiara Jean Pletinckx capo missione MSF in Siria. “Vediamo ogni giorno sempre più convogli militari provenienti da una parte o dall’altra, che attraversano il confine. Recentemente, molto vicino ai campi, ci sono stati anche dei bombardamenti. Presto avremo due grandi problemi da affrontare: l’arrivo dell’inverno, con condizioni molto dure in questa regione e persone che vivono da anni in tende ormai usurate, e il rischio molto alto di un’offensiva. Quindi dobbiamo prepararci per affrontare l’inverno e per fornire tutto il supporto medico possibile agli ospedali”.